Pittura, fotografia, opere multimediali lasciano le gallerie per mostrarsi al grande pubblico. L’esempio di Alex Turco
Vorremmo denunciare un furto seriale. Le vittime sono le gallerie d'arte, i “ladri” sono i bar che stanno rubando opere e artisti. Il furto è alla Robin Hood: ha scopo benefico.
Pittura, fotografia, opere multimediali lasciano gli spazi stretti delle gallerie - frequentati dai soliti noti - per farsi conoscere dal grande pubblico. Dal 2000 abbiamo visto decollare il fenomeno art café in tutta Italia. Tra i nomi di spicco l'Ab+ Club di Torino, Linux Club e Extrobar di Roma, Mammut di Catania, Plasma di Firenze e Le Trottoir di Milano.
Luoghi reinventati
Questi spazi mettono in piedi performance artistiche per tutti i gusti, dai vernissage ai reading di poesia, dalle serate di cortometraggi alla video art. Il fenomeno ha assunto un tale peso che Sottocornonove, galleria d'arte e di design milanese, ha preso le contromisure e ha inserito nel suo spazio un coreografico wine bar aperto dalle 10 a mezzanotte.
Se le cose stanno così, allora anche gli artisti si adeguano. Alex Turco è uno di questi. Lui le gallerie, quelle classiche, non le frequenta per scelta. Mette in mostra le sue opere solo in discoteche, art hotel, lounge bar e ristoranti.
Quella di Alex Turco (alexturco.com) è un'arte seriale, fatta di riproduzioni, di repliche fotografiche, poi rielaborate in mille modi, fino a farle diventare opere uniche.
La collezione
L'artista è un cultore della moda, per questo le sue esposizioni le chiama collezioni, anzi Collections. Esce in primavera-estate e in autunno-inverno come fanno le griffe. L'ultima è la collezione numero 3, battezzata Dreamers, di scena fino al 4 gennaio al Nhow Art Hotel di Milano (nell'immagine, la tela Gold Show).
Si tratta di sei opere realizzate su pannelli e pelli pregiate che hanno come protagonista la sensualità femminile. «Puoi toccarla se vuoi!», dice l'artista al ragazzo che goffamente si sta avvicinando a uno dei suoi pannelli, 100x100 cm, dal titolo “Dream on”. Pensiamo a una provocazione. E invece l'art designer, come lo definisce il catalogo, ama pensare alle sue opere come a oggetti che possono essere «toccati, manipolati e perfino urtati». Per questo molte delle sue tele sono lavabili e a prova d'urto. «Sono creazioni pensate per ambienti come i lounge o le discoteche. Fatte per essere vissute intensamente. Elementi d'arredo più che opere da contemplare».
La tecnica
Per realizzarle, Alex Turco usa una tecnica che è un mix delle sue conoscenze professionali: arte, design e moda. Si serve della fotografia («perché permette la rappresentazione di qualsiasi soggetto»), della grafica multimediale («così posso riprodurre immagini in ogni dimensione») e di materiali insoliti per decorare: resine scaldate, glitter, Swarowski, cellophane, vernici colate, foglie d'oro e d'argento. Le creazioni delle sue Collections sono numerate con una tiratura di 200 esemplari. Ogni singola opera è composta dallo stesso layout fotografico e grafico, ma è resa unica dalle applicazioni manuali di Turco.