Le aree adatte alla coltivazione del caffè potrebbero dimezzarsi entro il 2050 a causa delle eccessive emissioni di Co2. La filiera corre ai ripari, baristi compresi.
L’aumento della concentrazione nell’atmosfera dei cosiddetti gas serra, in particolare di anidride carbonica, è la causa del riscaldamento globale, indotto dalla deforestazione massiccia, dall’allevamento intensivo di bestiame, dalla combustione di fonti fossili a scopo energetico e dall’uso di particolari fertilizzanti e di altri gas. Le sue conseguenze negative si fanno sentire a livello globale e hanno un considerevole impatto anche sul settore caffeicolo.
A dare l'allarme il rapporto "A Brewing Storm" del Climate Institute di Sydney che mette in guardia sul fatto che le aree adatte alla coltivazione di caffè potrebbero dimezzarsi da qui al 2050. Uno scenario cupo i cui segni a livello climatico sono già evidenti: dalle devastazioni provocate da fenomeni atmosferici estremi ai lunghi periodi di siccità fino al graduale spostamento delle terre coltivabili verso quote più elevate. Per far fronte a ciò, cresce il numero delle aziende del settore impegnate nel limitare le proprie emissioni ed anche nel raggiungere la Carbon Neutrality ovvero “il bilanciamento tra le emissioni di Co2 e gli interventi mirati alla sua riduzione o all'eliminazione delle emissioni di anidride carbonica” (Leggi anche: come fare in modo che il tuo sito Internet sia a emissioni zero).
Obiettivo emissioni zero
L’intento è di neutralizzare, azzerare le emissioni di Co2 ottenendo un saldo minore o uguale a zero. Il processo prende il via dalla misurazione dell’impronta carbonica dell’attività, ovvero le sue emissioni di Co2 generate lungo l’intero ciclo di vita del prodotto. Il secondo passo è la riduzione delle emissioni attraverso un piano di azioni di mitigazione (ad esempio, la gestione efficiente dell’energia e delle risorse, la prevenzione dell’inquinamento, la riduzione dei rifiuti, l’ottimizzazione dei trasporti eccetera). Infine, il terzo passo è la compensazione di quelle parti che non possono essere ridotte né eliminate: un'attività legata ai cosiddetti crediti di carbonio certificati (ad esempio la piantumazione di alberi nelle aree di produzione o in altre zone indicate da un ente certificato).
Fanno capo a questi tre step le iniziative che guidano la "road map" per le emissioni zero entro il 2022 di Nespresso, un cammino che prosegue da dieci anni e che ora è approdato alla fase di compensazione.
Il raggiungimento della Carbon Neutrality per illycaffè è, invece, previsto entro il 2033, anno del suo centenario: è un passaggio fondamentale per l’azienda e il suo impegno contro il cambiamento climatico che prosegue da molti anni lungo tutta la filiera.
Tre le aziende più coinvolte anche Coind che propone sul mercato italiano capsule a marchio Meseta certificate Climate Neutral.
Un impegno diffuso
La complessità delle operazioni necessarie per raggiungere l'obiettivo della neutralità fa sì che questo sia presente solo nelle aziende più grandi e organizzate. Tuttavia, la lotta contro il cambiamento climatico è declinata in una varietà di azioni intraprese da un gran numero di realtà del settore, anche di piccola scala, a cominciare dalle misure di efficienza energetica. Azioni che nei Paesi produtttori si concentrano in attività legate alla coltura, al processamento e al trasporto della materia prima. Di qui l’impegno alla decarbonizzazione manifestato da alcuni farmer e istituzioni (anche con l’intervento diretto di alcuni torrefattori) attraverso buone pratiche in piantagione e in fase di lavorazione del verde.
Il Costa Rica, un Paese all'avanguardia
All’avanguardia, in tal senso, il Costa Rica: lo stato centroamericano ha annunciato nel 2019 un Piano Nazionale di Decarbonizzazione per aiutare i produttori di caffè a ridurre le emissioni. Tra le azioni supportate dal piano: l'utilizzo di fertilizzanti e di combustibili a basso impatto ambientale, la depurazione delle acque e la piantumazione di alberi. Quest'ultima attività è decisiva nel creare un ecosistema favorevole alle colture, proteggendole da malattie e parassiti, e nel contrastare l'effetto serra.
