Il dehors può essere una soluzione non solo per garantire una continuità operativa ai locali pubblici, in tempi di pandemia, ma anche per recuperare alla città spazi inutilizzati e abbandonati. Ora che diventa sempre più importante reperire aree all’aperto a beneficio della convivialità, il connubio tra l’allestimento degli spazi esterni e il recupero di distretti ex industriali diventa un’opzione interessante, un idea per ripensare le nostre città. Un esempio pionieristico di un approccio simile, realizzato già nel 2017 quando ancora non si pesava all’eventualità di una crisi sanitaria, arriva da Torino e riguarda il restauro e il ritorno a nuova vita della vasta area industriale delle Officine Grandi Riparazioni (OGR). Non lontano dalla stazione ferroviaria di Porta Susa, questo complesso di fabbriche ha avuto la funzione, a partire dalla fine dell’Ottocento, di riparare locomotive e vagoni. Dalla fine del 2017 è stato riaperto come un hub di innovazione, battezzato Snodo, in cui il grande cortile interno è dominato da una scenografica torre piezometrica, utilizzata ai tempi come riserva d’acqua.
Una proposta f&b nel rispetto delle norme sul distanziamento
Tutto questo spazio è diventato un grande dehors: all’interno di vecchi container ferroviari sono ospitate attrezzature e laboratori di un bar, un bistrot e un ristorante premium, che garantiscono un’offerta enogastronomica su tutto l’arco della giornata, dalla colazione all’after dinner. Gli spazi esterni, aperti sono stati allestiti con un social table, un lounge e grandi spazi coperti da ombrelloni e con arredi per esterni, come grandi divani e tavolini bassi. L’area è molto vasta e ha l’aspetto di una piazza, fino a poco tempo fa completamente abbandonata e ora non soltanto nuovamente fruibile (pandemia permettendo), ma anche “sicura” in base alle regole del distanziamento sociale.
A curare il progetto è stato lo studio di architetti Boffa, Petrone & Partners Associati di Torino in collaborazione Building Engineering, gruppo con al suo attivo realizzazioni in tutto il mondo, che ha anche seguito i lavori di restauro. Spiega l’architetto Luca Petrone: «La nostra idea si è basata sulla trasformazione del cortile d’ingresso in uno spazio aperto alla città una piazza grande che è diventata la corte di tutto il polo delle Officine Grandi Riparazioni. Un foyer “en-plein-air”, luogo d’incontro, interazione e comunicazione indipendente dalla fruizione degli spazi interni». Importante anche il ruolo dell’illuminazione, attentamente curata dai progettisti. «Abbiamo voluto dare un carattere ricco di fascino allo spazio anche di notte - spiega Petrone- attraverso l’uso della luce si creano scenari diversi che rendono il luogo sempre diverso agli occhi dei visitatori». Snodo rappresenta una sfida importante vinta per il recupero di strutture industriali in disuso che il capoluogo piemontese sta lentamente riscoprendo grazie anche alla sinergia tra pubblico e privato. Con l’obiettivo di dotarsi di nuovi spazi di aggregazione e centri di cultura e intrattenimento in cui somministrazione e ristorazione giocano sempre un ruolo da calamita.