Viviamo in un’epoca in cui si parla sempre di più di inclusività, di abbattere le barriere, di aprire gli spazi. Concetti ideali, ma che hanno anche una ricaduta concreta nel modo in cui organizziamo e diamo forma alle nostre attività professionali. La ricerca, soprattutto da parte di un pubblico giovane, di occasioni per socializzare, incontrarsi, scambiare opinioni si traduce anche nella ricerca di spazi che consentano confronti e interscambi. Un bisogno che impone anche a locali pubblici come bar, lounge o cocktail bar, di ripensare la loro funzione e cambiare la loro fisionomia. Oggi, in questa trasformazione un ruolo fondamentale viene ricoperto dal dehors. Gli inverni sempre più miti e il diffondersi di tecnologie che consentono di produrre arredi e strutture sempre più leggeri e resistenti stanno rivoluzionando il modo di concepire gli spazi esterni, che ormai sono parte integrante di un locale da sfruttare in tutte le stagioni. Questo non solo nelle città del Sud o nelle località balneari, dove il concetto è già ampiamente consolidato e fa parte della tradizione, ma anche nelle grandi città del Nord e perfino nelle località montane.
Spazio alla creatività
Anche al recente Sigep a Rimini (21 -25 gennaio 2017) abbiamo potuto apprezzare la fantasia e la creatività dei produttori di arredi per il contract che non si limitano più a proporre sedie e tavoli da esterni, ma vere e proprie linee coordinate, comprendenti anche divani, poltrone, perfino banchi bar o postazioni di servizio da installare provvisoriamente o per tutto l’anno in esterno. Lo sviluppo di polimeri plastici sempre più resistenti agli agenti esterni e piacevoli da vedere, uniti a tecniche di stampaggio delle plastiche sempre più sofisticate, consentono di ottenere prodotti di grande bellezza estetica unita a leggerezza e praticità d’uso.
La sensazione è che ci troviamo in un momento di transizione, una di quelle delicate fasi di passaggio che segnano l’introduzione di nuove mode o di nuove tendenze. Per quanto si parli da tempo dell’importanza del dehors come di uno spazio utile ad ampliare l’attività del locale, soltanto ora vediamo il comparire di soluzioni innovative che abbinate, a quelle tradizionali - ombrelloni, tavoli o sedie- danno un nuovo significato agli ambienti esterni.
La normativa
In questa fase di innovazione sono sempre i creativi ad avere le idee migliori e, quindi, le aziende italiane del design e del contract, dotate di inventiva e di tecnologie che, soprattutto sul tema dell’arredo, non hanno rivali nel mondo. Sono anche realtà produttive che conoscono a menadito le restrizioni a cui l’allestimento di uno spazio esterno come il dehors è soggetto da regolamenti comunali molto minuziosi dal punto di vista dell’impatto urbano.
Alcune tra queste aziende predispongono perfino cataloghi contract diversi da città a città, perché tarati su norme locali che impongono anche l’impiego di determinati colori per le coperture o l’utilizzo di particolari materiali. Regolamenti che possono differire anche all’interno dello stesso territorio comunale con le conseguenze che si possono ben immaginare a livello gestionale. Per non parlare dei casi in cui i regolamenti non sono chiari o sono addirittura assenti. Non è raro, a questo proposito, registrare veri e propri episodi di libero arbitrio da parte del funzionario comunale di turno che può decidere la rimozione di un dehors o negare l’eventuale autorizzazione su basi del tutto soggettive. Per contro sul tema della gestione degli spazi pubblici c’è da registrare un crescente interesse da parte delle amministrazioni locali di mettere a punto dei regolamenti chiari ed efficaci: non solo per tutelare il decoro architettonico e paesaggistico di piazze e strade cittadine, ma anche per ragioni di opportunità economica: l’occupazione dello spazio pubblico rappresenta, infatti, a livello di bilancio, un’entrata sempre più importante. Non è un caso che si stia osservando un giro di vite da parte di diverse amministrazioni comunali contro il cosiddetto “tavolino selvaggio” e le installazioni abusive o non in regola.
Affari illegali
Emblematico il caso della capitale dove il giro d’affari che interessa i dehors supera i 500 milioni di euro, coinvolge quasi 2mila imprese e dà lavoro a 6mila persone.
Si tratta del business degli spazi esterni su suolo pubblico calcolato dalla Cna di Roma solo per il I e il II municipio, ovvero il centro storico della capitale dove le occupazioni di suolo pubblico da parte di attività di somministrazione e ristorazione sono più numerose e estese Un business al centro di numerose contestazioni perché - come dimostra l’obbligo imposto agli esercenti di Ponte Milvio di smontare tutte le istallazioni esterne - una fetta consistente degli affari deriverebbe da occupazioni ritenute illegali e che raggiungono, in media, il 30% del totale.
Il fattore meteo
L’attenzione al mondo dei dehors deriva anche dal fatto che, complice l’evoluzione del clima (come saprete negli ultimi anni le temperature medie si sono innalzate di diversi gradi), lo spazio esterno sta diventando sempre meno provvisorio o “a tempo”. Non è più, o lo sarà sempre meno, un servizio legato alla bella stagione.
È diventato uno spazio da sfruttare 365 giorni l’anno e, quindi, permanente. Lo vediamo anche nelle località dove una volta gli inverni erano tutto meno che miti e dove gli spazi esterni si contavano sulle dita delle mani. Un esempio su tutti, Milano dove oggi l’aperitivo open air è diventato una regola con una vera e propria proliferazione di garden, terrazze, spazi esterni ecc. L’abilità di alcuni produttori, in particolare aziende che sviluppano soluzioni per creare gazebo e padiglioni coperti, è di riuscire a conciliare questo paradosso. La ricetta consiste nell’utilizzo di materiali pregiati, che non si deteriorano, come l’alluminio, di linee moderne ed essenziali e di tessuti per le coperture che non si sporcano. In questo modo strutture che un tempo si distinguevano per la loro scarsa attrattività oggi si fanno notare per il valore estetico. Il dehors diventa così nuovo elemento del paesaggio urbano ed è in questa accezione che il gestore deve concepirlo.
Non è qualcosa da progettare al risparmio: più è alta la sua qualità, nella struttura, negli arredi e nelle tecnologie, più elevati saranno il tasso frequentazione e i tempi di sosta e tutto ciò contribuirà, ovviamente, ad elevare lo scontrino medio del locale.