Lo storico concorso di miscelazione in onore di Nino Cedrini si trasforma in una palestra di ricerca. Dal cocktail a merenda a quello in insalata
A quattordici bartender è stato chiesto di dar prova della loro abilità e del loro savoir faire. È accaduto al Pozzo American Bar di Pavia. Siamo stati così a far merenda con Mirko Turconi. Insieme a Massimo Stronati abbiamo riscoperto il cocktail dedicato allo schermitore Lucien Gaudin con una rivisitazione chiamata Skirmjan, termine longobardo da cui deriva la parola scherma.
Con Luca Angeli abbiamo shakerato come e forse e più degli Shaker Boys per il Ramos Gin Fizz. Il sicilianissimo Francesco Mandrà con El Milanès ci ha trasferito, in forma di cocktail, le emozioni di un tipico piatto di risotto con l'ossobuco. Il vincitore Luca Marcellin ha preparato “Wow me now” drink smargiasso anche nel nome, così sfrontatamente bello da risultare anche buono. E poi c'è stato Filippo Sisti che ha dato lezioni di cucina liquida, Matteo Stafforini col suo punch a base di bourbon proposto in bottiglia, Francesco Cione che, grazie a un mix di eleganza e talento, si è guadagnato le stellette sul campo.
Una vita per la professione
Cose che accadono quando si è in giuria di una manifestazione che punta alla ricerca e all'avanguardia come il Trofeo Nino Cedrini. Le danze sono state condotte da Fabio Firmo, titolare del Pozzo e dal suo “figliol prodigo” Mattia Pastori. In giuria, oltre al sottoscritto, gli esperti Dom Costa, Alessandro Melis e Carmine Lamorte, uno degli otto soci fondatori del “Gruppo Nino”, nato nel 1991 grazie all'iniziativa di Fabio Firmo, e con il coinvolgimento della famiglia Cedrini, allo scopo di mantenere viva la memoria di Nino Cedrini, un grande barman che si è dedicato per anni alla formazione professionale delle giovani leve.
Quella di Cedrini è una storia affascinante che, anche in pillole, vale la pena rispolverare. Compie gli studi all'Hugo's School di Londra per poi approdare all'Excelsior di Napoli. Leva l'ancora per salire a bordo delle lussuose navi da crociera della Società Italia Conte Grande e Rex. Poi nel 1940 sbarca a New York, trova lavoro all'Hotel Ambassador e riprende il mare solo al termine della guerra sulle navi Raffaello e Michelangelo.
A Milano ha contribuito all'apertura del primo Hotel Hilton e per diverso tempo è stato il mentore di tanti giovani aspiranti barman dell'Aibes.