Codificato dall’Iba, il pluridecorato cocktail brasiliano è perfino certificato da un decreto del goveno Lula
Ci sono due bandiere in Brasile: una è verde-oro, l’altra è la Caipirinha. Una bevanda bella, seducente, ma in fondo semplice, come una regina del samba. Preparata con açúcar, limão e pinga (zucchero bianchissimo, lime e cachaça) è legata all’immaginario così come il Carnevale, la Ragazza di Ipanema, il futebol ed altre leggende locali e turistiche. Sulle strade, nei botequim di Rio de Janeiro o di San Paolo, specie durante l’estate australe, se ne consumano fiumi. Ma viene proposta anche al ristorante perché il suo gusto, dolce e pungente al tempo stesso, va a nozze con piatti di lunga cottura come il churrasco o la feijoada.
La Caipirinha è conosciuta dai primi del ’900, dai tempi dei “caipira”, i contadini e i lavoratori delle zone rurali intorno a San Paolo, da cui ha preso il nome. Negli anni la Caipirinha è stata musa per scrittori e poeti. È citata negli anni Venti da Oswald e Mário de Andrade, tra i padri del Modernismo. Ma la racconta anche in “Urupês”, il suo primo libro di racconti ambientato tra le fazendas, lo scrittore Monteiro Lobato, che cita le “caipirinhas rosáceas”, preparate dal poeta Fagundes Varela.
Un nuovo ingrediente
Il ghiaccio nella Caipirinha, invece, è un ingrediente che inizia a essere utilizzato in tempi piuttosto recenti. Arriva con la comparsa delle prime macchine refrigeranti. Con la maggiore disponibilità dei cubetti di ghiaccio (spezzettati) la Caipirinha diventa popolare anche all’estero. Importato nel Vecchio Continente dal 1970, l’anno di Italia-Germania 4 a 3 e dell’ultimo mondiale di Pelé, è stato il cocktail che ha fatto conoscere la cachaça, l’aguardiente di canna brasiliana. Codificato dall’Iba, è stato perfino certificato per decreto (n. 4851 del 2003) dal governo Lula. Nel documento ufficiale si legge, tra l’altro, che “la caipirinha è una bevanda tipica brasiliana, con gradazione alcolica da 15 a 36 gradi in volume, ottenuta esclusivamente da zucchero, limone e cachaça”.