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Il mondo del caffè è in continua evoluzione per metodi di estrazione, gusti e “migrazioni” di questi ultimi. L’ultima edizione dell’ Espresso Italiano Champion che si è svolta presso la Mumac Academy di Binasco, alle porte di Milano, ha offerto due grandi motivi di interesse.
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Prima di tutto la competizione, ovvero l’Espresso Italiano Champion 2018. La tre giorni di manifestazione ha decretato vincitore il giapponese Chang Chung-Lun, titolare di tre caffetterie a Taipei. Ha 36 anni e da 18 lavora nel mondo del caffè. A lui il campione 2017, Fabio Dotti, ha consegnato la targa; prima dell’italiano hanno vinto la competizione mondiale Filippo Mezzaro (2014), il greco Giannis Magkanas (2015), il coreano Park Dae Hoon (2016). Le regole di gara sono chiare: tarare la propria attrezzatura e preparare in 11 minuti quattro espresso e quattro cappuccini perfetti, il tutto sotto gli occhi dei giudici tecnici e valutati poi da una giuria sensoriale che opera in modo blind.
Durante l’Espresso Italiano Champion è stata presentata da Luigi Odello la ricerca su “Gli stili dell’espresso italiano” a cura di IIAC (Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè). È emerso, dopo approfonditi studi e migliaia di miscele analizzate, che le famiglie sensoriali del nostro paese sono cinque: alpino, padano, tirreno, centrale e meridionale. Non è solamente questione di diversità delle tostature, ma anche di fattori sensoriali complessi. Nell’arco alpino ad esempio si predilige una freschezza acida dovuta a fiori e frutta fresca a differenza della zona padana dove si preferisce il cacao con una lieve acidità; i tirreni vivono di frutta secca e della pasticceria (brioche e pan tostato). Nelle zone centrali si ritorna al cacao ma con lievi note speziate; queste ultime sono essenziali nell’asse meridionale. Se prima gli stili coincidevano con l’ubicazione della torrefazione, oggi il produttore ha dovuto adattarsi alle diverse esigenze: è impensabile vendere uno stile alpino a Napoli. Da questo punto di vista i fenomeni migratori, hanno fatto spostare pure i gusti del caffè; così che si possono trovare bar al Nord che servono un espresso in stile meridionale, mentre è più difficile il contrario.
L’Istituto Nazionale Espresso Italiano, di cui fanno parte torrefattori, costruttori di macchine e macinadosatori e altre società che volgono la loro attenzione all’espresso di qualità, oggi conta 35 soci con un fatturato aggregato di circa 700 milioni di euro.