Un grave lutto per il mondo del caffè e delle macchine espresso: nella notte dl 21 marzo è mancato Piero Bambi, presidente onorario de La Marzocco. Figlio del fondatore Giuseppe, Piero, 86 anni compiuti il 6 febbraio, si è spento nella sua Firenze, dopo avere accompagnato l’azienda per tutta la vita, mosso dalla sua grande passione per il caffè, la meccanica, l’artigianalità e il design. Benché avesse ceduto la maggioranza dell’azienda nel 1994, ha lavorato ogni giorno contribuendo con costanza e dedizione ai progetti della vita dell’azienda. L’ultimo si è concretizzato nell’Accademia del Caffè Espresso, che dal 1961 al 2009 è stata la fabbrica aziendale e oggi offre conoscenza ed esperienza a 360 gradi sul chicco, la sua storia, la sua cultura, la sua attualità e i diversi metodi di trasformazione.
«Si può trasmettere una tecnica, ma la passione si sviluppa solo con la dedizione, l’amore, l’orgoglio e il rispetto del proprio lavoro” disse Piero Bambi, che ha saputo apprendere e rinnovare, la conoscenza e la passione per l’espresso del padre. «I miei ricordi legati al caffè sono successivi a quelli delle macchine - raccontava in humans of la marzocco - storie di casa nostra -. Da bambino scendevo le scale di casa ed ero subito in officina: comprendere la meccanica è stato più facile di imparare a riconoscere un buon espresso. Con mio zio e mio padre andavo spesso a fare installazioni in giro per la Toscana, e quelli sono i primi veri caffè che ricordo, anche perché da piccoli si beve solo il caffè-latte. Quando avevo 16 anni, andammo con mio zio ad installare una macchina a leva, e due avventori abituali del locale assistettero a tutta l’installazione: una volta finito mio zio volle offrire loro un caffè. Lui chiese se il caffè era buono, ma loro dissero che veniva meglio con la macchina vecchia. Il proprietario del bar prese allora un portafiltro con dei fondi dentro, aggiunse il caffè nuovo e loro a quel punto dissero che era buono. La caffeina dà assuefazione per cui quando ci si abitua ad una miscela è difficile cambiare. Quell’episodio fu per me un grande insegnamento: adesso quando offro un caffè a qualcuno non chiedo mai com’è, ma preferisco dire senti come è buono, per far capire che il mio pensiero è positivo rispetto a una certa miscela e indirizzare il giudizio».
Ha saputo creare un legame profondo intergenerazionale e interculturale con i diversi attori del mondo del caffè e in primo luogo con i suoi operati che chiamava con rispetto “le maestranze”. Un rispetto e un affetto ricambiati. Kent Babbe, presidente, ha lavorato per più di quarant’anni con con lui, trovando un amico, un’ispirazione, una guida, un socio e un maestro, non solo per le machine espresso, ma anche per la vita. «I suoi contributi al mondo dell’espresso e alle vite di così tante persone saranno ricordati e apprezzati. Ci mancherà, ma non sarà dimenticato. Grazie Piero per
il dono della tua anima e di averci permesso di godere dell’eredità che ci hai lasciato» - ha affermato. Si riassume nelle poche parole di Guido Bernardinelli, amministratore delegato, il messaggio dei dipendenti e di larga parte del mondo del caffè: «Grazie Piero per tutto quello che ci hai dato, sarai sempre con noi».