Con l’incontro “Vogliamo un prezzo equo per l’espresso” che si è svolto a Sigep 2020, Bargiornale ha aperto un importante dibattito per il settore, riunendo per la prima volta i rappresentanti delle principali associazioni del mondo del caffè. Il confronto ha fatto emergere le criticità del comparto e alcune urgenze, tra cui spiccano la necessità di una corretta formazione del barista e della trasmissione delle giuste informazioni al consumatore affinché posa riconoscere e premiare col giusto prezzo un caffè di qualità.
Nei giorni scorsi Iei e Sca Italy sono tornati sull’argomento attraverso i loro responsabili, rispettivamente Luigi Morello e Alberto Polojac. Perché siamo in questa situazione? Perché nella patria dell’espresso, di cui tutti vanno fieri, ma che la maggior parte degli italiani non conosce a fondo, il prezzo è una mera convenzione, legata a una sorta di prezzo fisso tra i più bassi al mondo e con il minimo incremento (0,84 nel 2011, 1 euro nel 2019 il costo medio a tazza; + 16 centesimi in 8 anni).
«Se per altri prodotti alimentari il pubblico può scegliere tra diverse proposte secondo una semplice logica di qualità/prezzo - osserva Alberto Polojac -, per il caffè questa discrezionalità sembra non essere concessa». L’obiettivo deve dunque essere quella di legare alla qualità il prezzo che oggi è difficilmente sostenibile e limita lo sviluppo del settore sia a monte sia a valle: dai coltivatori nei paesi di origine che non vedono riconosciuto il proprio lavoro, al barista, che si trova senza risorse per l’evoluzione della propria attività a favore della clientela. Dunque, è più che mai urgente restituire all’espresso la sua dignità di prodotto e valorizzare la figura del barista, aprendo il mercato anche a nuove opportunità di consumo come i caffè specialty.
Di qui l’importanza del dibattito avviato dalle due associazioni, che hanno scelto di unire le forze per sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema così importante. L’auspicio, ha osservato Morello, è quello di potere entrare in qualunque bar italiano, bere un caffè fatto bene pagandolo il giusto prezzo, per poi salire in una scala di qualità, pagando sempre di più quello che effettivamente corrisponde a una tazza migliore.
Per determinare il prezzo equo della tazzina al bar, occorre considerare diversi fattori: la selezione della materia prima, la scelta delle attrezzature, la qualità del servizio e non da ultimo l’investimento nella formazione, fondamentale per potere acquisire le competenze. Un discorso valido in entrambi i sensi, perché se esistono tazzine che non valgono nemmeno l’euro convenzionale che si vorrebbe imporre al prodotto, c’è anche una vasta offerta di miscele di alta qualità fino ad arrivare agli specialty coffee, per i quali quell’euro non è certamente sostenibile, così come non risulta sostenibile l’intera filiera.
Durante gli incontri online sul tema, più volte è stata sollecitata con particolare enfasi la sensibilizzazione alla qualità del consumatore finale. L’auspicio è che operatori e clienti crescano di pari passo dando il via a un dialogo, un confronto sul caffè che vada oltre gli stereotipi della tradizione per entrare finalmente in valutazioni oggettive e nella reale ricerca della qualità, come tale riconosciuta e pagata.