Il tema della sostenibilità è giovane: il suo concetto è stato introdotto nel corso della prima Conferenza Onu sull’ambiente nel 1972 quale “condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”.
Il suo significato si è poi ampliato, comprendendo anche la dimensione economica e sociale. Negli ultimi anni questa tematica è diventata oggetto di attenzione e intervento nel mondo del caffè lungo tutta la sua filiera: un mondo vastissimo e complesso che coinvolge numerosissimi attori. Tra i corsi di Sca c’è il nuovo Coffee Sustainability Program, articolato nei livelli base, intermedio e professionale, che prende il via dal significato di “sostenibilità” per proseguire con le sfide dell’agire in modo sostenibile lungo tutta la filiera. «Ho seguito i primi due corsi rivolgendomi a Sca International, che li propone online in lingua inglese o spagnola - ci dice Rossella Angius, membro del gruppo direttivo romano di Slow Food per il quale svolge attività di formazione -. Il corso base fornisce una serie di conoscenze che aiutano a definire e chiarire come muoversi in un ambito di sostenibilità. L’intermedio aggiunge numerosi approfondimenti e una parte più pratica, con un’ipotesi progettuale che ogni partecipante deve sviluppare. L’ultimo livello chiede si misurarsi con un progetto reale che richiede più competenze: il suo obiettivo è formare figure in grado di assumere posizioni di responsabilità nelle tante realtà del mondo caffeicolo».
Il confronto con professionisti di altri Paesi, soprattutto produttori, permette di cogliere l’urgenza di un approccio più consapevole della realtà colturale, nonché sociale e lavorativa che fa capo al caffè soprattutto da parte di chi vive la seconda parte della filiera, ovvero importa, tosta e consuma il prodotto: «l’Europa è il primo consumatore, il suo impatto è notevole su ogni fronte, ma la consapevolezza di ciò è bassa - riprende Rossella Angius -. Un’urgenza più volte emersa durante i corsi è la necessità di sensibilizzare chi opera nel Vecchio Continente a condurre un lavoro il più possibile trasparente che faccia comprendere i canoni di sostenibilità che accompagnano il prodotto, permettendo al barista e al consumatore finale di cogliere l’effettivo valore di ciò che consuma. Sarà disposto a pagare un prezzo superiore alla media, se saprà che alle spalle del caffè gustato non ci sono foreste distrutte, famiglie sottopagate, sfruttamento, processi poco rispettosi dell’ambiente». Per aprire gli occhi (cosa urgente), Angius suggerisce questi corsi ai torrefattori e, soprattutto il base, a baristi e consumatori finali.
Sostenibilità prioritaria. Per gli italiani il miglioramento delle condizioni ambientali (54%)
viene anteposto, in termini di importanza, alla crescita dell’occupazione. Sono particolarmente sensibili i giovani (76% tra 18 e 24 anni), ma anche gli anziani (69% tra gli over 64). Ricerca Swg - 2021.
Rossella Angius è sociologa di formazione e appassionata di caffè da diversi anni. Fa parte del gruppo direttivo romano di Slow Food per il quale svolge attività di formazione.