Il mixologist Diego Ferrari e il guru dei tatuatori Francesco Capra hanno messo a punto una nuova tecnica di miscelazione. Per gli short drink usano una pistola da tattoo. Precisa, igienica e scenografica
Ho visto cose che voi umani…Al festival Roboxotica di Vienna il futurologo Magnus Wurzer, insieme ad altri impallinati di scienza e fantascienza, raduna ogni anno una trentina di robot nati per preparare cocktail. Si tratta di bartender di ferro, valvole e circuiti cibernetici, come “Capek, the Robot Cocktail Maker”. Basta dargli il comando giusto e il suo braccio meccanico corre verso il bottigliere, spilla e infine, con precisione, miscela le giuste dosi per il cocktail. Non è ancora in produzione, perché ogni tanto sbaglia e rompe tutto. Ma i suoi inventori sono fiduciosi. Niente a che vedere col suo collega giapponese RoboBar della Yaskawa Electric Corporation, gruppo leader nella robotica, che lavora 24 ore, senza sosta, non sbaglia mai e non si ammala. Gli manca la parola, ma questo succede anche a certi barman in carne e ossa.
La risposta ai barman robot
Per rispondere all'attacco dei barman robot ci voleva un umano, ben addestrato e appassionato di congegni vari come Diego Ferrari, mixologist in forze al Pergola Village a S. Martino (Lodi), sulla via Emilia. Circa un anno fa Ferrari era nello studio di Giancarlo Capra, detto il Pellerossa, un maestro dei tatuaggi di stile “horror-macabro”. Mentre la macchina dei tatuaggi era in azione sulla sua spalla sinistra, ha avuto una visione. Ha pensato: quella tattoo machine sarebbe perfetta per dosare, al millilitro, gli ingredienti di uno short drink. «Con Giancarlo Capra, un amante dei drink sartoriali, abbiamo fatto uno studio approfondito su aghi, tubi, frequenze e materiali. E siamo giunti alla conclusione che la tattoo machine è perfetta per miscelare i drink, specie quelli che richiedono precisione chirurgica come il Montgomery, il Manhattan o il Dirty Martini». Il funzionamento è semplice, intuitivo. L'ago, sterile e lavabile, pesca l'ingrediente aromatizzante (salamoia, Angostura, vermouth ecc.) dalla vaschetta porta-inchiostro. Quando si mette in moto il congegno, micron di aromi passano dall'ago alla coppetta e si miscelano con basi di gin, vodka o whisky. La vibrazione, ad altissima frequenza, fa in modo che le molecole si mescolino in pochi istanti e che il cocktail sia equilibrato al millilitro. «La tecnica offre una gestione ottimale degli aromi. Preferisco questo metodo a tecniche “in & out” e “montgomery”. Con soli 150 euro mi sono aggiudicato un attrezzo per confezionare short drink fatti ad arte». Diego Ferrari non riesce a separarsi dalla tattoo machine. L'ha portata in gara anche all'Absolut Talent Show. Il suo drink non ha vinto, ma era preciso come un orologio: vodka, crème de cassis e polvere d'argento alimentare. In dosi da manuale.