A Bologna una nuova idea di speakeasy chiamata Donkey

Un portone massiccio e scuro nasconde un intero mondo dentro. Donkey è una delle nuove aperture del capoluogo emiliano. Uno speakeasy che mette al bando i drink sovradimensionati e sposa la filosofia dell’essenzialità. Perché non c’è niente di meglio di una “bevuta pulita”

Donkey Bologna
Donkey Bologna
Un nuovo speakeasy che mette al bando i drink sovradimensionati e sposa la filosofia dell’essenzialità. Perché non c’è niente di meglio di una “bevuta pulita”

 

 

Nel crocevia storico che unisce la Bologna dei bolognesi con quella degli studenti ha aperto Donkey un cocktail bar ispirato al mondo degli speakeasy. La nascita del locale, inaugurato lo scorso settembre, è iniziativa di Michele Collina, Simone Donà e Marco de Bellis, che hanno voluto dare un quartier generale a Kong, l’evento itinerante che organizza serate in location inusuali in tutta Italia e che è nato proprio a Bologna. Il cocktail bar è in Vicolo Broglio 1, angolo del mondo bolognese che in passato ha ospitato luoghi celebri della notte cittadina, dallo spazio Indue a Nero. Donkey quindi si innesta in un solco profondo, pronto a raccogliere la sfida degli spazi in cui nasce, ma con idee e filosofie completamente diverse rispetto ai suoi predecessori. Unico elemento di continuità è l’enorme portone medievale affacciato sulla strada, che protegge gli interni agli occhi indiscreti dei passanti e che rispecchia e rafforza l’identità speakeasy. Attualmente il locale è in stand-by causa pandemia, ma quando riaprirà i suoi portoni tornerà a splendere in tutta la sua bellezza: «un salotto, un ambiente riservato, intimo, esclusivo», come lo descrive Michele Collina. Sessantacinque posti a sedere, senza consumazione al banco, con ingresso su prenotazione. Si accede solo tramite parola d’ordine e previa iscrizione al Donkey Club, che avviene tramite la sottoscrizione della tessera. Ai soci, poi, mensilmente viene inviata la parola d’ordine, richiesta all’ingresso e fondamentale per accedere. Formalismi che possono suonare pesanti e pedanti, ma che aiutano a entrare sin dall’ingresso nell’ambiente Donkey. Perché una volta varcato l’arco tutto diventa immersivo, con il locale focalizzato a creare un’esperienza totale, dai mobili alle luci ai colori. Gli arredamenti riflettono l’ideale di speakeasy 2.0, che si stacca dall’immaginario classico del locale proibizionista anni ’20 ma che, mantenendone i principi di riservatezza, si trasla nel tempo. Stampe alle pareti, colori dei soffitti ma anche lampadari e sedute sono un mix tra colonialismo liberty - immagini di animali esotici, lampadari ricavati da cesti da pesca balinesi, sagome di matrone africane - e modernismo minimalista anni ’50.

Il mood di Donkey

«Vogliamo che il cliente stacchi la spina, che viva un’esperienza unica», affermano Maria Cecilia Canè e Daniele Pipia, responsabili di sala di Donkey. «Il nostro servizio è solo al tavolo, con ogni attenzione per i consumatori: dall’accoglienza al modo in cui illustriamo la nostra proposta vige il principio del servizio d’eccellenza». Mood che si esprime perfettamente nella cigar room, offerta di Donkey unica nel panorama bolognese. Una sala dedicata dove poter fumare sigari provenienti da ogni regione del mondo, abbinando la bevuta che meglio si adatta al tabacco scelto. «Proponiamo una selezione che va dai corposi sigari toscani, fino ai cubani come il Cohiba o i Montecristo o i Romeo y Julieta. Ogni sigaro proposto può essere abbinato in degustazione con distillati o cocktail. Come il Montecristo con il drink Goodfellas, composto da un bourbon cotto sottovuoto a 60° gradi con noci pecan miscelato con il liquore Muyu Chinotto Nero e che si sposa con la morbidezza del celebre sigaro.

Stile minimal anche nei drink

Al bancone, protagonista anche visuale di Donkey, ci sono Edoardo Orlando e Nicolò Barchetti. «Vogliamo offrire una proposta drink pulita, con pochi ingredienti. Cerchiamo di portare lo stile minimalista negli arredamenti così come nella bevuta. Gli stessi bicchieri sono privi di intarsiature o decorazioni. Nella miscelazione poi ci ispiriamo a quello che è il trend internazionale. Una miscelazione con pochi ingredienti, per rispecchiare il gusto ed il valore di ognuno. Dopo tanti anni di cocktail super dimensionati, con anche otto ingredienti al loro interno, noi vogliamo proporre una bevuta più “pulita”, esaltando anche la stagionalità dei sapori usati. Proprio per questo il menu cambia ogni 3 mesi, con il cambio di stagione appunto» afferma Edoardo. Ad affiancare la proposta drink infine vi è anche l’offerta culinaria, curata da Simone Donà. Donkey ha un menu snello, con proposte per la maggior parte in stile tapas. La cucina, in tempi normali è aperta infatti negli stessi orari del locale, dalle 18 alle 3 di notte ed è pensata per accompagnare la bevuta, appoggiare e supportare il drink. La proposta è sia di crudi sia di cotti e spazia dal pesce alla carne. Si possono degustare dalle ostriche, disponibili in tre varietà, al gambero rosso di Mazara del Vallo “cotto” nel lime. Ciò però non impedisce di poter anche pasteggiare a cena, per esempio con un risotto al prosciutto Pata Negra o una tartare di fassona.

Cripto Lab

Ma la vera sorpresa di Donkey è Cripto Lab. Come in una matrioska, una porta nella porta da accesso a questa innovativa proposta dello staff. Cripto Lab infatti è uno spazio dove i barman possono creare e studiare durante il giorno, per poi trasformarsi in un sala “privè” la sera. Sei posti a sedere, da prenotare, in cui il cliente ha la possibilità non solo di godersi un drink, ma di fare una esperienza immersiva nel mondo della miscelazione e di ciò che c’è dietro le quinte. Dietro l’enorme portone nero di Vicolo Broglio insomma, si dipana il mondo di Donkey, con le sue sfumature esotiche e l’estro di Cripto Lab. Una proposta unica nel panorama bolognese, che va scovata e scavata e che non può essere compresa appieno al primo sguardo. Ma che merita un occhio più attento.

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