Da parte sua Aquiares, tra i maggiori poduttori del Paese, ha fatto valutare le proprie emissioni da un ente terzo (pari a 1.000 ton annue di Co2 ) e ha verificato quanto ne assorbono le piante che si trovano sui suoi 800 ettari (la valutazione è stata effettuata misurando il diametro degli alberi a distanza di un anno e calcolando lo stock di carbonio immobilizzato nella biomassa vegetale): un assorbimento stimato in 4.000 ton. annue di Co2. L’azienda, dunque, non solo è Carbon Free, ma è risultata a credito di carbonio. «Facciamo del bene al pianeta - afferma il suo general manager Diego Robelo -. Nonostante ciò i buyer chiedono un caffè certificato, ma non sono disposti a pagarlo di più perché il mercato non lo riconosce; penso che i torrefattori si dovrebbero impegnare per fare comprendere il reale valore di un caffè certificato carbon neutral». In effetti, la ricerca "The potential of carbon neutral labeling to engage coffee consumers in climate chance mitigation" ("Il potenziale di un’etichetta carbon neutral nel coinvolgere i consumatori di caffè nella mitigazione dei cambi climatici"), pubblicata dal Journal of Cleaner Production ha mostrato che l’acquirente nella maggioranza dei casi non conosce il problema e, dunque, non è disposto a riconoscere un prezzo equo e corretto ai caffè certificati. Unica eccezione, i consumatori di specialty che si sono mostrati molto sensibili al tema. Per la cronaca, sempre in Costa Rica, è certificata Carbon Neutral anche la torrefazione Café Montaña, la seconda del Paese, di proprietà del Gruppo Massimo Zanetti Beverage.
Importante il contributo di tutti
Da segnalare, infine, l’importanza del coinvolgimento di collaboratori, operatori e clienti finali. Se da una parte l’industria si impegna nella realizzazione di macchine sempre più performanti e con minori consumi e propone pack e prodotti di consumo riciclabili e anche compostabili, dall'altra all’operatore e al cliente finale spetta rispondere con azioni coerenti, come l’impostazione delle macchine al fine di contenere i consumi (che si traducono anche in risparmio economico) e il conferimento dei prodotti ai corretti centri di raccolta e smaltimento. Un bicchiere compostabile gettato nell’indifferenziato non solo non premia lo sforzo (notevole) di chi lo ha prodotto, ma comporta un’inutile produzione di Co2 per cui l’ambiente non ringrazia.
Le testimonianze
Pietro Manzini
Responsabile commerciale Italia di Coind
Da anni ci muoviamo con diverse iniziative in un ambito di sostenibilità. La più recente è l’adesione al programma di Climate Neutral Group: da fine 2020 siamo la prima torrefazione italiana a produrre un caffè con impatto neutro sul clima, le capsule a marchio Meseta. Abbiamo compensato le emissioni legate alle fasi di vita del prodotto aderendo al progetto Jacundà Foreste Conservation, in Brasile. Il Gruppo ha poi avviato un processo di efficientamento produttivo con la volontà di raggiungere gli obiettivi prefissati dall’agenda 2030.
Guillaume Le Cunff
Ceo di Nespresso
Il cambiamento climatico è una realtà e il nostro futuro dipende dall’andare sempre più avanti e velocemente sui nostri impegni in sostenibilità. Ecco perché stiamo accelerando i nostri impegni per offrire un caffè a impatto zero entro il 2022. Un caffè, ottenuto dai chicchi più pregiati e rari, proveniente da fonti sostenibili. Credo che sia la nostra attività che l’industria del caffè possano essere una forza positiva per il mondo, affrontando questo problema urgente.
Roberto Morelli
Chief Marketing Officer di illycaffè
La sostenibilità è iscritta nel Dna di illycaffè e l’obiettivo è il raggiungimento della piena neutralità climatica nel 2033, anno del centenario aziendale. È un cammino complesso: vogliamo farci carico di tutta la filiera. Per questo siamo accanto ai produttori e il presidente Andrea Illy ha lavorato più di un anno allo studio della Virtuosus Agriculture, un progetto con un approccio innovativo e importanti ricadute per l’intero settore agricolo. L’interesse per le persone e la sostenibilità ambientale è inoltre sottolineato dal passaggio della Società da Spa a Benefit.
