Un anno è passato dalla presentazione del mio libro “La miscelazione Futurista” a New Orleans che ha raggiunto alcuni traguardi importanti, primo fra tutti la nomination a Best Cocktail Book 2015. Altrettanto importanti sono stati i riconoscimenti in patria a iniziare dal suo ingresso all’interno dell’Archivio Storico Cinecittà Luce e alla Fondazione Echaurren Salaris che del Futurismo è la principale memoria storica con pubblicazioni fondamentali per la sua conoscenza. A sancire l’importanza della ricerca anche l’acquisto da parte di più gallerie antiquarie fra cui le prestigiose Pontremoli di Milano e l’Arengario di Brescia possessori di documenti rarissimi del periodo.
Infine due lezioni all’esclusiva Unisg, l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Cn) che ha voluto condividere con i suoi laureandi, provenienti da ogni parte del mondo, un momento di cultura italiana. Un successo infine l’incursione al Salone del Gusto e al Vinitaly, considerato l’uso molto originale che fecero i Futuristi del vino fermo, come il Barbera, mescendolo nei cocktail.
E poi come dimenticare il blitz alla prima tappa di Baritalia di Bargiornale a Milano (in compagnia di Dario Comini, Andy dei Bluvertigo e Stefano Nincevich di Bargiornale) con tanto di megafono per la declamazione del neo manifesto del miscelatore futurista in aperto contrasto con una serie di nuove mode della moderna mixology.
Ovunque si sono susseguite le presentazioni del libro con il chiaro intento di ricalpestare nuovamente le orme del fondatore Filippo Tommaso Marinetti, soprannominato la “Caffeina d’Europa” per la sua incessante attività di promozione del movimento. Decine di date, mostre e pranzi che ben sono descritti nei suoi taccuini e nel libro di Francesco Cangiullo “Serate futuriste” che ebbero lo scopo di far conoscere questo movimento artistico-letterario nel mondo.
L’idea di riportare in auge la miscelazione futurista è stata la medesima, ovvero una serie di seminari ed eventi in rapida successione che permettesse, almeno nella prima fase, di condividere con gli addetti ai lavori le scoperte fatte e contenute nel libro. Per poterlo fare è stata necessaria la collaborazione delle aziende partner che hanno creduto fin da subito nel progetto futurista con in testa Cocchi che ha voluto pubblicare direttamente il libro. Le altre sono state Campari, Fabbri 1905, Luxardo, Nardini, Pallini, Strega e Tassoni le cui sedi hanno visto altrettanti eventi, inframmezzati da due date a Londra e Parigi e da alcuni amici come il Pepper di Riccione, la Work up di Cagliari e l’Aibes di Aosta.
Una “cavalcata futurista” senza sosta, suggestiva e determinante che doveva portare la cultura italiana della miscelazione oltre i confini noti alla moderna mixology sottolineando per ogni data le peculiarità dell’azienda e delle polibibite costruite con essa. Per la prima data (ottobre 2014) non a caso è stata scelta la sede dell’azienda Campari, vera icona futurista in virtù della sua collaborazione con Fortunato Depero in tema di cartellonistica pubblicitaria. In una Campari Academy gremita ha avuto luogo il primo seminario della serie con la proposta dei classici “Giostra d’Alcol” e “Rosa Bianca”, dove il Bitter Campari è protagonista. La tournée ha poi toccato Roma, a dicembre, ospiti presso l’Emporio Jerry Thomas dove è stato il turno di Pallini con il suo mistrà e l’assenzio Dedo dedicato al pittore Amedeo Modigliani, suo fedele consumatore. L’anice, spezia egemone dei primi anni del ‘900 fu protagonista nelle polibibite e infatti qui sono state proposte “Grandi Acque” e “Rosa Bianca”. A uso dei giornalisti un provocatorio “Rigeneratore” con tanto di banana a fare capolino dal bordo del bicchiere. A fine giornata la prima competizione in assoluto fra miscelatori futuristi, organizzata dal Jerry Thomas Project, che probabilmente è stata la gara più divertente di sempre. Qui si sono sfidati a colpi di genio e provocazioni futuriste una dozzina di barmen ardimentosi che hanno fatto divertire, e non poco, il pubblico con lazzi e invenzioni in stile futurista.
