C’è un’importante novità in tema di buoni pasto elettronici. Finalmente, i locali potranno leggere i ticket elettronici con un unico dispositivo, indipendentemente da quale sia la società emettitrice. La novità è contenuta nella legge di conversione del Decreto sviluppo (decreto-legge 16 luglio 2020), approvata in via definitiva dal Parlamento lo scorso 10 settembre e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 14 settembre 2020, quindi già entrata in vigore.
Legge, la numero 120 del 2020, nel nuovo articolo 40 bis recita infatti: «In caso di buoni pasto in forma elettronica di cui all’articolo 4, comma 3, del decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 7 giugno 2017, n. 122, è garantito agli esercizi convenzionati un unico terminale di pagamento». Questo significa che si chiude l’epoca in cui un locale doveva dotarsi di Pos diversi, quasi uno per ogni società emettitrice, e relativi costi, per leggere e incassare i ticket digitali, in quanto la norma dispone chiaramente che agli esercizi convenzionati dovrà essere assicurato un unico terminale di pagamento, sebbene non specifichi i tempi di questo passaggio. La stessa legge infatti precisa che la novità dovrà essere attuata e regolamentata da un decreto del ministero dello Sviluppo economico con il ministero dei Trasporti e Anac, l’agenzia Anticorruzione. E con un’altra importante precisazione: che la norma, allo stato, impatta unicamente sulle gare a evidenza pubblica, ovvero sul buono elettronico per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni.
Nonostante, tali limitazioni, la novità è stata accolta molto favorevolmente da Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi, per il risparmio non da poco che garantirà a titolari e gestori dei locali che si muovono all’interno del circuito dei buoni pasto. «Il Pos unico consentirà ai nostri imprenditori di ridurre le spese in maniera significativa – ha commentato Aldo Cursano, vice presidente vicario della Federazione -. Con il vecchio sistema si era costretti a sostenere il 25% di spese ogni 1.500 euro di fatturato, solo per installazione, commissioni e contratti di affitto dei vari lettori elettronici. Mai come ora ogni tipo di taglio ai costi di gestione di un’attività è ossigeno puro per un settore in difficoltà come il nostro».
Un primo importante passo, dunque, per rendere il sistema dei buoni pasto, che nel nostro Paese ha nel complesso un giro d’affari da 3,2 miliardi di euro all’anno, meno oneroso per il mondo del fuoricasa. Un passo, però non ancora risolutivo. Un altro punto critico è rappresentato dalle commissioni che, secondo i calcoli di Fipe, oggi toccano il 20% del valore dello stesso buono pasto. Un peso sul quale gravano anche gli effetti delle gare per la fornitura dei buoni alla pubblica amministrazione, che da sola totalizza quasi il 40% del giro d’affari del mercato. Tema anche questo sul quale Fipe si sta battendo da tempo. «La scontistica sul valore nominale del buono pasto, imposta dalle gare al massimo ribasso, è insostenibile per gli esercenti e confermiamo con forza il nostro impegno a cambiare questo stato di cose – ha infatti proseguito Cursano -. Il plauso per l’introduzione del Pos unico resta tale, ma fatto 30 proviamo a fare 31 e speriamo che l’attenzione dimostrata al nostro comparto non si affievolisca».