Si è appena conclusa la prima tappa di Baritalia, il nostro laboratorio di ricerca itinerante dedicato alla miscelazione. E l’entusiasmo in redazione per il buon esito della “trasferta” napoletana è alle stelle. I ringraziamenti perciò sono d’obbligo. Grazie
Ai nostri partner: un parterre di venti aziende tra le più importanti della bar industry. Al caloroso pubblico: grazie a tutti gli oltre 500 professionisti accorsi alla Città della Scienza. Un sincero ringraziamento anche ai nostri quindici coach che hanno messo a disposizione tutta la propria esperienza nel confronto con i 65 bartender che si sono avvicendati sul palco di Baritalia Lab.
Tanti gli spunti e i suggerimenti che i partecipanti hanno tratto. Tanti i segnali forti che noi abbiamo colto. Iniziamo dal buon livello tecnico raggiunto dai bartender, nonostante la giovane età di qualcuno. Ai nostri coach sono stati presentati nella maggior parte dei casi cocktail ben bilanciati e di buona fattura. Il che ci fa pensare che oggi l’accesso all’informazione e alla formazione sia più facile e che l’asticella in questo settore si sia definitivamente alzata. Bravi tutti! E ancora: i nostri hanno saputo valorizzare tutti i prodotti del paniere, dagli amari ai vermouth, dai marsala alle grappe, dai bitter al gin, ai rum, ai whisky, sino al caffè, prodotto che inizia a farsi sempre più strada nella miscelazione. Lo prendiamo come un segnale che ci sia ancora voglia di fare ricerca e tanta curiosità a dispetto delle mode e dei trend del momento.
Tuttavia, un appunto va fatto: ai nostri 65 era stato richiesto di presentare ai coach in due minuti di tempo il proprio cocktail, immaginando di fronte a sé un cliente qualsiasi. Ebbene in molti casi è proprio il “racconto” che ha convinto meno. Tolti smartphone e tablet e messi di fronte a persone reali sono mancate le parole: in pochi hanno saputo spiegare l’idea da cui erano partiti e pochi sono apparsi convincenti nel motivare le proprie scelte. Il che, a nostro modo di vedere, si traduce in una scarsa attenzione verso il cliente, che invece dovrebbe essere sempre al centro delle attenzioni del banco. Altrimenti si riduce tutto a un mero esercizio di stile fine a se stesso. Ne abbiamo bisogno?