Nel 2015 tutto è ripartito con nuovo slancio con la data di febbraio con Fabbri 1905 a Bologna dove è stata eseguita la più bizzarra delle polibibite, una vera provocazione a partire dal nome, “Brucio in Bocca” con tre amarene a sorpresa ripiene di pepe nero per l’inconsapevole bevitore, in questo caso Nicola Fabbri in persona. Anche la sua costruzione rappresenta ancora una sfida aperta, lanciata durante il seminario ma non ancora risolta, per via della difficoltà di sovrapporre correttamente gli ingredienti. Sempre a febbraio a Padova la data Luxardo, azienda voluta fortemente nel progetto per il suo dualismo con il futurismo in quanto molto legata a Gabriele d’Annunzio, notoriamente poco accondiscendente nei confronti di Marinetti e della sua avanguardia. Il seminario è stato completato da una visita allo stabilimento storico per unire la cultura del bere a quella merceologica in un riuscito mix che andrebbe riproposto con sempre maggiore frequenza. A marzo l’unica data (ad oggi) al Sud, grazie a Strega, altra azienda legata a Fortunato Depero, seppur per un lasso di tempo minore rispetto a Campari. Qui sono state eseguite la capostipite “Guerre in Letto” con pasta di mandorle ed ananas e l’ottimo “Avanvera”, polibibita che per prima creò il concetto di side con decorazione esterne al bicchiere. Gli abbinamenti bizzarri, quali acciughe e parmigiano, erano giocati sulla contrapposizione cara ai futuristi, tra dolce e salato, che voleva rispedire le regole del punch al mittente. Anche in questo caso gli entusiasti neo-futuristi accorsi in grande numero hanno avuto modo di apprezzare lo storico stabilimento con i magnifici piccoli alambicchi di rame da cui ha origine il liquore dorato. Il primo aprile, memori del famoso gilet con i pesci di Depero, spesso indossato durante i seminari, si è svolta la data di Torino, patria del vermouth, ospiti di Cocchi presso la Fondazione Fitzcarraldo all’interno degli storici stabilimenti della Talmone, eccellenza del cioccolato torinese di fine ‘800. La locazione storica non poteva non vedere protagonisti il cacao e il vermouth, vero cavallo di battaglia utilizzato per ben 3 polibibite dal poliedrico Barosi, ingegnere creativo innamorato della sua città.
A metà di aprile la data a Salò, in Tassoni, l’azienda più antica del lotto il cui sciroppo di cedro era un prodotto largamente diffuso nelle famiglie e nei bar di tutta Italia. I futuristi non fecero eccezione con la polibibita “Giostra d’Alcol” giocata su un equilibrio ben riuscito fra vino, Bitter Campari e i sentori agrumati. La serata conclusiva, prima della pausa estiva, si è tenuta presso la distilleria Bortolo Nardini di Bassano del Grappa. Una location scelta non a caso in quanto il nuovo stabilimento Nardini, battezzato "Le Bolle", è figlio di un'architettura moderna e razionalista tanto cara ai futuristi, che ebbero in Sant’Elia e Chiattone i suoi più grandi interpreti.
Il seminario ha avuto come protagonista ovviamente la grappa con “Grandi Acque”, la bizzarra mistura con acciughe e anice, “Diavolo in Tonaca Nera”, reinterpretazione provocatoria di un classico Flip, e “Snebbiante” miscela molto alcolica in unione con l’assenzio per liberare la mente dalla morale imperante. Al termine, per festeggiare la nomination del libro al Tales of the Cocktail di New Orléans si è organizzato un magnifico “aeroaperitivo” futurista organizzato in collaborazione con il Palazzo delle Misture, storico locale bassanese che da sempre segue con entusiasmo lo sviluppo della miscelazione futurista, sin dall’insegna. Automi su disegno originale di Depero, poeti in abiti d’epoca declamanti poesie di Farfa o tratte da Zang Tumb Tumb (mitica raccolta di poesie di Marinetti), uniti a luci verdi, come nella migliore tradizione futurista, hanno movimentato la proposta di tutte le polibibite delle aziende partner. Una grande kermesse dove tutte le aziende sono state rappresentate nella piazza centrale di Bassano riproponendo le polibibite assaggiate durante la cavalcata. Lo staff del bar e altri amici miscelatori si sono cimentati con passione e ardimento per oltre settecento clienti, tante le consumazioni a fine serata.
Ragazzi giovani, spesso ignari di cosa fu e di cosa rappresentò il futurismo, hanno assistito con curiosità alle performance bevendo polibibite dal sapore ignoto e imprevedibile. A dimostrazione che si può fare cultura del bere e divertimento allo stesso tempo, un’iniziativa sicuramente da ripetere in altre zone d’Italia per diffondere un modo di bere italiano ricco di elementi territoriali, per essere cittadini del mondo ma anche fieramente italiani.
(*) Fulvio Piccinino è esperto della storia del bere e di cucina futurista. È autore del libro "Miscelazione Futurista – Polibibite, la risposta autarchica italiana ai cocktail degli anni Trenta" edito da CocchiBooks.