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Dietro l'imponente colonnato di Palais Brongniart, ex palazzo della borsa di Parigi, per tre giorni si sono messi in mostra sapori e saperi del rum. Dal 12 al 14 febbraio si è svolta la seconda edizione del Mondial du Rhum, pensato per raccontare quello che viene definito "l'ecosistema del rum". «Non vogliamo fare un altro evento sul rum», spiega a Bargiornale Patrick Loger, ideatore del mondiale e presidente di Imeg, la società che lo organizza. «Non è un salone di degustazione, ma un luogo di incontro in cui chi decide a livello politico ed economico si ritrova per disegnare un'altra storia. È la ragione per cui ci sono produttori di rum e di barili, aziende di packaging, società di formazione professionale, organismi del governo e dello stato. E ancora professionisti, politici e senatori, per costruire un ecosistema in cui tutti si possono incontrare».
Le tendenze del rhum in Europa
Presenti una ventina di distillatori da Guyana Francese, Polinesia Francese, Capo Verde, Martinica, Réunion, Guadalupa, Benin e Francia, a rappresentare la tradizione francese del rum (che storicamente si affianca a quelle spagnola e britannica, lasciti del colonialismo). Tanti i rum agricoli, ottenuti dalla fermentazione del succo di canna da zucchero in uno dei dipartimenti d'Oltremare francesi o nell'isola portoghese di Madera (quelli prodotti altrove non possono essere chiamati rhum agricole, ma rum da succo di canna). E ancora quelli tradizionali a base di melassa, quelli bianchi e quelli invecchiati in botte o in anfora. E un'ampia gamma di punch e rhum arrangés, rispettivamente rum agricoli e di melassa infusi con frutta, apprezzati in Francia. «In Europa si assiste allo sviluppo di due tendenze: i rum invecchiati e quelli con frutta infusa. In Asia i rhum arrangés hanno una penetrazione sul mercato molto importante», racconta Patrick Loger. «Inoltre le donne apprezzeranno rum non troppo forti come grado alcolico».
L'ecosistema del rhum
«Quando parliamo di rum, dobbiamo tenere conto che ci sono più di 80 paesi che lo producono nel mondo», continua l'ideatore del Mondial du Rhum, che punta a crescere nei prossimi anni. «È un ponte d'ingresso alla cultura di ogni paese. C'è tanta diversità, perché si beve in maniera diversa in ogni paese. È l'unico spirito al mondo che piace alle donne, agli uomini, ai giovani, ai meno giovani, che si beve bianco, ambrato, invecchiato, speziato, aromatizzato alla frutta, nei cocktail... E che si trova anche nella pasticceria e nella cucina. E nella farmacopea. E se recuperiamo i residui della canna da zucchero che abbiamo usato per fare il rum, chiamati bagassa, possiamo fare energia rinnovabile». Eccolo, l'ecosistema del rum che ha in mente Loger. Così nell'elegante Palais Brongniart convivono conferenze, enti che promuovo lo spiritourisme (l'equivalente dell'enoturismo), cantanti d'opera e statue di ghiaccio, persino una sfilata di moda. E a un certo punto fanno capolino pure l'ex presidente francese François Hollande e il rapper e attore JoeyStarr. Uniti nel segno del rum.