Martin Shabaya, tre volte campione baristi keniota, è il testimonial dello specialty coffee Muthunzuuni, protagonista del mese dell’offerta di Ditta Artigianale. La Torrefazione fiorentina guidata da Francesco Sanapo (da sempre in prima fila per la promozione degli specialty coffee in Italia) prosegue infatti il suo cammino tra i caffè africani più pregiati e le realtà che le producono, con cui il suo team di esperti ha costruito un rapporto di fiducia.
Questo nuovo viaggio guida nella contea di Machakos, nel Sud del Paese, dove si trova una cooperativa istituita nel 1979 che conta 1020 soci, ognuno dei quali coltiva in media mezzo ettaro di terreno a un’altitudine di circa 1800 metri. Il caffè viene tipicamente depolpato, fermentato per 24 ore prima di essere lavato, selezionato per densità, per passare infine al processo di essiccazione dei chicchi in pergamino su letti sopraelevati per circa 14 giorni. In tazza è caratterizzato da un corpo succoso con note fruttate di arancia e mirtilli e un finale molto pulito e delicato.
Presenta la nuova referenza il giovane capo barista dell’Artcaffe di Nairobi, che al World Barista Championship di Seoul (Corea del Sud) nel novembre 2017 è stato il primo concorrente di un Paese africano ad arrivare alla semifinale della competizione: Martin Shabaya.
«Il caffè del Kenya cresce ad altitudini elevate su un terreno vulcanico: condizioni che giocano un ruolo importante sulla qualità della tazza. Le varietà botaniche più utilizzate sono la SL28 e la SL34, molto ricercate dai torrefattori». Tra i valori in cui Martin crede di più per il successo nel suo lavoro annovera passione e condivisione, senza dimenticare l’importanza dello studio. Sulla percezione del caffè osserva che «è importante fornire accesso alla conoscenza, ai mercati e alle opportunità per aggiungere valore e migliorare educazione e consapevolezza sulla mitigazione dei cambiamenti climatici, l'adattamento e il sistema di allarme precoce. Soprattutto in Kenya, tuttavia, esistono ostacoli normativi complessi e costosi che scoraggiano chi vorrebbe entrare nel settore, specialmente donne e giovani come me: è una situazione da cambiare, rapidamente». L’urgenza riguarda soprattutto le donne, molto presenti nel lavoro nei campi, nella raccolta e nella cernita: il lavoro manuale per la produzione del caffè. Sono tuttavia molto meno rappresentate nel commercio, nell’esportazione e nel lavoro di laboratorio. Poche donne possiedono terreni o attività commerciali: una disuguaglianza denunciata dalla Sca White Paper. Lentamente le cose stanno cambiando.
Martin si è organizzato per far fronte alle difficoltà causate dal covid: «La pandemia ha colpito tutti nel mondo in generale, ma mi considero anche fortunato. Siamo stati messi in congedo non retribuito completo dal giugno dello scorso anno, cosa che mi ha costretto a perseguire l'altra mia passione; faccio consulenza per un paio di bar e sto integrando con lavori in legno per sostenere la mia famiglia».