Come è noto il termine più noto per definire la tendenza di cui vi parliamo in questo servizio è “vintage”, ma c’è chi preferisce definirla “modernariato”, in particolare gli addetti ai lavori che si occupano di arredo d’interni. Di che cosa si tratta? È una tendenza molto in voga oggi, anche nell’allestimento dei locali pubblici, che si basa sulla ricerca di pezzi di design trasformatisi in veri e propri classici, o se si preferisce, delle icone dell’era industriale. Gli anni di riferimento per il modernariato sono quelli compresi tra il 1930 e il 1980, cioè tra l’inizio dell’industrializzazione di massa e quello della postindustrializzazione. Che cosa contraddistingue quest’epoca? La ricerca essenziali, studiate per rendere possibile la produzione su larga scala degli oggetti d’arredo: lampade, sedie, tavoli, divani, poltrone. Tutti elementi fondamentali non soltanto nelle abitazioni, ma anche nei locali pubblici.
Design industriale, segno dei tempi
Il design industriale ha un gran numero di propri “campioni”, progettisti o architetti oggi considerati veri e propri artisti, come Achille e Pier Giacomo Castiglioni, autori della celeberrima lampada Arco, Giò Ponti, che disegnò le sedute di Cassina, Arne Jacobsen, che progettò sedie e poltrone rivoluzionarie negli anni Sessanta, Ludwig Mies van der Rohe, visionario ideatore delle poltrone Barcelona. Sono nomi entrati nella storia e che rimandano a un’epoca, quella del boom industriale, oggi considerato come il momento più felice della storia economica, soprattutto in Italia e in Europa: un’epoca in cui il benessere si allargò a una vastissima fascia della popolazione, in cui c’era lavoro per tutti e che oggi, in un periodo dove molte certezze sembrano svanire, è idealizzato come una specie di età dell’oro. Per quanto il benessere che abbiamo raggiunto oggi sia molto superiore a quello di quasi tutto il Novecento, in cui permanevano larghe sacche di povertà e di incultura in tutto il Paese, la suggestione di quel periodo ritorna potente e molte tipologie di locali vi si ispirano. Si parte dagli “speakesy”, lounge bar che si ispirano ai locali del Proibizionismo nell’America anni Trenta per arrivare ai “diners”, sempre di ispirazione Usa, simili al bar di “Happy Days”, situation comedy televisiva statunitense di grande popolarità e successo andata in onda in prima visione negli Stati Uniti dal 15 gennaio 1974 al 24 settembre 1984. La serie, creata da Garry Marshall, presentava una visione idealizzata della vita negli Stati Uniti a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta ed era imperniata sulle vicende quotidiane della famiglia Cunningham. Senza, infine, dimenticare i locali creati in vecchie aree industriali, oggi dismesse e da riqualificare, che consentono un recupero di vecchi arredi e perfino pezzi di macchinari d’altri tempi.
Ricostruzioni fedeli
Per restare nei confini della Penisola, gli anni più acclamati del vintage nostrano sono i Cinquanta e i Sessanta, quelli dei caffè all’italiana, della Dolce Vita, delle gelaterie artigianali ante litteram.
Un locale concepito in stile vintage si deve riproporre quindi, per prima cosa, l’obiettivo di riprodurre in tutto e per tutto l’atmosfera degli anni che si vogliono rievocare. È fondamentalmente un’operazione di marketing, per creare un locale alla moda, ma ha anche una forte valenza culturale, di recupero delle tradizioni. Per risultare credibile, quindi, dato che parliamo di una cultura nota a una larghissima parte del pubblico, deve essere realizzata con una reale attenzione al periodo storico di riferimento, facendo sì che tutti i particolari siano scelti con attenzione, credibili e plausibili.
Questo vuol dire che non basta limitarsi a qualche pezzo di arredo di design per ottenere l’atmosfera voluta, ma tutto, dagli arredi alle attrezzature, per arrivare alle divise del personale, deve avere una sua logica. Un’impostazione del genere comporta, quindi, una serie di opzioni a livello progettuale.
Più difficile invece scegliere un’impronta di arredamento vintage “eclettica”, in cui cioè coesistano pezzi di periodi o provenienze differenti, uniti tra loro in modo da creare un tutto armonico. È una tendenza che si può trovare in lounge bar di nuova concezione e dagli spazi molto ampi, in cui i posti a sedere, anziché i tavoli, sono concepiti come piccoli salottini, composti da poltrone e divani che circondano un tavolino. In questi casi le sedute possono essere in diversi stili, dalle poltrone e divani in pelle stile inglese anni Quaranta e Cinquanta, a quelli rivestite in tessuto con gambe in legno o metalli anni Cinquanta e Sessanta. L’accostamento di stili così diversi può risultare di grande effetto, ma se non si possiede un gusto raffinato può risultare un pugno in un occhio.
L’intervento di arredatori o di specialisti si fa quindi sempre più necessario anche nella progettazione di locali di questo tipo. Oggi è possibile affidarsi in tutto e per tutto ad aziende specializzate in questo tipo di allestimenti, che pensano a ogni dettaglio e realizzano il prodotto finito o, come si dice, “chiavi in mano”. Si tratta, ovviamente, di soluzioni più costose rispetto al “fai da te”, ma senz’altro molto più rapide e anche mirate, purché ci si rivolga a veri professionisti possibilmente con un repertorio realizzazioni in ambito horeca che possono rappresentare dei modelli di riferimento in fase di pianificazione degli interni.
La tecnologia serve
La soluzione ottimale, però, è un mix in cui ad architetti e arredatori, spesso legati all’azienda di arredo bar a cui ci si rivolge, si unisce un tocco personale, che rende distintivo il locale. La ricerca dei pezzi ad hoc può avvenire poco per volta, per dar vita a integrazioni successive di pezzi che vanno ad arricchire l’ambiente e a dargli una personalità. Se si cercano pezzi speciali come juke-box ristrutturati, vecchi macchinari come mantecatrici di gelato o simili, è sempre meglio rivolgersi direttamente al produttore, quando possibile, che spesso cura anche il mercato dell’usato dei propri prodotti e ne assicura la riparazione con pezzi originali, oppure ad aziende specializzate nel trovare i pezzi usati e ricondizionarli. Bastano uno o due tocchi di questo tipo per rendere il vostro locale quanto mai credibile. Quanto al resto delle attrezzature non bisogna dimenticare che, per quanto vogliate dare un aspetto retrò al vostro bar, non è possibile oggi rinunciare alle tecnologie di conservazione del freddo e del caldo disponibili. In questo caso meglio optare, insieme al produttore che sceglierete, per una linea d’arredo vintage ma con tutti gli ultimi ritrovati high-tech, dalle vetrine ventilate e isolate con lame d’aria all’illuminazione a Led.
Formule originali
Dare una precisa collocazione storica a un locale contribuisce anche a indirizzarne la formula e a creare opportunità di business collaterali.
Non solo i menu e la scelta dei prodotti deve quindi rispecchiare l’epoca prescelta, ma anche eventuali eventi, come concerti, mostre fotografiche, letture, esposizione di opere.
Ne possono nascere esperienze particolari, come quella di All American Diner, con due ristoranti a Milano, che punta a coniugare un look a stelle e strisce anni Cinquanta con una scelta di carni di prima qualità di origine italiana. Nei ristoranti il personale è rigorosamente vestito in stile college americano, ma anche la musica trasmessa in sottofondo strizza l’occhio ai ritmi rock’n’roll. È addirittura possibile per gli avventori acquistare gadget, boccali e persino pezzi d’arredo, come poltrone e tavoli.