Gestori di locali e manager hanno affollato i primi corsi del nostro centro di formazione specializzato nel mondo del bar. Con idee e trucchi da applicare all’istante
Posti esauriti, aule affollate, allievi attenti a non perdersi nemmeno una parola: il ciclo autunnale dei corsi di Bar University, il centro di formazione di Bargiornale specializzato sull'universo dei bar, si è chiuso con successo. Abbiamo chiesto al direttore dei corsi, Oscar Cavallera, un bilancio a caldo di questa stagione d'esordio.
Offrire una formazione il più possibile pratica era l'obiettivo di partenza di Bar University. Lo ritiene raggiunto?
Il complimento più bello che ho ricevuto da un gestore, al termine di uno dei corsi che abbiamo fatto, è stato: “Finalmente una scuola dove si imparano cose che posso mettere in pratica già da domani nel mio locale”. Era quello che volevamo. Ci siamo posti fin dall'inizio l'obiettivo di far capire ai gestori di oggi che il mondo del bar è molto cambiato negli ultimi anni. E che per stare sul mercato guadagnandoci è necessario un approccio molto più professionale, direi imprenditoriale, rispetto a un tempo.
Quali sono le caratteristiche di fondo che hanno accomunato i vari corsi?
Qualunque fosse l'argomento trattato, dalle tecniche di vendita, agli standard di servizio, alla promozione, ci siamo sforzati di fornire una panoramica completa di quali sono le trasformazioni in atto e le problematiche che i bar devono affrontare per poi proporre una serie di suggerimenti su come migliorare e rendere più profittevole la propria attività. Abbiamo fatto ad esempio lo sforzo, parlando di marketing, di prendere le teorie di visual merchandising già applicate con successo dai supermercati e dai grandi negozi e di tradurle in termini applicabili in realtà diverse come i bar. Ogni concetto teorico è stato prontamente tradotto in esempi pratici di immediata applicazione.
Qual è il profilo di chi ha frequentato i corsi?
Abbiamo avuto gente giovane e motivata, desiderosa di migliorare la propria professinalità e attenta a cogliere ogni possibile spunto per migliorare. Accanto a baristi “evoluti” e a titolari o gestori di locali, abbiamo avuto una buona presenza anche di manager delle aziende del food&beverage. Questa mescolanza è stato, sorprendentemente, un ulteriore valore aggiunto che i nostri corsi hanno fornito. Il fatto di trovarsi fianco a fianco, in un contesto conviviale e senza che ci fossero interessi commerciali immediatamente in gioco, ha infatti permesso agli uomini d'azienda di conoscere più in profondità chi sono i loro interlocutori, cosa pensano, quali esigenze hanno e come si possono soddisfare al meglio.
Chi lavora nei locali, inoltre, ha potuto avere un ampio e ripetuto scambio di idee e di esperienze con i colleghi di altre città. Il fatto di non viversi reciprocamente come concorrenti ha facilitato una franchezza e disponibilità che di norma difficilmente si trovano. Senza contare che - in alcuni casi - i partecipanti ai corsi hanno potuto confrontarsi e “carpire i segreti” di alcuni dei più grandi professionisti del settore a livello mondiale, da Salvatore Calabrese a Francesco Lafranconi, a Peter Colin Field.
Cosa è piaciuto di più ai corsisti?
Oltre all'utilità pratica già ricordata, l'aver trovato un ambiente stimolante, in cui ciascun docente cercava il dialogo con chi era seduto sui banchi e si sforzava di stimolare lo scambio di esperienze e il confronto. La Bar University ha reso tutti i partecipanti dei veri protagonisti.