Bilancio positivo per il progetto “Disimballiamoci” del Chianti fiorentino, a favore di una gestione eco-efficiente degli imballaggi alimentari. Risparmi fino al 10% sulla Tarsu per i locali aderenti
Gli imballaggi sono un grande problema per un Paese come il nostro assillato dall'emergenza rifiuti, di cui costituiscono il 60% in volume e il 40% in peso. Senza contare l'impatto sull'ambiente che comportano la loro produzione e lo smaltimento. Non a caso negli ultimi anni è stato un fiorire di campagne di sensibilizzazione e di iniziative virtuose. Così la campagna “Disimballiamoci”, nata nel 2000, si concretizza, ormai da diversi anni, fuori dai supermercati, ipermercati e centri commerciali: qui i volontari di Legambiente cercano di sensibilizzare le catene di distribuzione e i cittadini sull'uso eccessivo delle confezioni, invitandoli a consegnare almeno un imballaggio inutile tra quelli acquistati. E ancora: Italgrob - Federazione Italiana Grossisti Distributori di Bevande è da anni impegnata nel progetto “Vetro indietro”, che ha portato alla stesura di una proposta di legge per la reintroduzione del sistema del vuoto a rendere. Risale invece al maggio 2009 la decisione dei comuni di Barberino Val d'Elsa, San Casciano Val di Pesa e Tavarnelle Val di Pesa, in provincia di Firenze, di dare il via al progetto “Disimballiamoci, negozio sostenibile del Chianti fiorentino” (a21chianti.it/disimballiamoci/index.htlm), così come previsto dal percorso dell'Agenda 21, documento di intenti sottoscritto dopo la Conferenza Onu su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro del 1992 per la promozione dello sviluppo sostenibile in ambito locale.
L'obiettivo non è annullare la produzione di rifiuti sul territorio, ma far crescere la sensibilità degli esercizi commerciali e dei cittadini per un uso oculato degli imballaggi, proponendo un modello di consumo più sostenibile. Accanto a negozi di generi alimentari e di elettrodomestici, sono stati coinvolti i pubblici esercizi: bar e ristoranti, che sommano una ventina circa di attività tra le oltre 40 che hanno aderito all'iniziativa e che proseguono con convinzione il loro cammino nel segno della sostenibilità. In realtà, alcuni già lo seguivano, come Maurizio Nencioni, titolare del Caffè Vittorio con la sorella Elena e Francesco Parri, che da tempo serve acqua depurata in brocca al posto di quella in plastica: mezzo litro costa 20 centesimi, il contributo per la manutenzione dei filtri. «Per noi l'impegno è stato minimo - afferma -. La campagna che ha accompagnato l'iniziativa ha reso i clienti più attenti e sensibili: alcuni hanno chiesto informazioni per la realizzazione di un impianto di depurazione a uso domestico». Anche Alessandro Morelli titolare con il fratello Simone del Bar Sport di Barberino Val d'Elsa, sottolinea il coinvolgimento degli avventori, soprattutto dei giovani. «Spesso, al posto del sacchetto in plastica (che dal 1° gennaio non può più essere commercializzato, ndr), ci viene chiesto espressamente quello in carta. E per soddisfare i più sensibili e sollecitare i distratti, nel locale ci sono due contenitori rispettivamente per i rifiuti in carta e in plastica. Abbiamo poi abbandonato l'utilizzo di piatti, bicchieri e posate “usa e getta” a vantaggio di quelli tradizionali in ceramica, vetro e metallo: a fronte di qualche lavaggio in più, si risparmia sugli acquisti». In tutto ciò è importante la collaborazione del Comune, che ha realizzato il materiale informativo che spiega al consumatore finale l'importanza dell'iniziativa e ha premiato l'impegno di chi vi ha aderito con una riduzione della Tarsu del 10%.
Un progetto che funziona
«I clienti apprezzano il nostro impegno nel rispetto dell'ambiente - afferma Irene Cantucci, titolare del Caffè Italia di Tavarnelle Val di Pesa -. Non abbiamo un depuratore e offriamo le bevande, dall'acqua alle bibite, in bottiglie di vetro: la loro gestione è più impegnativa della plastica e il costo è maggiore, ma penso sia un prezzo da pagare per essere buoni cittadini!». Anche al Caffè Italia, che ha da poco ricevuto il marchio di TripAdvisor grazie alle positive segnalazioni dei turisti che vi hanno transitato, non si usano più stoviglie in plastica e lo zucchero è servito in dosatori. I dati che ci fornisce Serena Losi, responsabile del Sistema di gestione ambientale del comune di Tavarnelle Val di Pesa (Fi) confermano il bilancio positivo del progetto. In quest'anno e mezzo il consumo di zucchero in bustine ha fatto registrare un -92%, bottiglie in plastica e lattine hanno segnato rispettivamente -68% e -14%. Inoltre è diminuito il consumo di piatti monoporzione, mentre risultano in crescita i prodotti locali, bio e l'utilizzo per il servizio di materiali durevoli come vetro, ceramica e porcellana. «I contatti per avviare iniziative parallele alla nostra sono numerosi - afferma -. Si tratta di operazioni impegnative, che richiedono un'opera intensa di preparazione e divulgazione, ma sono certa che a breve si avvieranno nuovi progetti». Frattanto, Disimballiamoci ha meritato il Premio Toscana eco-efficiente 2010 nella categoria “Buone pratiche nelle Pubbliche Amministrazioni”.