Negli ultimi decenni la superficie dei vigneti si è drasticamente ridotta. Il consorzio dei produttori cerca di rimediare con un progetto di rilancio
Il problema del vino di Pantelleria si chiama “ricambio generazionale”. Per ogni anziano che scompare c'è un pezzo di vigneto che muore. Il bilancio degli ultimi vent'anni è da fuga dalle campagne: ben 4 mila ettari in meno. Oggi se ne coltivano soltanto un migliaio. Il 1973 viene ricordato come un'annata abbondante, una delle ultime con 450 mila quintali di uve zibibbo.
I numeri e le ragioni della crisi
Il 2006 è ricordato invece come una delle annate più magre: appena 38 mila quintali di raccolto. Il 2007, complice la peronospora, è stato un disastro: solo 20 mila quintali di uve. Se continua così - ha lanciato l'allarme il consorzio dei produttori - in dieci anni il tipico vigneto ad alberello sarà un ricordo dei bei tempi che furono. Più realisticamente, senza una forte inversione di tendenza il vigneto di Pantelleria rischia di scivolare verso un minimo storico, ancora peggiore di oggi. L'estinzione sembra comunque lontana, altrimenti le 3 grandi aziende siciliane (su un totale di 28 cantine) che hanno investito sull'isola non si sarebbero impegnate in notevoli investimenti. Una soluzione per risollevare le sorti del pregiato vino di Pantelleria potrebbe essere quella di favorire una maggiore dimensione aziendale. Ma i prezzi della terra sono un freno perché risentono del grande boom turistico dell'isola dei vip. Un'altra soluzione è quella di riportare braccia all'agricoltura, ma appena possono i giovani vanno a cercare fortuna sulla terraferma. Il paradosso è che le aziende devono importare manodopera anche straniera, altrimenti nessuno coltiva i vigneti.
Il progetto di recupero
Alla situazione vuole rispondere il consorzio di tutela che a dicembre ha lanciato un progetto dal titolo eloquente: “Recupero del Vigneto Pantesco”. Si stima un investimento iniziale di 200 mila euro, ma il successo dipenderà anche dalla capacità di coinvolgimento del settore pubblico. Il piano d'azione prevede il monitoraggio sanitario dei vigneti, per evitare rischi di calo produttivo come quello causato quest'anno dal fungo della peronospora; l'ammodernamento delle coltivazioni, pur mantenendo il sistema ad alberello; un minimo di meccanizzazione dove la morfologia dei terreni lo consenta; il recupero di parte dei vigneti abbandonati, anche con accordi di affitto con i ricchi proprietari di terreni e seconde case. Infine l'aumento della resa per ettaro (oggi di 40 quintali) e la crescita della manodopera con gruppi di lavoro esterni. L'obiettivo è nobile. Aumentare la produzione dei vini di qualità di Pantelleria: il Passito naturale, il Passito liquoroso, il Moscato naturale, ma anche il bianco da tavola. E con il vino salvare il tipico paesaggio dell'isola. Oggi ci sono ancora 12 mila km di muretti a secco, ma senza più eroi che fine farà la viticoltura eroica di Pantelleria?