Per molti, quella dello scorso 26 aprile, è stata una falsa ripartenza.
Tra limitazioni d’orario, a causa del coprifuoco, l’obbligo di servire solo all’esterno e le condizioni meteo avverse, in molti hanno preferito tenere abbassate le serrande. Numeri alla mano, il 46,6% dei bar non è dotato di spazi all’aperto e questa percentuale s’impenna nei centri storici dove vigono regole stringenti. È quanto riportato in una nota diffusa alla stampa dalla Fipe.
Comprensibile, dunque, la levata di scudi e il senso di beffa e disagio che serpeggia tra gli imprenditori del fuori casa. Serve coraggio, lo ripetiamo (ahinoi) da mesi. Serve riorganizzare l’offerta in vista del primo giugno, fatidica data in cui tutti potremo riaprire.
Perché, pur tra mille difficoltà e incertezze, il desiderio di tornare a consumare fuori casa emerge forte e chiaro.
Ne parliamo nelle pagine del numero di maggio di Bargiornale con Alison Angus, head of lifestyles di Euromonitor Interntional, una vita passata a scrutare il futuro per individuare i nuovi trend di consumo. Ai nostri microfoni l’esperta ha dichiarato: «La fine delle restrizioni scatenerà nei clienti la voglia di concedersi tutte le esperienze a cui hanno dovuto rinunciare. Passata l’euforia cominceranno però a fare i conti con la realtà, con quello che si potranno permettere».
Angus individua quindi quattro parole chiave attorno alle quali costruire la strategia per il futuro prossimo venturo: sostenibilità, convenienza, sicurezza e tecnologia.
Per ripartire. Tutti, questa volta! #restart