Budapest forse non sarà una delle mete iconiche per il “turismo da bancone”, ma il fatto che negli ultimi anni sia divenuta una delle capitali europee più gettonate per una breve vacanza ha dato una spinta in più al settore dell’ospitalità, che ha saputo cogliere l’opportunità di rinnovarsi e offrire soluzioni differenti dalla moltitudine di pub-con-gulash e bar-con-Unicum nati dalla fine degli anni Novanta in poi. L’apripista fu, nel lontano 2008, il “Boutiq Bar”: qui per la prima volta i turisti e soprattutto gli ungheresi hanno conosciuto il variegato mondo del bere miscelato. Lo stesso vale per i barman, che numerosissimi sono passati dietro quel famoso bancone e che sempre più spesso sono emigrati a Londra o in America. Ora gli stessi professionisti stanno tornando, e sono più che mai determinati a rimanere in città. Tutto questo ce lo racconta Norbert Schok, che oltre a essere il presidente della Hungarian Bartender Association dirige il Good Spirit Bar di Budapest: uno dei whisk(e)y bar più forniti che si possano trovare in Europa.
Shop e bar porta a porta
ll progetto è supportato dal distributore di spirits ungherese WhiskyNet, che all’inizio del 2017 decide di aprire un retail shop in centro città, che servisse da punto di riferimento sia per clienti privati che per i bar di Budapest. Il negozio è aperto tutti i giorni fino alle otto di sera, ed è una piccola e fornitissima boutique di distillati che conta un totale di 1.200 referenze, tra cui oltre la metà in whisky e whiskey provenienti da ogni angolo del mondo. Ne hanno persino due ungheresi, che per ammissione stessa dei commessi, non sono però troppo raccomandabili.
Nella porta accanto allo shop si sviluppa invece il bar, con un lungo bancone ad “elle” che si affaccia su tutta la zona tavoli del locale. Lo stile è quello di un classico american bar fornito di comode sedute in pelle sia al banco che ai tavoli, che sono sapientemente orientati in direzione della imponente bottigliera a cassettoni che non può non catturare anche l’occhio più distratto.
Il menu dei drink è suddiviso in una lista di dieci signature che spiccano in prima pagina; il focus è chiaramente il whisky, e l’idea è quello di presentarlo come un distillato adatto a ogni palato, grazie proprio alle sue molteplici sfumature. È tuttavia nella pagina successiva che viene valorizzato al meglio: con una selezione di oltre 300 etichette di distillati di cereali, c’è solo l’imbarazzo della scelta nel decidere che cosa mettere in un grande classico: che sia un Manhattan, un sour, un old fashioned oppure un blood and sand, lo staff composto esclusivamente da barman è di supporto al cliente nel fargli provare differenti esperienze.
È di supporto anche il prezzo, che nel caso di una richiesta di particolare pregio, è fissato in modo forfettario e non troppo elevato.
Un drink, un viaggio
Oltre alla carta dei drink, che si accompagnano con una selezione di piatti a base di comfort food gustosi e goderecci (gamberi al panko, club sandwiche, hamburger...), chi la fa davvero da padrone è la carta degli spirits: una dettagliata lista suddivisa per nazione che mette voglia di prendersi una vacanza solo per provarli tutti. Per facilitare l’impresa sono disponibili anche mezze porzioni da 2 centilitri. Per chi invece volesse sentirsi veramente in vacanza altrove e immergersi nello “spirito” del luogo, alcuni voli di linea partono direttamente dal bancone: sono non a caso chiamati “flights”, e consistono in piccole degustazioni da 3 a 6 prodotti che seguono un filo conduttore specifico. Si può per esempio andare in Scozia e capire la differenza tra un Islay, un Highland ed un Lowland Whisky. In Messico e scoprire Tequila, sotol e mezcal. Queste cambiano periodicamente in modo tale da dare una rotazione ad una bottigliera grande, il cui rischio è spesso quello di vedere strati di polvere accumularsi su bottiglie che non lo meritano. In un anno dall’apertura il Good Spirit è un’altra bella bandiera del bere di qualità nella capitale ungherese; un punto di riferimento per gli addetti ai lavori, ma soprattutto una tappa immancabile per chi volesse prendersi una “vacanza dalla vacanza”.