«Egregio Signor Sindaco, Le chiediamo di rappresentarci in questa emergenza che in pochi giorni ha catapultato l'intero settore del commercio, dei bar, degli spettacoli e degli eventi culturali in un baratro, facendo tremare un sistema economico complesso e delicato». Con queste parole si apre l’appello al sindaco di Milano, Beppe Sala, lanciato dal mondo dei gestori dei locali, associazioni culturali e librerie della città, colpiti dalle restrizioni contenute nell’ordinanza del 23 febbraio della Regione Lombardia. Un appello nato in particolare su una delle misure comprese dall’ordinanza per contrastare la diffusione del contagio, ovvero la chiusura su tutto il territorio regionale di bar, locali notturni e qualsiasi altro esercizio di intrattenimento aperto al pubblico dalle ore 18.00 alle ore 6.00 fino al primo marzo, ora revocato, ma che per i suoi contenuti resta valido anche per le future decisioni che saranno prese per gestire l’emergenza. Un’iniziativa partita da Santeria 31, in coordinamento con altri locali, e che ha immediatamente raccolto, e continua a raccogliere, l’adesione di numerose altre realtà cittadine.
«Abbiamo voluto segnalare che l’emergenza Coronavirus non ha solo un carattere sanitario, ma anche socio-economico che rischia di avere gravissime ripercussioni sulla tenuta e la sopravvivenza di diverse realtà – spiega a bagiornale.it Andrea Pontiroli, titolare della Santeria -. Un problema che non riguarda una singola categoria di attività, quella dei pubblici esercizi, gli organizzatori di eventi o le associazioni culturali, ma che coinvolge anche tutta la lunghissima filiera legata a questi mondi, dai fornitori food & beverage alle agenzie di sicurezza, dalle agenzie creative ai driver a tutto l’indotto del turismo, come mostra anche l’elenco dei firmatari. Quindi abbiamo deciso di rivolgerci al sindaco di Milano, la figura che può rappresentare tutti gli operatori cittadini di questi settori davanti alle istituzioni statali».
Un appello insomma che parte da un intero tessuto socio-economico che di fronte all’emergenza e alle misure adottate per gestirla è stato lasciato solo. «Non contestiamo le misure che possono essere adottate per evitare la diffusione del contagio, delle quali si occupano persone che sicuramente hanno più competenze di noi in campo sanitario, ma chiediamo di affrontare il problema in un’ottica più ampia, guardando a tutti gli aspetti che certe decisioni comportano. Decretare la chiusura delle attività anche per una sola settimana significa di fatto paralizzare un’intera filiera che, mentre è impossibilitata a operare, deve fare comunque fronte a spese importanti, come il pagamento del personale, mutui e affitti, adempimenti fiscali. In tale condizioni, vista anche l’incertezza della situazione, molte realtà rischiano di non farcela – spiega Pontiroli -. Ecco perché chiediamo di accompagnare simili provvedimenti, se dovessero essere nuovamente necessari, con misure che prevedano, per esempio, ammortizzatori sociali e l’azzeramento degli adempimenti fiscali nell’immediato. È in gioco il futuro di un settore che ha molto contribuito a rendere Milano un’eccellenza a livello mondiale».
Ecco il testo completo dell’appello
Egregio Signor Sindaco,
Le chiediamo di rappresentarci in questa emergenza che in pochi giorni ha catapultato l’intero settore del commercio, dei bar, degli spettacoli e degli eventi culturali in un baratro, facendo tremare un sistema economico complesso e delicato. Non contestiamo le decisioni prese dalla Regione, non abbiamo le competenze per farlo, anche se non comprendiamo alcune esenzioni attuate, ma quello che chiediamo in maniera accorata è di considerare insieme all’urgenza sanitaria anche l’emergenza economica e sociale.
Il nostro settore, che ha contribuito a portare Milano a risplendere nel mondo, è messo in ginocchio dal divieto di operare, dalla paura insita nei nostri cittadini e dall’incertezza assoluta in cui siamo obbligati ad operare. La mancanza di liquidità non concede tempo ulteriore alle imprese. Le economie collegate agli eventi e alla somministrazione interessano diversi settori che costituiscono il tessuto cittadino, non hanno una rappresentanza unica ed è per questo che chiediamo a Lei di portare avanti un’istanza urgente con la massima solerzia.
Chiediamo di far presente al governo di attivare immediatamente ammortizzatori sociali e provvedimenti per azzerare gli adempimenti fiscali nell’immediato onde evitare un disastro in termini di fallimenti, posti di lavoro e riduzione del PIL cittadino oltre che regionale. Le chiediamo di far presente a Regione Lombardia e al Ministro della Salute l’importanza di stabilire regole chiare e ponderate per tutti gli operatori senza discriminazioni in un settore articolato come il nostro. Ci appelliamo a Lei, sig. Sindaco perché sappiamo quanto tenga alla sua/nostra città e perché crediamo possa rappresentarci tutti come cittadini, imprenditori e lavoratori senza interessi singoli di categoria alcuna.
Altre iniziative
Intanto, i locali milanesi si organizzano per mettere a punto nuove iniziative e servizi per fronteggiare la situazione. È il caso, per esempio, del Carico, risto cocktail bar, che ha implementato la sua offerta con un servizio di delivery per i drink. «Una scelta fatta anche tenendo conto di tutte le incertezze legate alla situazione – spiega Dom Carella, co-titolare del locale, tra i firmatari dell’appello -. Perché, pur senza il divieto di chiusura, il panico che si è creato porta la gente a non uscire di casa e a non frequentare i locali». Un problema questo che rischia di protrarsi nel tempo. «Siamo in stretto contatto con altri esercenti di cocktail bar di Milano per cercare di mettere in atto iniziative per superare anche questo problema – spiega -. Insieme stiamo studiando progetti ed eventi congiunti da mettere in campo per arrivare con messaggi forti ai consumatori e tranquillizzarli per superare questa eccessiva fobia che si è generata. L’obiettivo è, superata l’immediata emergenza, rafforzare la mixology experience, che gioca un ruolo di primissimo piano nell’immagine di città moderna e all’avanguardia che Milano si è conquistata nel mondo. Possiamo farlo lavorando tutti insieme e restando uniti, altrimenti è una bella fetta di città che rischia».