Ogni finale mondiale delle competizioni del circuito Sca - Specialty Coffee Association riserva interessanti esperienze e “scoperte” per quanto riguarda i caffè proposti, che in questi giorni sono protagonisti dell’intensa preparazione dei due campioni italiani che gareggeranno tra il 27 e il 30 settembre al Mice 2022 di Melbourne (Australia). Si tratta di Matteo Pavoni, campione italiano Baristi e Giacomo Vannelli, che ha primeggiato nel Brewing.
Una protagonista di queste competizioni dello scorso anno è stata senza dubbio la Coffea Eugenioides. L’hanno utilizzata il campione mondiale baristi Diego Campos, colombiano, che l’ha definita uno dei caffè più sorprendenti e affascinanti che abbia mai assaggiato, nonché il secondo classificato, lo statunitense Andrea Allen e la polacca Natalia Kwiatkowska. È stata protagonista anche delle preparazioni di Tomas Taussig, barista della Repubblica Ceca, sesto classificato nella finale Brewers.
La Coffea Eugenioides è la specie che, insieme alla Canephora, ha creato l’Arabica; è originaria dell’Africa orientale, ma oggi proviene per lo più dalla Finca Immaculada, in Colombia.
Produce foglie e ciliegie più piccole rispetto all’arabica e ha una bassa resa. Si caratterizza per la dolcezza, alla quale contribuisce l’elevata altitudine di coltivazione, tra 1800 e 2000 metri, grazie alla quale ha un basso contenuto di caffeina, che di gusto è amara.
«La prima volta che l’ho incontrata è stato nel 2016 a Dublino, presentata da Sarah Anderson di Intelligentsia - afferma Rubens Gardelli, campione del mondo Roasting 2017 e titolare di Gardelli Specialty Coffees, che l’ha fornita a uno dei concorrenti -: quando l’ho assaggiata mi è sembrato una sorta di bevanda di riso, con scarsa personalità. Successivamente ho provato quella prodotta da Finca Immaculada e ne sono rimasto entusiasta. Sono riuscito ad acquistarne solo 20 chili (sul sito della torrefazione forlivese, risulta esaurita, ndr), per il prossimo anno è tutta venduta; spero di poterne acquistare di nuovo il successivo. È un prodotto costoso (200 euro la confezione da 250 grammi) anche se non dei più cari sul mercato, al quale ho attribuito il punteggio più alto che abbia mai dato a un caffè, perché offre un’esperienza unica.
Ci si può domandare se sia davvero caffè, in quanto il prodotto in tazza è caratterizzato da una dolcezza incredibile, una buona acidità, mentre l’amarezza è decisamente bassa. Colpisce la sua complessità: presenta un buon fruttato tropicale (papaya, guava) che si unisce al mirtillo e alla caratteristica unica di questa specie che io definisco “sentore di riso”. Lascia la bocca leggermente asciutta e fa venire la voglia di assaggiarne di nuovo. Ha anche una leggera nota di liquirizia».
Nonostante il successo degli ultimi mesi, non si prevede che possa aumentare la sua disponibilità nei prossimi anni a causa delle sue caratteristiche molto - forse troppo - particolari. Per estrarla con il V60 sono suggeriti 16 gr di macinato e 250 gr di acqua a 90°C.