Tante anime, un successo

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Il Nouvelle Vague di Genova lavora tutta la settimana: merito di una proposta variegata che spazia dalla buona cucina, agli eventi culturali, alle degustazioni

Libreria, enoteca, wine bar, ristorante, jazz club, cioccolateria: chi viene qui, a seconda dell’ora in cui capita, darà una descrizione diversa di questo luogo. Siamo nel centro storico di Genova, in una traversa di via San Lorenzo, la strada che conduce dal Porto Antico al Duomo. Qui, in vico de’ Gradi, si nasconde il “nuovo” Nouvelle Vague.
«Prima della chiusura del 2009 eravamo principalmente un’enoteca e wine bar» racconta Andrea Campisi, direttore del locale. Dopo una lunga pausa di riflessione, coincisa con sostanziali lavori di ristrutturazione per far posto a una vera cucina, ha riaperto affiancando al vino una cucina di livello e tanti altri ingredienti. «Il nostro è un concept globale - spiega Campisi -. Abbiamo un’offerta molto variegata, che ci consente di spalmare le presenze nel corso della settimana. L’idea funziona: ci sono sere in cui i clienti non riescono neanche a entrare. Siccome non facciamo servizio in piedi, chi non trova posto torna, incuriosito, qualche sera dopo».  In serate come la domenica «una delle nostre migliori - assicura Campisi - abbiamo clienti che arrivano all’apertura pomeridiana intorno alle 18, per un tè o un aperitivo, e poi rimangono per cena».
Tra i nuovi soci è arrivato Roberto Cantatore, chef per 10 anni all’Antica Osteria del Bai, a cui ha fatto ottenere una stella Michelin. E così il locale dà un peso importante alla buona tavola. La cucina è aperta fino a mezzanotte e mezza e nei weekend fino all’una e mezza. «Serviamo pesce, piatti della tradizione ligure (buridda, bagnun di acciughe, stoccafisso) e poi pane, focaccia e pasticceria, tutto fatto in casa - spiega lo chef -. È una cena di livello: scegliamo con molta cura le materie prime, come la carne di Fassone piemontese, con cui facciamo per esempio una tartare tagliata al coltello con sopra una burratina pugliese: cose che altrove non si trovano». Chi mangia al Nouvelle Vague spende dai 30-35 euro in su, vini esclusi, ma può anche optare per una focaccia al formaggio e una birra e cavarsela con 20 euro.
In settimana il locale è aperto anche a pranzo, accetta i ticket e ha menu per tutte le tasche. Riapre poi verso le 18 per tè, cioccolate e aperitivi. «Abbiamo sempre 24 etichette in mescita, tra bianchi, rossi e bollicine - racconta  Campisi -. Serviamo a bicchiere anche vini di livello come Brunello di Montalcino, Barolo, Bordeaux». Non mancano  neanche i cocktail.  Per il dopocena, spiega Campisi «abbiamo una carta specifica per i dolci accompagnati da vini passiti; per ogni piatto c’è l’abbinamento con vino a bicchiere».
Uno dei segreti per mandare avanti un locale come il Nouvelle Vague sta nella sua capacità di attrarre un pubblico eterogeneo. «Abbiamo la famiglia che viene a visitare l’Acquario - racconta Campisi -, gli impiegati che vengono a pranzo, gli studenti che si ritrovano qui per l’aperitivo e le coppie o i gruppi di amici che ci scelgono per la cena». Contribuisce al successo del luogo l’atmosfera da salotto di casa: il locale ha soffitti a volta con mattoni a vista e colonne, un arredamento creato pezzo per pezzo con articoli di antiquariato (poltrone da teatro, panchette dei primi del Novecento, poltroncine in pelle, tavoli tutti diversi) e un’illuminazione che si adatta ai vari momenti della giornata. «Abbiamo scelto arredi un po’ fuori dal tempo e dalle mode». Unica concessione al design: le lampade. Diffondono un’illuminazione gradevole, mai eccessiva, che si abbassa impercettibilmente nel corso della serata e fa assomigliare il posto al set di un film di Woody Allen: luce calda, ambiente intellettuale.

Libri come “contorno”
E poi c’è la libreria: «La vendita di libri non è certo il nostro core business - precisa Campisi -, ma il concetto di abbinare i libri con cibo e vino è molto caratterizzante e per noi è imprescindibile, anche a livello estetico». Questo è un posto dove si torna anche per l’atmosfera che i libri alle pareti contribuiscono a creare. «Il grosso della promozione per noi è il passaparola. Il Nouvelle Vague è un locale dove si sta bene. Siamo un posto di lunghe permanenze. Magari abbiamo meno giro di tavoli, ma la fidelizzazione è altissima».

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