Dalla gelateria Eyescream di Barcellona all’Atrium Champagne Bar di Norman Foster a Londra, fino all’Alfred & Constance di Brisbane. Abbiamo fatto un giro di orizzonte alla scoperta di alcuni dei più curiosi design bar del pianeta
Non siamo più gli stessi. Altro che baracche in lamiera tappezzata dai loghi delle aziende. Oggi siamo chioschi sulla spiaggia, fatti con assi di legno riciclate e ispirati al paesaggio come succede al Third Wave sulla spiaggia di Torquay in Australia.
Siamo moderni contenitori d'immagini in bianco e nero come il Lost and Found di Birmingham, un ambiente dalle mille facce dove il comune denominatore è il gusto per le cose antiche, cocktail inclusi.
Siamo lounge, come il W Hotel di Seattle, dove si mescolano complementi d'arredo presi in prestito all'immaginario Space Age con il caro, vecchio e rassicurante caminetto.
Così direbbero, se potessero parlare in prima persona, i design bar del momento. La nostra istantanea, scattata sulle tendenze più in voga nel mondo del progetto, ci restituisce immagini impensabili fino a qualche anno fa.
Una seduta lunga trenta metri
Lo studio di Norman Foster ha fatto incetta di riconoscimenti con l'Atrium Champagne Bar, locale al primo piano del ME Hotel di Londra. Foster + Partners è intervenuto esaltando la forma piramidale, alta 24 metri per nove piani, dell'ambiente. Dal lucernario, posto nel punto più alto, i raggi illuminano il marmo bianco delle pareti e il granito nero, lucidato e riflettente, del pavimento.
L'arredo dalle linee minimali, realizzato su misura, include una seduta curva lunga trenta metri, banchi neri per il ricevimento e una zona di somministrazione a forma triangolare. Anziché inserire quadri o altri elementi decorativi è stato collocato un sistema di proiezione che dà forma a un branco di meduse e un sistema di luci che illumina i pannelli triangolari del rivestimento in marmo come fossero origami.
Mille volti per mille gusti
Di segno opposto - barocco, colorato, multiforme, ma altrettanto contemporaneo - è l'Alfred & Constance di Brisbane nel Queensland australiano. Alexander Lotersztain, il cervello creativo, ha avuto una visione: «Il mondo si sta sempre più tribalizzando. Ci sono le tribù degli hipster e quella dei cultori del whisky. Mai come oggi un locale deve essere eclettico. Il mercato è frammentato e bisogna essere pronti a rispondere con soluzioni diverse».
Dall'angolo dedicato a Hemingway al Tiki Bar, dal ristorante giapponese ai bagni ispirati ai film di Tarantino, il locale australiano è stato concepito come un caleidoscopio per target diversi. Come risultato finale il progetto comprende un assortimento di icone del design provenienti da diverse epoche che sono state ricontestualizzate per creare un ambiente unico e vivace che elude i cliché a favore della teatralità.
Arredi scenografici e immagine coordinata
L'enorme lampada scialitica, comunemente utilizzata in sala operatoria, qui serve per riportare l'immaginario visivo ai classici film di fantascienza degli anni Sessanta o alle atmosfere di Alien. Le tavole da surf, le reti da pesca, le ballerina hawaiiana e kitsch, i boccali e le pareti di erba sintetica trasformano il bar esotico in una Disneyland per gli amanti del genere tiki.
Non c'è niente di ordinario nell'esperienza visiva dell'Alfred & Constance. La straordinarietà si riflette in elementi come la parete di woofer del Tunes Bar, nelle opere d'arte e nei complementi che adornano il locale come il dipinto di un elefante a grandezza naturale, un ritratto di nozze del 1940, lo scheletro appeso al soffitto, la cassettiera decorata acquistata su eBay o le sedie spaiate.
Il filo rosso che lega ogni singola unità, dai bar al ristorante, è la scelta di un'immagine definita e coordinata. Dai menù all'abbigliamento dello staff ogni dettaglio è curato in maniera maniacale.
Elementi identificativi per battere l'usura del tempo
L'elemento identitario è un'altra delle chiavi di successo dei locali. Lo è da sempre per i locali storici che hanno resistito così all'usura del tempo e lo è tanto più per gli spazi di nuova apertura. Uno su tutti, il recente Eyescream & Friends di Barcellona. Stiamo parlando di una gelateria che propone una versione particolare di gelato, a metà strada tra gelato e sorbetto, come se ne vedono nelle strade di Taiwan.
La versione originale è una montagna informe di gelato, raccolta all'interno di grandi vasche, che è arricchita con topping e salse varie.
Con occhi diversi
La difficoltà del progetto stava nello sdoganare un prodotto ancora sconosciuto in Europa e, allo stesso tempo, nel trovare una nuova forma estetica per migliorarne l'aspetto. Estudio m Barcelona ha interpretato in maniera creativa la questione, destrutturando gli ingredienti e separando il gelato da salse e guarnizioni varie. Un paio di occhi di zucchero trasforma il gelato in un simpatico “emoticon”, personaggio simbolo di tutto il progetto, da cui deriva il nome Eyescream che, in lingua inglese, suona come “gelato”.