Andreea Postolache
Marketing Manager & Sales Regional Manager Northwest Julius Meinl
Julius Meinl è impegnata in diversi progetti che riducono la propria impronta ecologica; ne è un esempio la grande attenzione dedicata agli impianti produttivi, dove l’energia generata nelle fasi di pulizia e tostatura viene riutilizzata negli uffici per una maggiore efficienza energetica. Altro aspetto fondamentale è la continua ricerca di soluzioni per i prodotti: meno plastica nei packaging, capsule compostabili e materiali biodegradabili per l’asporto. Non ultimo il Colombian Heritage Project, nato per sostenere i coltivatori e le loro comunità locali.
Massimo Battaglia
Research Coffee Leader Accademia del Caffè Espresso
È necessaria una trasformazione dei sistemi agroalimentari affinché da fattore di degrado delle risorse naturali diventino elementi di transizione verso la sostenibilità. La commodity caffè, proposta come esempio di comunità virtuosa, può contribuire a cambiare le cose. La mission di Accademia del Caffè Espresso è scoprire piantagioni e farmers impegnati nel mitigare le problematiche legate ai cambiamenti climatici e alla decarbonizzazione, avvicinandoli e facendoli dialogare con il mondo del consumo in un contesto consapevole. Un passo che può fare la vera differenza.
Giulio Trombetta
Amministratore delegato Costadoro
Il cammino di Costadoro verso una decisa riduzione della sua impronta ecologica ha preso il via con il nuovo stabilimento, con interventi che riducono consumi e rifiuti (fotovoltaico, capottine per l’areazione con sensori eolici e di pioggia, gestione rifiuti, ambiente plastic free). Siamo all’avanguardia (tra le prime torrefazioni in Italia) nella ricerca e nell’utilizzo di materiali sostenibili grazie ai nuovi imballi in materiale compostabile certificato OK Compost Industrial: una sensibilità in cui vogliamo coinvolgere anche il barista
e il consumatore finale.
Alberto Lusini
International Sales & Marketing Director di Massimo Zanetti Beverage Group
Per il nostro Gruppo sostenibilità è sinonimo di qualità e responsabilità: rispetto per l’ambiente, gestione sostenibile delle forniture e valorizzazione delle risorse umane. Nel corso degli ultimi anni, le principali società hanno condiviso gli indirizzi strategici su queste tematiche prioritarie. MZBG partecipa alla Sustainable Coffee Challenge (SCC) con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo sostenibile dell’industria del caffè attraverso la collaborazione, la condivisione e la promozione di iniziative di sostenibilità.
Luigi Morello
Group Strategic Product Marketing Director di Gruppo Cimbali
Il nostro cammino in un’ottica di sostenibilità aziendale e di prodotto prosegue da anni. Al fine di ridurre al minimo l’impatto ambientale tracciamo le emissioni dirette e indirette delle nostre macchine in fase di produzione e di utilizzo. È attivo il programma Green Together, focalizzato sui temi del process&facility management e numerose soluzioni (pannelli solari, geotermia ecc.) hanno permesso di ridurre le emissioni di CO2. Con il corso “Nuova sostenibilità” mostriamo al tecnico e al barista come risparmiare energia: un vantaggio per l’utilizzatore e per l’ambiente.
Diego Robelo
General Manager di Aquiares
Con 800 ettari di cui l’80% coltivato a caffè e il 20% di foresta la nostra è la più grande azienda del Costa Rica. La certificazione carbon free ha preso il via con il calcolo delle nostre emissioni (1000 ton) e dell’assorbimento da parte degli alberi (4000); siamo stati certificati nel 2017. I buyer chiedono caffè Carbon Neutral, ma non sono disposti a pagarlo di più: i consumatori non conoscono e non danno il giusto valore a questa certificazione. Auspico che si possano attivare l’informazione e la richiesta di un caffè di qualità che fa bene all’ambiente, pagato al giusto prezzo.