Quanto costerà un espresso nella Reserve Roastery che Starbucks sta aprendo a Milano? Finalmente la domanda più ricorrente tra gli operatori del settore è soddisfatta: il menu indica un prezzo di 1,80 euro per l’espresso singolo e 2,70 per il doppio; il cappuccino dai 4,50 dello small arriva ai 5,50 del “large” da 480 ml. E il costo del caffè sfuso, che milanesi e turisti potranno acquistare da consumare a casa presso lo “Scooping Bar” è di 9 euro l’etto per la miscela messa a punto appositamente per lo store milanese per dare un profilo in tazza rotondo, con note di cioccolato al latte, toffee e uva sultanina (un primo assaggio ha messo in risalto l’amarezza di una tostatura più scura rispetto alle singole origini): Starbucks Reserve Pantheon Blend Vintage 2018 con caffè Etiiopia Bitta Farm, Costa Rica Naranjo e Dun-Dried Brazil Ouro de Minas. Ancora, la la singola origine del Brazil Ouro De Minas costa 7 euro l’etto; il prezioso Hawaii Ka’u, proveniente dalla più grande isola dell’arcipelago delle Hawaii, un microlotto coltivato su un territorio sul quale fino al 1996 è stata prodotta canna da zucchero, composto da varietà Guatemala Typica, Yellow Caturra, e Red Caturra, e lavorato con il metodo lavato, che in tazza presenta una dolcezza che vira dal cioccolato al latte alla mandorla, ha uno scontrino di 39 euro l’etto: un giapponese forse potrà non rimanere più che tanto sconvolto, ma per un italiano è un prezzo incredibile, anche per chi frequenta il pregiato e costoso Peck, a pochi passi dalla Roastery.
Dunque, un primo insegnamento che il primo store italiano della Catena americana darà (nonostante più volte Howard Schultz nel corso della presentazione alla stampa abbia sottolineato di non avere alcuna intenzione di insegnare alcunché agli italiani, dai quali, anzi, ha preso ispirazione) è che il caffè ha un valore e che se è veramente di qualità e servito con criterio, lo si deve pagare il giusto per ricompensare l’attenzione e l’impegno ricevuti lungo tutta la filiera. L’auspicio è che gli italiani lo capiscano e che comincino a dedicare qualche minuto in più alla tazzina, alla cultura e al vissuto che si "concentrano" in essa, finalmente in grado di riconoscere e disposti a premiare un buon prodotto e ancor più un'eccellenza.
Riassumere la prima esperienza della Reserve Roastery milanese non è cosa semplice: era stato più volte anticipato un ambiente mozzafiato e la promessa è stata mantenuta in pieno. Howard Schultz, chairman emiritus di Starbucks, ha raccontato di avere “faticato” per trovare quella che oggi definisce la sua location più bella al mondo nel palazzo ex Poste di piazza Cordusio in cui, al contrario delle sedi di Seattle e Shanghai (sono tre le Roastery nel mondo), ad accogliere l’ospite sono il colore, l’originalità e l’eleganza che riflettono la comunità meneghina della moda e del design. Ogni particolare, ogni elemento d’arredo è made in Italy. La prima occhiata impressiona per la vastità dell’ambiente e la maestosità di ciò che l’occhio scorre rapidamente, fermandosi sulla bakery Princi con bar e prodotti da forno per arrivare all’imponente tostatrice alle cui spalle si trova una grande botte di bronzo altra 6,5 metri con le doghe che si aprono, lasciando intravvedere le camere di degassificazione. Un altro elemento centrale è il bar, o, meglio, la caffetteria, che propone più metodi di estrazione, per un’esperienza tra i gusti del caffè a tutto tondo. Di tanto in tanto, mentre si assaggia un caffè, si avverte il passaggio di chicchi in tubi sospesi, mentre una scritta annuncia l’origine in arrivo dopo avere concluso il degasaggio. Quella milanese è la prima location Starbucks a offrire un Arriviamo Bar, un ambiente di stile italiano dove è possibile abbinare cocktail a piccole prelibatezze nell’ora dell’aperitivo; è posta su un ampio sopralzo e permette di gustare un servizio speciale di caffè con una vista spettacolare sul locale. Il frontale del banco, dello stesso marmo utilizzato per la costruzione del Duomo, stupisce per la bellezza, la ricercatezza degli intagli e l’eleganza.
Sono quasi trecento i “partner” (così Starbucks chiama i suoi dipendenti) della Roastery, tra baristi, barmen, tostatori e fornai; ognuno ha seguito un training di almeno tre mesi: si mostrano fieri e sorridenti alla loro postazione, disponibili a dare informazioni, mostrare la trasformazione del caffè da verde a tostato o un particolare metodo di estrazione o raccontare genesi e trasformazione di una singola origine. Parlando con alcuni di loro, abbiamo incontrato chi aveva già lavorato nel settore, chi lo desiderava, chi faceva altro e “ci ha provato” riuscendo nell’impresa di venire selezionato e arrivare alla meta: tutti confessano di non avere mai immaginato che dietro al caffè ci potesse essere un mondo tanto vasto, complesso e affascinante che, osserviamo noi, richiederà un buon rodaggio affinché tutto lo staff ne possa diventare davvero padrone.
Lo store aprirà tutti i giorni dalle 7,00 alle 22,00. E si scommette sulla lunghezza della fila che ci sarà davanti alla Reserve Roastery domani mattina, quando alle ore 9 avverrà l’apertura al pubblico.