Il 2019 è stato un anno importante per il settore dei surgelati, i cui consumi hanno registrato un aumento dell’1,3% per un volume d’affari complessivo (verdure, ittico, carne e piatti pronti) di 4,7 miliardi di euro. Aumento che ha interessato anche il comparto del fuori casa, con i consumi stimati arrivati a 318.500 tonnellate, in crescita dell1,1% sull’anno precedente, ed equivalenti a oltre il 37% dei consumi totali. In questo scenario si situano anche le ottime performance registrate da Orogel, tra i maggiori produttori italiani di ortaggi freschi surgelati, coltivati direttamente dalle proprie 1.616 aziende agricole associate.
Il Gruppo ha chiuso infatti il bilancio 2019 con un fatturato consolidato di 275 milioni di euro, in crescita del 3% sull’anno precedente, e un utile netto di 25,5 milioni. Utile accantonato a riserva a sostegno dei forti investimenti che sta portando avanti.
Particolarmente brillanti i numeri registrati nel fuoricasa, con la divisione Orogel food service che ha ottenuto una crescita del fatturato del 7,4% pari a 60 milioni di euro. Numeri che difficilmente potranno essere replicati nell’anno in corso, in quanto il periodo di lockdown ha generato una perdita complessiva sull’anno per il settore dei surgelati stimata tra i 600 e i 650 milioni di euro. Flessione dalla quale non è stata esente la divisione Orogel food service, che nei primi 5 mesi ha subito un calo delle vendite del 31%. La ripartenza delle attività lascia sperare in un recupero nella seconda parte dell’anno, con l’obiettivo di replicare, o contenere a una soglia del 10% in flessione, i risultati del secondo semestre del 2019.
Un gruppo in grande salute
Lo stato di salute del Gruppo si evince anche dal numero degli occupati: sono 1056 i dipendenti diretti Orogel, mentre 2040 quelli consolidati delle aziende associate, 86 unità in più rispetto al 2018. E ancor di più dalla quota detenuta nel settore dei vegetali surgelati. I prodotti a marchio Orogel rappresentano il 17% a valore e il 14,5% a volume dell’intero mercato, ma il Gruppo produce anche l’11,3% di prodotti vegetali commercializzati con i marchi della distribuzione: in pratica 1 confezione su 4 di vegetali surgelati consumati in Italia.
Tra i prodotti Orogel che hanno registrato le migliori performance i passati di verdura Verdurì, le zuppe Virtù di Zuppa e i carciofi Tantocuore, ma ottimo anche l’andamento dei minestroni e degli spinaci Cubello, con quote superiori alla media aziendale. Un buon successo è stato riscontrato anche da alcune novità dell’azienda, come i tortini vegetali Le Meraviglie e Virtù di brodo, il brodo vegetale, privo di sale, additivi e addensanti e fatto sono con verdure coltivate in Italia.
Qualità e investimenti: le basi del successo
Un successo, quello del Gruppo, che ha diverse ragioni. A partire dall’alta qualità dei prodotti, garantita dal controllo totale della filiera, dal campo alla consegna al punto vendita, e dai tre siti produttivi di eccellenza, in Romagna, Veneto e Basilicata, situati al centro di aree produttive per ridurre al minimo il tempo tra raccolta e surgelazione. A questo si aggiunge la spinta all’innovazione, con utilizzo di tecnologie che garantiscono la conservazione delle proprietà organolettiche e nutrizionali dei prodotti, il tutto supportato da un costante impegno negli investimenti.
Questi, focalizzati sul potenziamento e l’efficientamento produttivo, nell’ultimo decennio sono stati pari a 175 milioni, ma per il triennio 2020-2022 il Gruppo ha già stanziato risorse per 80 milioni. Emblema di questo impegno la struttura Orogel 3, un magazzino automatico a -25/30 °C per i surgelati, tra i maggiori del genere in Italia e che costituisce anche un’eccellenza in ambito europeo, inaugurato lo scorso anno e frutto di un investimento di 40 milioni di euro. Il suo completamento è parte di un ulteriore progetto da 25 milioni di euro per il quale il Gruppo ha presentato domanda di finanziamento a Regione Emilia Romagna e al ministero dello Sviluppo economico attraverso Invitalia.
Non minore è infine l’impegno del Gruppo verso la sostenibilità, con l’obiettivo di riconvertire le produzioni della intera propria filiera a “coltivazioni a residuo zero”. Impegno che si manifesta anche con l’utilizzo di fonti energetiche green, l’impiego di impianti di cogenerazione, l’attenzione al risparmio energetico e al riutilizzo degli scarti di lavorazione fino all’impiego di mezzi alimentati a metano per il trasporto di materie prime e prodotti e di pack in plastica riciclabile al 100%.