Li avevamo incontrati a Roma per la finale della Sustainable Cocktail Challenge del 2022. L’aveva vinta il giovane bartender pugliese Roberto Cosentino, volato poi a Berlino per la tappa europea (leggi Roberto Cosentino vince la competition di Flor de Caña e vola a Berlino). Il suo percorso si è fermato lì, ma la novità per la competition di Flor de Caña, il rum nicaraguense distribuito da Velier che ha fatto del green la sua bandiera, è che la sfida del prossimo anno porterà il vincitore direttamente alla finale mondiale. In palio c’è quindi un biglietto per il Nicaragua (anzi due, uno per il vincitore e uno per il suo barmanager o un collega), con la possibilità di conoscere da vicino l’hacienda di rum e di vincere il titolo di World’s Most Sustainable Bartender.
Le iscrizioni per il prossimo anno sono già aperte (www.flordecanachallenge.com), ma c’è tempo fino alla fine di agosto per mettere a punto il proprio drink sostenibile e candidarlo alle preselezioni. Abbiamo incontrato Marco Ferretti, brand ambassador Roma di Flor de Caña, e il giudice dello scorso anno Simone Onorati del Jerry Thomas Speakeasy, in occasione di una giornata di presentazione della competition al Blind Pig di Roma. Insieme hanno invitato i numerosi bartender presenti a partecipare, dando diverse dritte sul giusto approccio da avere per superare le selezioni. Essere green non basta, hanno fatto capire, bisogna anche essere smart, ovvero intelligenti nel pensare un cocktail che non sia solo bilanciato e buono da bere, ma che abbia dietro un’idea.
Le regole della Sustainable Cocktail Challenge
Andando nei dettagli, i criteri non sono cambiati: almeno 45 ml di rum Flor de Caña 12 e un massimo di 5 ingredienti in aggiunta, che non prevedano spirit di altri brand, ma che siano tutti homemade (ad esempio vini fortificati, oli essenziali, tinture e così via). Al massimo 30 ml per gli altri prodotti alcolici, a parte il rum protagonista. Il drink dovrà stare nel menù del bar di provenienza del candidato per almeno 30 giorni e deve essere presentato via social, attraverso i canali del locale e quelli personali del bartender.
Pensare sostenibile a 360°
Qualche piccola dritta arriva da Ferretti e Onorati: attenzione alla presentazione che si inserisce nel portale. Deve essere chiara, ben scritta, esauriente e corredata da una foto accattivante: «Fate fare le foto a chi le sa fare», consiglia Ferretti. Poi c’è la questione lingue: «è probabile che già nella finale italiana sarà chiesto uno speech in lingua, ma comunque chi partecipa dovrà sapere che in Nicaragua si presenta o in inglese o in spagnolo», avverte Ferretti.
Pensare sostenibile deve essere a 360°, aggiunge Onorati. «Significa pensare anche al contenitore, ragionare sull’opportunità di utilizzare o meno un sacchetto di plastica per il sottovuoto piuttosto che una vasocottura, considerare anche lo sforzo energetico che si compie». Poi c’è la questione ingredienti. Ferretti suggerisce di fare attenzione che i prodotti utilizzati provengano da aziende certificate Fairtrade come Flor de Caña. Onorati allarga il tema suggerendo di guardare all’enorme biodiversità che abbiamo in Italia. «Anche perché – aggiunge – se andiamo a prendere direttamente dal coltivatore il nostro prodotto sapremo anche chi e come l’ha coltivato, che impatto ha avuto sull’ambiente, ma anche quanto è stato tutelato chi ha lavorato alla coltivazione di quel prodotto».