Accanto al portabandiera Baccano, l’azienda della cantante senese realizza altri due rossi Igt
Il suo vino preferito si chiama Baccano. Rimanda a suoni in libertà, e quindi alla musica, ma anche a Bacco, il dio romano legato al vino e all'ebbrezza (quella positiva, da non confondere con la volgare ubriachezza).
Lei è Gianna Nannini, nell'inedita veste di produttrice di vini. Siamo abituati a considerarla cantante di talento e trasgressione, ma basta ricordare che la sua terra è la Toscana (è senese) perché i conti tornino velocemente. «Sono cresciuta in campagna, i miei nonni facevano vino e io pestavo l'uva insieme ai figli dei contadini», racconta.
Così, quando è diventata produttrice, qualche tempo fa, ha realizzato un vino sul suo gusto e sulla sua personalità. «È come quando si fa un disco: bisogna avere la stessa sonorità. Poi la musica si esprime in applausi, il vino in gioia di vivere», dice.
Per farsi aiutare in questa impresa ha chiamato l'enologo Renzo Cotarella: insieme hanno lavorato sul sangiovese, un vitigno che per entrambi ha un potenziale unico. «Ma non dimentichiamo l'opera di Francesco, un contadino che cura la vigna come se fosse una gioielleria», precisa la popstar.
Baccano, che associa al Sangiovese una parte di Syrah e Merlot, non è l'unico vino in produzione alla Certosa di Belriguardo (questo il nome dell'azienda, 85 ettari di cui 7 vitati nella zona del Chianti dei Colli Senesi, favoriti da un clima eccellente). Gli fanno infatti compagnia altri due rossi Igt: Chiostro di Venere (60% Sangiovese e 40% Cabernet) e Rosso di Clausura (90% Sangiovese e 10% Merlot).