A caccia di esperienze divertenti e creative, purché alla portata del proprio portafoglio, pronti a dare la preferenza a chi si dimostra più attento alla sostenibilità: è il ritratto del cliente che emerge dall’indagine “Top 10 global consumer trends 2020” di Euromonitor International. Ma, in realtà, parlare di cliente come se fosse un’unica entità dai contorni ben definiti è un errore: «Ci sono alcune tendenze evidenti - afferma Alison Angus, head of lifestyles del team di ricerca della società londinese - come il desiderio di prendersi maggiormente cura di sé e di curare maggiormente il proprio equilibrio, e altri aspetti in cui atteggiamenti ed attitudini sembrano contrapposti».
«Molte persone stanno riconsiderando profondamente il proprio stile di vita e i propri valori - prosegue Angus -. Vogliono un maggior equilibrio nella propria vita, uno stile più sano. Ma in questo desiderio di innalzare la qualità della propria vita vanno anche alla ricerca di esperienze creative, nuove e divertenti, purché sostenibili per le loro finanze».
I giovani spingono verso la sostenibilità
Lo stesso accade con la sostenibilità ambientale: sono soprattutto i giovani a indirizzarsi verso i locali che dimostrano di tenere in considerazione la questione ambientale, anche se non necessariamente sono disposti a spendere di più. La soluzione? «Non occorre “essere al 100% sostenibili”, ma dimostrare e mostrare, in onestà e trasparenza, che ci si sta muovendo nella direzione di una maggiore sostenibilità». Nel frattempo, si moltiplicano le App che aiutano a individuare i luoghi “verdi” (negozi, ristoranti, bar ecc.) da premiare, diventando veri e propri moltiplicatori di stili e di scelte più rispettose dell’ambiente.
«Se è vero che la sostenibilità è un tema che sta a cuore soprattutto ai più giovani - spiega l’esperta - non va dimenticato il loro lavoro di sensibilizzazione nei confronti di genitori e nonni, che sta portando dei cambiamenti nella vita e nelle scelte anche delle generazioni precedenti».
La sostenibilità, oltre che verso l’ambiente, si dirige sempre di più anche verso le scelte di vita personali: «Da un lato c’è ci si sposta fuori città, in aree più periferiche dove la vita costa meno e si hanno ritmi più pacati. Dall’altra si cerca di limitare gli spostamenti. Crescono le opportunità per i locali di provincia e nelle aree residenziali delle città, specie quelle più verdi, accoglienti. Il limite dei 15 minuti negli spostamenti comincia a essere un criterio di selezione per molte più persone di prima».
Voglia di socializzare e timori residui
Un altro aspetto su cui Angus pone l’accento è quello che chiama “il paradosso della socializzazione”: «Da un lato ci sono quelli che non vedono l’ora di tornare alla vita che facevano prima della pandemia, e lo stanno già facendo. Dall’altro, però, c’è chi esita, chi non si sente ancora a proprio agio nell’uscire. Credo sia importante, se si vuole riconquistare entrambe le tipologie di clienti, continuare a mettere in atto quegli accorgimenti che fanno sentire al sicuro le persone, anche se è fondamentale farlo in modo soft, in modo da ricreare un’atmosfera piacevole e rilassata».
L’ultimo aspetto su cui Angus pone l’accento è quello della digitalizzazione: «L’utilizzo delle tecnologie è sempre più fondamentale, ma lo è altrettanto il capire in quali aspetti possono essere utili e in quali no. Se anestetizzano o in qualche modo attenuano la qualità e l’intensità dell’esperienza che si vive nel locale, rischiano di essere controproducenti. Dove invece possono avere un ruolo cruciale è nella comunicazione: usare il potere dei social per raccontarsi, per farsi conoscere, per comunicare le proprie iniziative, per rendersi attraenti agli occhi dei clienti può fare davvero la differenza».