In questo momento difficile è importante innescare una discussione e un confronto tra gli operatori, a tutti i livelli. Questo è l’obiettivo del contributo che ci ha inviato Damiano Boschi, formatore di caffetteria presso la scuola per barman Accademia del Bar e collaboratore di alcune torrefazioni. “Molti sono in attesa di ricevere soluzioni - afferma -. Ed è qui che voglio insistere: perché aspettare da altri formula magiche che non esistono? Perché non iniziare a riflettere su una condivisione di obiettivi, modelli organizzativi differenti e anche di un’offerta diversificata o specializzata? Credo sia importante trattare questi temi per tutto il settore, per trovare il modo di reagire e magare migliorare nel futuro”. Di seguito il suo contributo.
«Lavoro nel Food & Beverage da oltre vent'anni e non ho mai vissuto un momento così particolare e difficile. La prima reazione, credo naturale, è stata tra l'incredulo e il preoccupato ma, allo stesso tempo, un po' di riposo non guastava. Successivamente è arrivata la preoccupazione che ha sfiorato la disperazione; infine l'attesa. Ho iniziato a chiedermi "come sarà il lavoro dopo"? Ho provato a immaginare lo scenario e mi sono reso conto che le variabili da tenere in considerazione sono molte e non semplificabili in due parole. Ho allora portato il focus sulla mentalità e le abitudini che mediamente troviamo nei titolari dei bar e nei baristi. Ad oggi i titolari dei locali, non tutti per fortuna, ragionano sul numero dei coperti, sui chili di caffè che vengono consumati a colazione, sul tipo di apericena e ahimè sul prezzo delle consumazioni da mantenere. Se non fosse abbastanza chiaro questa epoca è finita.
Secondo me è importante iniziare a immaginare un metodo diverso di lavoro, lavorando di fantasia, proprio per anticipare i tempi e cercando anche di azzardare. Ci ho ragionato molto confrontandomi, anche con alcuni colleghi e sono giunto alla conclusione che quei vecchi parametri dovranno sparire dalla testa dei titolari e dei baristi. Banconi affollati e barman e barlady protagonisti della serata potrebbero essere un bel ricordo, almeno in un primo momento. Camerieri madidi di sudore che si affannano nelle sale dei ristoranti forse non saranno ben visti dalle nuove norme igeniche. Probabilmente per la prima volta si darà importanza al servizio, nella sua eleganza e bellezza. Forse per la prima volta si darà importanza alla qualità e alla professionalità, motivo principale per il quale l'avventore dovrebbe entrare nel nostro locale. Il cliente vuole la professionalità e la qualità anche se non ce lo dice. Forse si inizierà a capire l'importanza della sua cura, della comunicazione, la sua fidelizzazione, il suo coinvolgimento. Forse si inizierà a parlare di marginalità, di opportunità nell'investimento in risorse umane e nella formazione delle stesse, creando luoghi di studio, innovazione e aggiornamento, invece che solo di costo del personale.
Si capirà quanto è fondamentale studiare un business plan insieme ai collaboratori e colleghi. Cambierà il rapporto tra il titolare e il dipendente che inizieranno a considerarsi professionisti, qualora lo fossero, che si confrontano per una crescita professionale e personale. Si capirà quanto è importante la comunicazione aziendale, mediante l'utilizzo dei social, lo sviluppo dell'immagine del locale e tutto quello che ne concerne.
Chi per primo inizierà a lavorare diversamente da prima e più velocemente si adeguerà, prenderà tutta quella fetta di mercato che gli altri lasceranno, perché non avranno riaperto o lo avranno fatto senza innovazione e, quindi, saranno stati schiacciati dal cambiamento. Quest’ultima è una parola che solo a scriverla fa venire la pelle d’oca e che mai come oggi è di estrema attualità. Mi domando quanti saranno pronti, quanti ci stanno ragionando. Ecco, io ho cominciato e avrò piacere di condividere con tutti i professionisti queste nuove idee e offrire un servizio sempre migliore a chi opera nel mondo del bar».
Buongiorno, sono titolare di un bar a Torino e vorrei poter esporle la mia idea per far sì che le nostre attività possano iniziare a riaprire il prima possibile (logicamente non intendo dire prima del 4 maggio, sempre se inizieranno ad allentare le restrizioni). Ho scritto anche al comune di Torino e alla regione Piemonte tramite Messenger, pubblicato il messaggio sotto i post da loro pubblicati..non so ma..magari qui c’è più interesse nell’argomento.
Pensavo che per chi ha la possibilità e la disposizione , visto che anche la stagione verso la quale andiamo lo permette, si potrebbe lavorare a locale chiuso come se fosse un chiosco e passare la merce (caffè brioches cappuccini) dalla finestra e la gente dovrebbe fare la coda come la fa per entrare in qualsiasi altra attività (supermercato, farmacia, panetteria,e via dicendo)….una specie di drive in o MC drive! Ordini,paghi, ricevi tutto in monouso (in questo periodo anche meglio) e vai via ed è il turno di quello dietro . Credo che come inizio non sia così tanto male e soprattutto ci si risparmia molte trafile di sanificazione tra un cliente e l’altro, la tristezza del plexiglass il problema dibar semi deserti da non coprire neanche le spese e scoraggiare i clienti a venire. La ringrazio per l’attenzione. Buon lavoro
Ci sono cose che approvo, ma altre ho dubbi perche, sono ottimista ma penso che col tempo la gente tornerà a socializzare nei bar ,ma quello che dici e vero,fare un programma apertura lo condivido…io ci sono..
Buon giorno,
Sono una BarTender di Imola
Era ora che si tornasse alla professionalità….sono anni che era tutto rivolto all’ immagine in maniera molto superficiale…purtroppo a fermarci ci è voluta una Pandemia….ma qsta è un occasione x riportare la nostra professione agli alti vertici nella società con classe.. raffinatezza e cultura del bere avendo attenzione agli abbinamenti culinari per esaltare il piacere di un momento di relax del cliente
Voglio far presente la mia disponibilità .
Paola A.