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«A fine giornata, non siamo altro che un gruppo di schmuck che si associano per fornire momenti memorabili ai nostri clienti», parole di Moe Aljaff, uno dei protagonisti, insieme a Juliette Larrouy, della nuova e attesissima apertura di New York, che si chiama proprio Schmuck. Il termine, di derivazione Yiddish, in slang americano sta per stupido, imbranato. Aperto a Manhattan, nell'East Village, a metà gennaio, questo locale è l'approdo di una serie di peregrinazioni fatte dai suoi fondatori.
Aljaff, nato in Iraq e cresciuto a Västerås, in Svezia, iniziò la sua carriera nei music club, con un passaggio per il famoso Himkok di Oslo. Lasciata la Svezia diciottenne, va in India, Thailandia, Amsterdam, e infine in Spagna, dove nel 2017 Aljaff aprì il five-star dive bar Two Schmucks nello storico quartiere El Raval di Barcellona, e fu un successo immediato, culminato con il raggiungimento del sesto posto nella classifica World's 50 Best Bars nel 2022. Qui conosce la francese Larrouy, che dopo aver iniziato la sua carriera dai ristoranti stellati di Parigi, era passata al mondo del bar, prima nella capitale francese al Le Syndicat 2016, quindi a Barcellona al Two Schmucks.
Nel 2023 Aljaff e Larrouy lasciano Barcellona e decidono di trasferirsi negli Stati Uniti, senza dimenticare il progetto da cui erano partiti. In un primo passaggio a Miami conoscono il loro attuale business partner, Dan Binkiewicz (co-proprietario di Sweet Liberty e Medium Cool a Miami e Old Glory a Nashville) e con lui decidono di investire su New York, per aprire Schmuck.
Nel nuovo team newyorchese anche Floriane Groux ed Eliane Naeger, conosciuti al Two Schmucks. Tutte donne, a parte Aljaff, che dice: «Sono cresciuto con quattro sorelle, quindi per me è un feeling di sicurezza, inoltre New York mi ha dato subito una sensazione di familiarità, che si è rispecchiata anche sul lavoro: ho già aperto tre altri bar, ma non mi son mai sentito così confident come in questa città».
Il bar, su uno spazio di circa 150 metri quadri, è stato co-progettato da Aljaff e Larrouy, in collaborazione con Arash Ghassemi e Pauline Deckert, che hanno impostato un'estetica ispirata a Mid-Century Modern, Space Age e ai movimenti di design brutalista. Molti i pezzi d'arredo vintage dall’Europa che sono delle vere e proprie chicche di design, mentre per la parte operativa sono stati gli stessi Aljaff e Larrouy, muniti di attrezzi, a occuparsi della ristrutturazione, non senza consultare ChatGpt parecchie volte, come hanno ammesso.
Schmuck si divide in due ambienti, ciascuno con la sua drink list, una per la living room e una per la kitchen: in tutto sono 18 drink alcolici (tutti a 19 dollari) e un mocktail, il Melon Michelada (a 11 dollari). La Living room, che è la sala principale, conta una cinquantina di posti a sedere e ha un bancone bar in acciaio inossidabile. Qui si possono assaggiare drink come Fika (a base caffè, con Bacardi 8 e Mr Black), il cui nome è ispirato alla pausa caffè e merenda alla svedese; Blanka, ispirato dalla classica insalata francese invernale di finocchio, con vinaigrette di senape, whiskey Four Walls, finocchio e pecan; Larb Gai, con Remy Martin, arachidi, riso, erbe ed olio di chili. La sala più piccola, la Kitchen (24 posti a sedere), ha una sua entrata indipendente. Qui troviamo, tra gli altri, Le Banané, con vodka Grey Goose e banana; Muesli con Old Forrester Bourbon con fiocchi d'avena tostati, miele e lamponi. «I cocktail sono essenzialmente un linguaggio - spiega Aljaff -. Quando hai provato di tutto e l'hai poi riprovato, hai imparato le parole e poi lentamente impari a costruire frasi, a un certo punto scopri di parlarlo. Siamo sempre a caccia di sapori, Juliette ha lavorato in un ristorante stellato, per cui contribuisce con le sue conoscenze alla creazione dei cocktail». Non manca un accompagnamento food, con un menu degli snack creato in collaborazione con Lobb Berlino e il suo fondatore Arash Ghassemi.