Cresce ogni anno l’asticella delle difficoltà legate alle competizioni di latte art e la bravura di tanti baristi in grado di realizzare decori belli, creativi sia da un punto di vista estetico sia tecnico. Ripensando alla gara che l’ha portata alla vittoria del campionato italiano di latte art del circuito Sca Italy lo scorso gennaio, Manuela Fensore si sofferma sul decoro che ha suscitato l’effetto “wow” e ottenuto il migliore punteggio da parte della giuria: il cavalluccio marino nella tazzina da espresso. «La difficoltà maggiore è stata disegnare l’occhio, fatto con un giro di lattiera - afferma -: si tratta una tecnica di lavorazione nuova, quella delle linee, introdotta nel 2017 dal campione mondiale Arnon Thitiprasert. Ha reso tutto più difficile, ma i tempi delle gare non si sono allungati, sono rimasti sempre quelli. La competizione di latte art è diventata una gara molto tecnica e di alto livello; al Sigep fino all’ultimo è stato difficile capire di chi sarebbe stata la vittoria: molti concorrenti erano a livelli molto alti».
In effetti, in questi due ultimi anni, la lattiera è diventata una sorta di “pennello” che oltre alle forme classiche quali rosette e tulip, traccia linee, delinea contorni, punteggia il disegno con gocce calibrate. «La rosetta è il mio grande punto di forza - prosegue Manuela -, mentre mentre la difficoltà è il non avere a disposizione il pennino e dovere lavorare con il latte calibrato. Bisogna considerare ogni elemento, ma soprattutto sapere cosa si ha in lattiera: la linea è la parte finale da fare in tazza e si realizza col rimanente della crema: se non si ha una padronanza pressoché totale del liquido e della forma, non si riesce a disegnare come si vorrebbe. La prima tazza è sempre più densa rispetto alla seconda, che è più complessa da gestire: in ogni momento bisogna poter contare su una crema molto elastica». Oltre a questo ha presentato un dragone e un tucano. Mentre parla, si mostra tranquilla: forse la lunga e tesa preparazione del mondiale 2018 e questa seconda vittoria l’hanno temprata, infondendole la sicurezza che non si sentiva dentro un’anno fa. Ha preso il via la preparazione della finale mondiale che si svolgerà dal 6 all’8 giugno a Berlino (Germania). Top secret l’articolazione della gara e i decori. I suoi riferimenti sono i due ultimi campioni mondiali. Di quello in carica, il malese Irvine Quek Siew Lhek, la colpiscono la naturalezza in tazza dei decori, ispirati al mondo animale.
Riconoscibilità immediata
Abbiamo incontrato a pochi mesi dalla sua vittoria il tailandese Arnon Thitiprasert che ci ha raccontato la sua ricerca di qualcosa di nuovo da realizzare con la lattiera e il grande impegno richiesto per la preparazione al mondiale che lo ha incoronato campione. «Ho cercato di fare qualcosa di unico in free pour, sfruttando il solo movimento della lattiera. Volevo andare oltre le classiche figure, puntando su immagini realistiche, in grado di stupire per bellezza, precisione e anche per l’immediata riconoscibilità. Talvolta davanti a una rosetta o un tulip la gente chiede cosa sia. Non così davanti al cigno. Mi sono impegnato per creare decori subito riconoscibili sia per forma sia perché nati dalla mia creatività e dalla mia tecnica. Sono partito da un gufo e una volpe, quindi il disegno si è evoluto in un coniglio ispirato a una favola thailandese. Praticando un allenamento leggero e prolungato sono riuscito, a marzo, a creare l’occhio del coniglio senza l’ausilio di strumenti. Quindi ho cominciato un allenamento più intenso per migliorare il mio punteggio tecnico: ogni notte per quattro ore. Ho sviluppato la figura del cervo e della volpe che cammina (quest’ultima in etching) e da metà maggio sono passato a cinque ore a notte fino alla finale mondiale di giugno».