Distanziamento e stare all’aria aperta. Sono queste le regole d’oro per ridurre la diffusione del contagio da Covid-19. Norme di comportamento che dovremo seguire ancora a lungo, sia a causa dell’esasperante lentezza con cui procede la campagna vaccinale sia perché, anche quando saremo vaccinati, potremo comunque contrarre il Coronavirus ed essere contagiosi. Per questo motivo il dehors, lo spazio esterno che i locali possono occupare con tavoli e coperture, è destinato ad avere lunga vita e a diventare ancora più importante. Anche gli amministratori locali sembrano averlo capito. Dall’inizio del 2021 le imposte sull’occupazione di suolo e spazi pubblici, la Tosap e la Cosap, sono state accorpate nel Canone Unico Patrimoniale, per il quale è stata prevista un’esenzione, che con ogni probabilità verrà estesa fino almeno alla fine del 2021 se non fino a giugno del 2022. Ciò significa che gli esercizi dovrebbero essere sollevati dal pagamento di quest’imposta. Se questa eventualità, mentre scriviamo, non è ancora sicura al 100% lo è comunque la proroga del regime di autorizzazione semplificata, che in ogni Comune crea percorsi più facili e rapidi agli esercizi che decidono di espandere la propria attività verso l’esterno.
Funzionalità e accoglienza, le strade maestre
Una volta in regola dal punto di vista degli adempimenti, per il gestore del bar si pone il problema di come allestire il proprio dehors. E non ci sono soltanto avvertenze da seguire per quanto riguarda il distanziamento tra i tavoli, c'è anche il problema di come organizzare gli spazi in modo sicuro, funzionale e, ovviamente, senza esporsi a ulteriori salassi economici. La creatività dei gestori si è subito manifestata anche in questo ambito e nelle nostre città, già a partire dalla scorsa estate, abbiamo visto il proliferare di soluzioni più o meno improvvisate. Da chi si limita a delimitare gli spazi con un tappeto di erba sintetica e una precaria recinzione in legno a chi ha optato per realizzazioni più strutturate. In particolare, soprattutto laddove si sono allargati gli spazi occupando i posteggi di fronte alla vetrina del locale, abbiamo visto un diffusissimo uso dei pallet di legno, o bancali, per creare pedane a livello con il marciapiede. Queste estensioni vengono anche definite, come abbiamo già visto parklet e, oltre che un carattere pratico, hanno un significato simbolico. I fautori del cosiddetto “urbanismo tattico”, pratica che punta alla riconquista degli spazi pubblici delle città per le persone, sottraendoli alla circolazione di auto e moto, usano il parklet come strumento per rivendicare il loro diritto sul territorio. In questo senso, anche il dehors di un locale, soprattutto se concepito in modo aperto e pensato in termini di funzionalità e accoglienza, si inserisce in questo vivace grande movimento culturale e apre una nuova visione e un nuovo futuro al locale pubblico, sempre più proiettato verso gli spazi esterni. Partendo da questo presupposto, diversi studi di architettura hanno progettato pedane che svolgono la funzione del parklet, un termine coniato dall’amministrazione della città di San Francisco per definire la morfologia generata dall’estensione stessa del marciapiede verso la strada, creando una superficie e un piano di quota unico, un’area strutturata con sedute, vegetazione, posto bici e altre funzioni per migliorare le pratiche sociali quotidiane all’aperto. Un luogo di sosta contornato da vegetazione per realizzare spazi gradevoli e confortevoli in porzioni di città in precedenza anonime e prive d’identità. Ma le soluzioni sono infinite. Atenei di tutto il mondo hanno, ad esempio, avviato progetti per raccogliere idee su come realizzare, in maniera rapida, economica e soprattutto di grande impatto estetico, soluzioni di questo tipo. Alcuni esempi arrivano dal progetto Furnish, finanziato dalla Commissione Europea, nell’ambito dell’iniziativa Urban Mobility dello European Institute of Innovation and Technology (Eit). Vi hanno partecipato sette atenei europei, tra cui il Politecnico di Milano, che ha ideato, con il suo UnPark Team, un progetto denominato Mue:sli. Consiste in una soluzione per realizzare tavolini e sedute per esterni partendo da tavole di legno da tagliare con macchine a controllo numerico. Il tutto può essere integrato con vasi per arricchire di verde lo spazio e con sostegni con cui realizzare insegne o separazioni, per esempio in plexiglas. Dal sito furnish.tech è possibile scaricare i file dei profili dei vari elementi, che chiunque può utilizzare in autonomia, per esempio in un fab-lab, un laboratorio digitale attrezzato con macchine per la lavorazione del legno. Simile nel concetto, il progetto dei Valldaura Labs dell’Iaac, Istituto di architettura avanzata dell’Università di Barcellona, per costruire una piattaforma per dehors in legno. Entrambi i progetti sono open source, liberamente fruibili da tutti, e sono accompagnati da manuali con le istruzioni per realizzarli, compreso tutto l’occorrente in termini di materiali e utensili.
Modelli e soluzioni: dalle più semplici a quelle più complesse
Del resto, realizzare un dehors può essere semplicissimo. Il tema è sempre più studiato a livello urbanistico. A Napoli, per esempio, è stato condotto un interessante studio per definire le linee guida di progetto sostenibile degli spazi aperti, realizzato tenendo conto delle particolarità delle singole città, anche dei quartieri in cui gli spazi sono più angusti e gli spazi ridotti. L’autrice, Valeria D’Ambrosio, del dipartimento di Architettura dell’Università Federico II di Napoli, ha individuato una ventina di possibili varianti, che vanno da due semplici tavolini con due sedie posti ai lati dell’entrata, all’uso di piccoli ombrelloni leggeri con sostegno centrale o laterale per fare ombra, fino alle soluzioni più complesse con pedana e recinzione. In ogni caso, i criteri di cui tenere conto riguardano gli spazi lasciati alla libera circolazione dei pedoni e l’uso di soluzioni “leggere” e facilmente rimovibili, che non impattino sull’estetica urbana. Quindi coperture con colori neutri, arredi leggeri ma resistenti, materiali come alluminio o acciaio trattato non intaccabili dagli agenti atmosferici.
L'importanza del verde
Importante, nella delimitazione degli spazi, l’uso delle piante. Il verde rasserena, tranquillizza, mitiga la presenza di cemento e crea una separazione dal traffico dei veicoli. Anche qui le soluzioni non mancano: tante le aziende specializzate che realizzano sistemi divisori modulari di ogni dimensione e in diversi materiali (dall’acciaio alla plastica rigenerata) con la possibilità di “alloggiare” vasi di piante per esterno. Il crescente successo di questi spazi al servizio dei locali si misura anche da queste idee di arredo, che nascono sempre più numerose e in linea con quelli che presumibilmente saranno gli stili di vita post Covid.