Un caffè veloce al banco oppure brioche e cappuccino seduti al tavolo: ogni giorno in Italia prima del covid, 5,5 milioni di persone facevano colazione al bar (dati Fipe 2020). Un’abitudine per alcuni, uno sfizio occasionale per altri, comunque una routine quasi sacra per gli italiani.
Durante i due anni di pandemia questa pratica ha avuto un drastico calo nei numeri ed ancora oggi fatica a tonare ai numeri pre 2020. In particolare, stando agli ultimi dati divulgati da Fipe a fine gennaio, la colazione al bar perderebbe, in Italia, circa 3 milioni di euro di fatturato al giorno.
Il dato è eclatante e secondo l’Istituto Espresso Italiano (Iei), le restrizioni imposte dal Governo italiano non sono l’unica causa del calo di consumazioni nella fascia oraria della colazione. Al fine di individuare le principali cause di questo calo, ha promosso un confronto tra aziende e professionisti del settore caffeicolo: torrefattori, produttori di attrezzature, baristi e formatori. «Dal nostro confronto interno, dove abbiamo sondato la visione di decine di professionisti, è emerso che è davvero necessario investire sulla qualità del prodotto e del servizio, in particolare rendendo quest’ultimo ancora più flessibile per riconquistare almeno una parte di clientela» ha commentato ', direttore generale Iei.
Infatti, da quanto emerso dal confronto, non sarebbe il prezzo della tazzina la causa di questo calo. Per la maggior parte dei professionisti che hanno partecipato al dibattito le cause che tengono gli italiani ancora lontani dal bar sarebbero altre: paura di frequentare locali affollati, smart working, abitudine alla colazione a casa (con l’acquisto di macchine per caffè di vario tipo durante il lockdown) e per alcuni anche un turismo più mordi e fuggi. A tal riguardo, secondo Iei spesso il cliente non presta attenzione al prezzo della tazzina all’interno dello scontrino colazione, dunque, migliorando la qualità della bevanda, anche con un lieve rincaro, si potrebbero vedere più italiani tornare a consumare al bar.
I consigli e le nuove abitudini sono numerosi: c’è chi ha continuato a dare disponibilità per le consegne a domicilio a orari concordati con i clienti per lavorare sia con persone che non possono uscire, oppure con lavoratori che non possono spostarsi dal luogo di lavoro. Chi consiglia di invogliare il consumatore finale, come Renato Bossi, consulente canale horeca: «luminosità e pulizia del bar sono la base minima per attirare i consumatori. Inoltre c’è bisogno di puntare sulla qualità delle miscele, della pasticceria, dell’accoglienza stessa». Una nuova soluzione: «studiare abbonamenti e promozioni di fidelizzazione dei clienti e iniziative premianti e perfezionare e ampliare l’offerta di caffetteria da asporto in modo da andare incontro alle esigenze di chi preferisce consumare la propria colazione all’aperto» come suggerisce Elisabetta Milani, marketing manager di Caffè Milani.
Qualità nel prodotto e nel servizio, idee innovative e pulizia del locale e delle macchine possono essere le soluzioni chiave per stimolare gli italiani a tornare a praticare quel rito che è tanto caro a molti di loro.