Modularità, personalizzazione, hi-tech. I banchi bar rispondono sempre più a queste tre caratteristiche. Una mutazione imboccata già da tempo, che trova ulteriori conferme e nuove tendenze in quanto si è visto all’ultimo Sigep. È un pezzo, infatti, che le industrie dell’arredo bar italiane, le più importanti al livello economico del mondo, hanno imboccato una strada complessa, in cui le necessità della produzione in serie si uniscono alle esigenze che hanno i locali di distinguersi l’uno dall’altro e di non sembrare tutti uguali. I marchi più importanti hanno iniziato da anni a sviluppare una produzione cosiddetta “built-in”, basata cioè su elementi tecnologici, dalle celle frigorifere alle vetrine calde e fredde, che possono essere “rivestiti” con gli stili e i materiali più diversi.
Partendo da queste componenti “standard” è così possibile dare vita a soluzioni di arredo di ogni tipo, che possono essere quelle proposte dalle stesse aziende produttrici con le loro linee oppure quelle sviluppate da artigiani che, sullo “scheletro” tecnologico fornito dai grandi marchi, realizzano i loro pezzi unici.
Concept e specialità
La creatività ne ha tratto così grande giovamento, aiutata di pari passo dalla modernizzazione del sistema distributivo italiano, in cui il bar “di famiglia” è sempre di più affiancato dalla nascita di format che hanno l’ambizione di diventare catene. Ecco allora che i vari marchi dell’arredo bar si dimostrano sempre più attivi nello sviluppo di concept per catene che devono rispondere a una serie di caratteristiche: essere molto mirati dal punto di vista della formula; avere un cuore tecnologico molto versatile, che consenta al locale di essere operativo su tutte le ore della giornata e su più preparazioni, dal panino al gelato; avere un’estetica molto riconoscibile per creare fidelizzazione, ma al tempo stesso molto modulare per potere essere riproposta in ambienti di metratura e pianta differenti. La comparsa di questi format, che assecondano i gusti del pubblico ma al tempo stesso li dettano e li orientano, finisce per coinvolgere e condizionare anche il mondo del bar-azienda, che non fa parte di una catena, ma sempre di più deve essere capace di mutuarne la funzionalità, il tipo di proposta e l’organizzazione. Il tutto verso una modernizzazione dei concetti e degli stili di consumo che affianca, alla caffetteria classica, concetti molto diversi.
Funzione ed estetica
Ecco allora affermarsi i locali di ispirazione salutista e vegetariana, dove all’esposizione del prodotto fresco si uniscono anche proposte di centrifugati, macedonie, insalate, zuppe, che devono essere preparati e personalizzati sul momento. Il retrobanco, in questo caso, è sempre più strutturato per accogliere le piccole attrezzature necessarie al servizio, dal blender all’estrattore di succo o alla centrifuga, dalle vaschette per l’esposizione degli ingredienti alle vetrine per il display del piatto già pronto, mantenuto a una temperatura ideale di conservazione. La preparazione diventa sempre più “showcooking” e, di conseguenza, il layout del banco diventa sempre più importante perché deve garantire all’ospite piena visibilità del prodotto e dei gesti del barista, facilità di lavoro ed ergonomia per il personale, igiene massima e, quindi, pulibilità.
Proposte entry level
Il prodotto deve inoltre apparire sempre più fresco e invitante. Ecco allora, tra le novità emerse al Sigep, un’invasione di nuovi concetti di vetrine a trasparenza e visibilità totale, ma soprattutto dotate di controlli fini e molto sofisticati delle temperature. Di pari passo, però, le aziende sanno che devono confrontarsi con un mercato, quello del bar italiano, che è anche fatto di tantissime piccole realtà. Ecco allora, soprattutto da parte dei più grandi marchi del settore, l’idea di proporre soluzioni d’arredo “entry level”, a basso costo ma complete di tutto. Ritorna così anche l’antica idea del bar “spezzato”, in cui per esempio la vetrina per i panini o le brioche, o anche del gelato, è un corpo a parte rispetto al banco, a cui può essere affiancata o anche posizionata altrove per creare isole diverse di consumo e indirizzare meglio il pubblico in zone diverse del locale, migliorando il flusso. Questa configurazione era tipica del bar anni Cinquanta o Sessanta e ora ritorna, riveduta e corretta, con prodotti d’arredo che ricordano anche le linee di quei tempi e i colori pastello Una sorta di “revival” del bar all’italiana supportata però da una tecnologia all’avanguardia.