Ricetta base presentata a Baritalia tappa presso Fiera Milano Host del 26 ottobre 2015
«S’i’ fosse foco arderei lo monno». Con la citazione del primo verso del sonetto del poeta fiorentino trecentesco Cecco Angiolieri si è aperto l’omaggio del team Campari a uno dei grandi classici italiani della miscelazione: il Negroni. Verso scelto dal maestro di cerimonia Luca Picchi - che a questo cocktail ha dedicato 18 anni di studi - perché evoca immediatamente il caratteristico colore rosso del drink e del bitter Campari, una delle sue basi, e perché la forza di impatto di questo sonetto ben si sposa con quella delle tre rivisitazioni proposte dalla sua squadra, composta da tre giovani promesse della Campari Academy.
Rivisitazioni che, a loro volta, hanno preso spunto, più che dalla ricetta originale, dalle versioni che ne hanno dato alcuni dei più grandi bartender del mondo raccolte nell’ultimo libro di Picchi, "Negroni cocktail. Una leggenda italiana" (edito da Giunti).
In particolare, Davide Ceriolo per creare il suo Espresso infernale è partito dalla rielaborazione della ricetta dell’Inferno di Peter Dorelli, un drink che può essere considerato una sorta di fusion tra il Negroni e l’Hanky Panky, un grande classico dell’American bar del Savoy Hotel di Londra (dove fu inventato intorno agli Venti da Ada Coleman), dove Dorelli è stato bar manager per diversi anni.
Si è ispirato invece al Tegroni, rivisitazione a base Tequila del Negroni a firma di Mauro Mahjoub, Daniele Montorfano per dar vita al suo Saccharum fumantino, dove il connubio tra il distillato caraibico e tradizione italiana è stato valorizzato mediante il ricorso alla tecnica dell’affumicatura.
Infine, l’Inferno piccante di Kevin Osbat, che ha rivisitato il Fancy Nancy di Dale DeGroff, un Negroni caratterizzato dalla presenza di succo di arancia che attenua le peculiarità da classico pre-dinner dell’originale, facendone un american drink più leggero e bevibile a tutte le ore.
La storia del Negroni
Uno dei testi più recenti e ricchi di informazioni sulla genesi del Negroni è proprio il libro di Luca Picchi, che insieme alla storia del cocktail ricostruisce quella dei suoi creatori, il conte Camillo Negroni e il suo amico Fosco Scarselli, il barman del Caffè Casoni di Firenze che per primo gli servì la bevanda nel 1919. Quello destinato a diventare un’icona della miscelazione italiana nel mondo, nasce con l’introduzione di una variante, l’aggiunta di gin, all’aperitivo all’epoca di moda in Italia, l’Americano, fatto con bitter e vermouth secondo lo stile americano, dove il vermouth veniva servito con una piccola aggiunta di bitter, soda o altro. Uno stile che il conte aveva avuto modo di conoscere bene durante il suo soggiorno negli Stati Uniti, a cavallo tra fine Ottocento e Novecento, frequentando il bel mondo di New York. Il cocktail diventa popolare a partire dagli anni Cinquanta, dapprima in Italia e poi in tutto il mondo, tanto da essere citato in uno dei romanzi della saga di James Bond di Ian Fleming, Risiko, del 1960, nel quale il mitico agente 007 in un suo soggiorno nella Penisola ordina, appunto, un Negroni.
La ricetta Negroni secondo Campari Academy
Ingredienti
30 ml Campari
30 ml Cinzano Vermouth Rosso 1757
30 ml Bankes London Dry Gin
Preparazione
Servire in bicchiere old fashion.