Un fenomeno interessante che sta avvenendo in numerose torrefazioni è l’ingresso dei giovani, che affiancano i padri con tanta voglia di imparare e di innovare. Perché il mondo del caffè è in continua evoluzione e oggi più di ieri chiede un notevole impegno per essere compreso a fondo e anche per anticiparne le tendenze.
Una caratteristica di CSC (Caffè Speciali Certificati), associazione nata nel 1996 da un gruppo di torrefattori per promuovere la cultura del caffè di qualità, è sempre stato il suo rapporto diretto con i produttori. «È importante andare nei Paesi di produzione, mantenere contatti con i farmer, verificare con loro la qualità dei caffè, aiutandoli a individuare le proprie peculiarità e a migliorare le caratteristiche del prodotto - afferma Enrico Meschini, presidente di CSC - Caffè Speciali Certificati -. A ciò che si conosce bisogna ovviamente aggiungere i contatti con nuovi produttori, visite a realtà produttive che si distinguono per innovazione e qualità o a territori poco conosciuti, anche se i tempi delle esplorazioni pionieristiche sono ormai finiti».
Così, Giovanni Corsini, 25 anni, dal 2010 in Caffè Agust, ha effettuato la sua prima esperienza in piantagione in India e lo scorso anno in Honduras: «sono esperienze fondamentali, perché permettono di vedere e provare di persona le diverse fasi di lavorazione e le innumerevoli varianti che influenzano il prodotto in tazza». Tra i suoi obiettivi coinvolgere nella conoscenza e nell’assaggio del caffè baristi e consumatori finali: solo chi sa riconoscere la qualità la sa premiare.
Conosce a fondo ogni aspetto della filiera e ama viaggiare Prunella Meschini, 32 anni, che ha fatto il suo ingresso ne Le Piantagioni del Caffè nel 2011. «Sono stata in Brasile, Perù, Etiopia, Guatemala, El Salvador, Costa Rica, Indonesia, Honduras… e non vedo l’ora di ripartire - afferma -. Se non visitassimo i luoghi in cui vengono lavorati, come potremmo capire e proporre caffè di qualità? Inoltre, se i produttori ti conoscono e verificano la tua competenza, più facilmente rispettano quanto pattuito e consegnano il caffè che realmente desideri». Guarda con occhio positivo al mercato italiano in cui, osserva, la richiesta di prodotti di qualità sta aumentando.
La ricerca è la passione di Vittorio Barbera, rappresentante della sesta generazione in Barbera 1870: il suo ufficio è infatti all’interno del laboratorio, che condivide con Guido Nicita, responsabile del controllo qualità. È stato in India, in Brasile e in Colombia e ha in programma molti viaggi anche in Vietnam: «oggi il suo prodotto è di basso livello, ma penso valga la pena visitarlo per cogliere eventuali segnali di una produzione di maggiore qualità». La sua torrefazione del futuro è un’impresa “sartoriale”, in grado di fornire al cliente il prodotto che desidera, con flessibilità ma anche determinazione quando si tratta di qualità.
Fare cultura del caffè è l’obiettivo anche di Benedetta e Serena Nobili, 32 e 34 anni, entrambe in Dini Caffè da 6 anni. Hanno fatto la loro prima esperienza de visu nella regione di Copàn all’interno della cooperativa Capucas in Honduras con Umami Coffee Campus e vogliono proseguire perché, affermano «condividiamo a pieno al filosofia di CSC che si basa sulla conoscenza e sulla completa tracciabilità dell’intera filiera».