La spumantistica dell’Italia centrale e meridionale offre interessanti produzioni che sfruttano i vitigni autoctoni
I pregiudizi sugli spumanti prodotti nelle zone calde del centro e sud Italia sono ancora piuttosto diffusi. Di solito si tende, infatti, a considerarli poco freschi e fruttati, e si pensa siano nati più per emulare i risultati ottenuti nel settentrione, piuttosto che per esprimere originali caratteristiche organolettiche.
Eppure oggi la spumantistica dell'Italia centrale e meridionale è più attiva che mai e, a fianco di etichette che ormai possiamo definire storiche, hanno fatto la loro comparsa interessanti novità, spesso ottenute da varietà autoctone.
Le produzioni del centro
Una delle prime regioni del centro-sud a sviluppare una propria tradizione spumantistica sono state le Marche. Il medico Ubaldo Rossi, vissuto a Jesi all'inizio dell'Ottocento, racconta per esempio che in zona si produceva già all'epoca uno spumante “alla maniera del vino Champagne”, e in suo onore la cantina di Colonnara (Ancona) ha ideato circa dieci anni fa un omonimo Brut Metodo classico millesimato, ottenuto da sole uve verdicchio. Sempre dalla provincia di Ancona proviene anche il Brut Riserva di Gioacchino Garofoli, ancora una volta un verdicchio in purezza.
In Abruzzo, invece, la cantina Dora Sarchese ha da poco lanciato un innovativo spumante rosato da uve montepulciano, disponibile in bottiglie sia trasparenti (Rosè Osè) che scure (Rosè Privè).
Da un più tradizionale uvaggio chardonnay e pinot nero, seppure declinato in percentuali variabili, si ottiene poi lo spumante marchigiano Velenosi Brut, al quale è stata recentemente affiancata anche una versione rosata, piuttosto che l'umbro Lungarotti Brut.
In Toscana, invece, si racconta che Antinori abbia iniziato a produrre il suo primo spumante già nel 1905, in seguito alla visita presso le cantine di San Casciano da parte del produttore di Champagne Lucien Charlemagne.
E quelle del sud
L'incontro con un celebre enologo di Epernay, Anselme Selosse, ha portato alla nascita anche di una nuova gamma di metodo classico prodotti in Irpinia dalla Feudi di San Gregorio: sono le tre etichette Dubl Falanghina, Dubl Rosato di Aglianico e Dubl Greco. «Mi interessava - ha spiegato Selosse a questo proposito - dare una diversa espressione ai vitigni locali lavorando con le bollicine”.
E c'è chi lo spumante lo produce da sempre, come la Duca di Salaparuta che fin dal 1971 dà vita al Brut Riserva, da uve grecanico e chardonnay. Sempre in Sicilia, Tasca d'Almerita propone invece dai primi anni '90 l'Almerita Brut, metodo classico ottenuto da chardonnay in purezza, al quale si è recentemente affiancata anche una versione rosata da pinot nero. In Sardegna, infine, si torna all'autoctono: Sella e Mosca produce un Brut da varietà torbato.