Quest’anno a Tecno&food di Padova si parla delle denominazioni di origine dei caffè dell’America Latina e di quali opportunità possono offrire alla filiera per far crescere il consumo consapevole.
L’Italia è il primo Paese in Europa per numero di Dop e Igp: a fine aprile quelle registrate a Bruxelles erano ben 284, vini esclusi. La Denominazione di Origine Protetta è un simbolo di origine riconosciuto ai prodotti le cui caratteristiche sono tipiche dell’ambiente geografico in cui sono lavorati. Per questo, per ottenerlo tutte le fasi della produzione o della trasformazione devono avvenire in una precisa area geografica rispettando il disciplinare e la ricetta originale. Talvolta si pensa che siano procedure limitate ai Paesi europei, ma è previsto il riconoscimento anche per prodotti agricoli e alimentari di Paesi terzi extra Ue.
Provenienza sicura
La biodiversità mondiale concentra in America Latina le produzioni di eccellenza del caffè, alcune delle quali protette proprio con il sistema delle denominazioni d’origine. Ne sono un esempio le D.O. Caffè Machu Picchu Huadquiña del Perù e la D.O. Caffè Marcala dell’Honduras. La sicurezza della provenienza e della tracciabilità del prodotto è importante in un settore come quello del caffè, in cui la produzione e la lavorazione avvengono per lo più a distanze molto grandi tra loro, spesso in diversi continenti, ed è sempre più ricercata da torrefattori, baristi e consumatori finali. La denominazione d’origine, infatti, offre una tracciabilità che va dal produttore alla zona di origine con controlli da parte di un ente certificato locale e del ministero dell’Agricoltura del Paese di riferimento. Il torrefattore è certo di lavorare con caffè con una provenienza (spesso anche con una qualità) certificata. Un valore che diventa uno strumento in più di vendita in mano al barista nel momento in cui lo propone ai suoi clienti. Questa importante tematica sarà oggetto del workshop “I caffè Dop - a Denominazione di Origine Protetta - latino americani per il mercato italiano: il caffè Dop Marcala dell’Honduras”, in programma nel pomeriggio di lunedì 21 novembre nell’ambito di Tecno&Food 2016, organizzato da PadovaFiere insieme a Bargiornale e Bre Archimede, agenzia che da oltre vent’anni lavora in America Latina con progetti che mirano alla collaborazione socio-economica e alla valorizzazione dei prodotti e delle identità territoriali di qualità, ovvero le Dop e le Igp. «Al produttore sudamericano - afferma l’esperto Achille Bianchi - il riconoscimento di queste certificazioni dà vantaggi importanti; soprattutto gli viene riconosciuto un valore maggiore rispetto al costo del prodotto non a marchio».
La scala prezzi
Attualmente la DO Marcala ha valori che variano in base alla qualità del prodotto scelto. Un caffè normale, con un punteggio 80 sullo standard Scaa - Specialty coffee association of America -, con otto difetti secondari e nessuno primario, viene pagato in media 15 dollari per quintale certificato. I prezzi crescono se si desidera una maggiore selezione e ancor più quando si parla di microlotti, che in genere sono prodotti in lotti inferiori ai 20 quintali e con una qualità superiore a 87. Il workshop sarà anche un’occasione per fare il punto sulla nuova disciplina europea che regolamenta le Dop, le Igp e le Stg e prevede procedure di registrazione più veloci e semplificate. «Il principale obiettivo del nuovo regolamento è quello di garantire agli agricoltori e ai produttori un “giusto guadagno” per le qualità e le caratteristiche dei prodotti certificati, con la conseguente necessità di fornire informazioni corrette e complete affinché i consumatori possano compiere scelte di acquisto più consapevoli», conclude Achille Bianchi.