Il finalista italiano del World Class, la gara che elegge il Bartender of the Year, ripercorre le cinque giornate a bordo dell’Amazara Journey
La sfida per bartender organizzata da Diageo ha coinvolto 15.000 barman nel mondo. Solo 44 sono arrivati in finale. Uno era italiano. Quello che segue è il diario di bordo di Mattia Pastori, il portabandiera.
Porto di Nizza
World Class può cominciare
All’imbarco sull’Amazara Journey ci sequestrano la frutta fresca e i cibi non cotti. Molti colleghi sono colpiti dalla severità, ma tutti hanno un piano B, cosa fondamentale per chi fa il nostro mestiere. La prima gara è Mediterranean Mastery. Dobbiamo presentare un drink ispirato alla cultura del Mare Nostrum. Punto sulla colatura di alici e i limoni di Sorrento per un twist sul Bloody Maria. Nel pomeriggio si rivisitano i classici. Rivedo il Negroni con China Clementi. Il giudice Gary Regan, autore dell’ultimo libro sul Negroni, applaude la scelta. Bingo.
Mercato di Saint Tropez
Si va a fare la spesa. In tasca abbiamo 30 euro per la prova Market Challenge. Acquisto pesche bianche, fichi, torta di mele. Faccio un “twist” sul Bellini con Ciroc e una “colazione” a base di Don Julio Reposado, torta di mele e fichi servito in una tazza da cappuccino. Risultato? Un disastro totale secondo Spike Merchant.
In navigazione verso Ibiza
Tempo di rivincita. Red Carpet è la mia prova preferita. Non posso sbagliare. Preparo un restyling del Dry Martini con Tanqueray Ten e zucchero filato al gusto di Ginrosa. Segue il “cocktail serve”. Elaboro una miscela con Ciroc, chiaretto e succo di pompelmo. Il tutto gassato nel sifone da panna. Julie Reiner, Peter Dorelli e Salvatore Calabrese mi danno il massimo punteggio. Una grande soddisfazione.
Blue Marlin di Ibiza
Siamo in Spagna: è tempo di tapas challenge Sono tra i primi 16 e per il mio food pairing abbino formaggio di capra a un Martini con sherry fino, scorzette d’arancia e pompelmo. Un dessert agli agrumi è invece il compagno del mio Margarita con Don Julio, pompelmo, sale al lampone e pesca. Sono fuori dalla finalissima. Mi consolo ascoltando la musica del super ospite: David Guetta.
Arena di Barcellona
A La Monumental, una delle più antiche plazas de toros, inizia l’ultima prova. La finalista norvegese Monica Berg corre ma senza affanni, l’americano Jeff Bell è più veloce di Flash, il Maestro Calabrese incita gli 8 finalisti dello speed challenge: «One more, one more, c’mon». Arrivano le 23. I tamburi cominciano a rullare. Cerco con lo sguardo Dennis Zoppi (The Man), il mio trainer in quest’avventura. Parte il video-riassunto della settimana e il primo a comparire sono io con una tazza di cappuccio in mano. L’arena scoppia a ridere. I nervi dei finalisti sono tesi. Con Jeff e Monica, ci sono Luke Ashton (Australia), Jason Clark (Nuova Zelanda), Tsuyoshi Miyazaki (Giappone), Laura Schacht (Svizzera), Mario Seijo (Puerto Rico). Ma il Bartender of the Year è un surfer dalla faccia pulita e i modi gentili di Bilbao. Vincono la Spagna e i Paesi Baschi. E questi a fianco sono i loro drink. Altro che calimocho.