La maratona verso la gloria è entrata nella sua fase clou. Parliamo della Diageo World Class, tra le più prestigiose competizioni internazionali dedicate all’arte della mixology. Una vera maratona per via della serie di prove di altissimo livello alle quali sono sottoposti i concorrenti, che vanno ben al di là della pura arte del bartending e che ne testano le qualità su una dimensione davvero globale. Per quanto riguarda l’Italia, siamo arrivati alle semifinali, con 25 concorrenti in gara per aggiudicarsi i 10 pass per l’accesso alla finale che assegnerà il titolo di Miglior Bartender della Penisola. Un percorso che per il vincitore proseguirà con la partecipazione alla finale mondiale, in programma a Madrid, dove verrà decretato il vincitore assoluto che verrà incoronato Bartender of the Year.
Il lungo percorso della World Class nel nostro Paese ha preso il via lo scorso autunno con la fase di preselezione online, nella quale gli aspiranti concorrenti hanno dovuto presentare una ricetta originale di drink sulla base di due temi proposti: Highballin’ Cordial Challenge e Heart of Gold The Botanical Journey. Nel primo caso si chiedeva di creare un Highball con un cordiale originale homemade come complemento al Johnnie Walker Black Label, la base scelta per il drink. Nel secondo, invece, di realizzare un drink ispirandosi al viaggio di una delle botaniche del gin Tanqueray No.Ten e che valorizzasse al massimo il sapore della botanica scelta.
Apicultura, sostenibilità e grandi classici
Da questa prima prova sono stati selezionati i 50 concorrenti entrati nel vivo della competition. I bartender sono stati suddivisi in cinque team capitanati ognuno da 5 massimi esponenti della mixology italiana: Patrick Pistolesi, Tommy Colonna, Matteo di Ienno, Edoardo Nono e Giovanni Bologna. Il loro compito? Accompagnare i competitor in tutto il percorso della gara, con consigli e suggerimenti e trasmettendo loro il proprio know-how e le conoscenza delle diverse tecniche per affrontare al meglio le diverse sfide, con una particolare attenzione anche alla presentazione ed esposizione dei lavori, che in questa edizione della competizione, che si svolge online, ha assunto un peso più rilevante del solito.
Due le prove previste per questa eliminatoria, la prima incentrata sul tema dell’apicoltura e della sostenibilità, la seconda sui classici della miscelazione.
Per la prima prova i bartender hanno dovuto infatti creare un drink, a base di vodka Ketel One, ispirato dal lavoro delle api e dal concetto di alveare. Aspetti sui quali in precedenza erano stati preparati partecipando a un webinar condotto da due giovani apicultori, che hanno illustrato il lavoro dell’apicoltore, la vita delle api e la loro importanza nell’ecosistema del Pianeta.
Il drink doveva contenere 2 ingredienti “local”, e almeno uno doveva essere o miele o un altro prodotto delle api, per esempio polline, pappa reale, c’era di api, che poteva essere utilizzato in diverse modalità, non necessariamente dentro il drink, ma per esempio anche come guarnizione, dolcificante o per un’infusione.
Ora, il termine “local”, richiede un chiarimento. Ai concorrenti era stato infatti chiesto di scegliere un luogo come base per la creazione del loro drink: “l’alveare”. Che poteva essere un posto qualsiasi (l’abitazione, un’azienda agricola, il giardino di casa, ecc), ma dal luogo scelto come “alveare” doveva provenire il miele, o l’altro prodotto derivato dalle api, e il secondo ingrediente “local”. Ma non solo, perché nel raggio di 7 chilometri “dall’alveare” (distanza che le api possono coprire con il loro volo) dovevano provenire anche tutti gli altri ingredienti del cocktail. In pratica, ai concorrenti è stato chiesto di crearsi un proprio spazio di lavoro a chilometro zero.
Successivamente, sono stati sottoposti a un quiz sui grandi classici della miscelazione, tema che hanno approfondito con tre webinar tenuti da altrettanti grandi esperti della materia: Ago Perrone, Antonio Parlapiano e Alex Frezza, che ne hanno raccontato le ricette e la storia.
I semifinalisti
Attraverso queste due prove sono stati selezionati i 25 concorrenti che hanno avuto accesso alle semifinali, ora in fase di svolgimento. Ecco i nomi per ciascun team:
Team Pistolesi: Matteo Ciampicali, Manuel Di Cecco, Michele Ferruccio, Luca Granero, Andrea Pomo;
Team Colonna: Giacomo Albieri, Sossio Del Prete, Haneul Lee, Daniele Macciò, Edoardo Miotti, Erick Munguia, Daniele Salviato;
Team Di Ienno: Riccardo Cerboneschi, Federico Ercolino, Enzo Russotto, Gabriele Zambelli;
Team Nono: Alberto Corvi, Marco Dongi, Erica Rossi, Carolina Sensei, Gabriele Tammaro, Alessandro Zampieri
Team Bologna: Geanfranco Chavez, Simone Molè, Vincenzo Pagliare.
Creare un ready to drink
Per loro la strada per la finale passa attraverso tre nuove sfide. La prima è la Rtd Challenge, che ha chiesto ai bartender di creare e spedire alla giuria un ready to drink, imbottigliato in vetro o in lattina (massimo 500 ml), con tanto di etichetta sviluppata ad hoc. Base di partenza è la ricetta del cocktail presentato nella fase precedente, del quale il ready to drink deve conservare il concept e i suoi due ingredienti locali. Le uniche variazioni alla ricetta originaria permesse sono, infatti, quelle fatte per ottimizzarla alla forma ready to drink, come la sostituzione di ingredienti deperibili.
Un altro aspetto della prova consiste, poi, nella presentazione del progetto. I concorrenti avranno infatti 5 minuti di tempo per spiegare alla giuria il loro lavoro, raccontandone non solo le caratteristiche organolettiche, ma anche la strategia go to market, quindi target di consumatori al quale è rivolta la proposta, orario e modalità di consumo ed elementi di forza e debolezza.
Storytelling e invecchiamento dei distillati
La capacità di ideare e presentare una storia rappresenta invece il cuore della seconda sfida, dal nome, appunto, di Storytelling. Ma non si tratta di inventare una storia qualsiasi. Oggetto del racconto è uno dei 60 grandi classici che hanno fatto la storia della mixology: a ogni concorrente ne verrà assegnato uno (in modo casuale), che dovranno ribattezzare e immaginare uno storytelling del tutto diverso rispetto a quello originale legato al cocktail. Inoltre, dovranno anche inventare una storia originale riguardo l’ispirazione della ricetta, storia che possa anche avere effetti di upselling sul consumatore finale.
L’ultima prova, Chromo Cask, verte invece sulle loro conoscenze in merito all’invecchiamento in legno dei distillati. Più nello specifico, sull’influenza che i vari tipi di legno utilizzati per la maturazione hanno sul colore e le espressioni organolettiche finali del prodotto. Anche in questo caso il tema è stato approfondito con la guida di Franco Gasparri, tra i massimi esperti mondiali di distillati. Per dimostrare le competenze acquisite avranno 5 minuti di tempo per rispondere a una domanda, sotto forma di quiz a risposta multipla, dove dovranno individuare la corrispondenza tra colore e caratteristiche finali e e il legno e il distillato impiegato.
A valutare le loro performance la giuria composta da Manuel Cesandri, Flavio Angiolillo, Andrea Gasparri, Riccardo Brannetti e Gian Paolo Di Pierro, che, al termine delle tre prove decreterà i 10 bartender che si sfideranno nella finale italiana della World Class.