Tra le complicazioni che i gestori dei locali devono affrontare in questo periodo, la necessità di salvaguardare al massimo la salute dei propri dipendenti e dei clienti assume un’importanza primaria.
Abbiamo chiesto a Paolo Bergamo, consulente del lavoro contitolare dello Studio Themis di Jesolo (Ve), di riassumerci i termini del problema: «Il primo obiettivo è minimizzare il rischio di contagio – spiega l’esperto -; per questo il datore di lavoro deve informare preventivamente i dipendenti sulla situazione di rischio, sui comportamenti da adottare (indossare la mascherina, mantenere la distanza interpersonale di almeno 1 metro, osservare le regole di igiene delle mani) e sull’organizzazione del lavoro adottata in modo da rispettare le norme sul distanziamento e sul massimo affollamento consentito per ogni singolo ambiente (clicca qui per approfondire)».
Le linee guida sono contenute nel “Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” sottoscritto il 24 aprile dai ministeri interessati e dalle parti sociali (Scaricalo qui).
Febbre e sintomi influenzali a casa
Il parametro fondamentale da tenere sotto controllo è la febbre: «Se un dipendente ha una temperatura superiore a 37°5 o altri sintomi influenzali – spiega Bergamo – è tenuto a non recarsi al lavoro e a telefonare al proprio medico curante per concordare come procedere. È precluso l’accesso al lavoro anche ai dipendenti che negli ultimi 14 giorni hanno avuto contatti con soggetti positivi al Covid-19 o provenienti dalle zone che l’Oms ha definite a rischio».
In tutti questi casi, l’assenza del dipendente disposto in quarantena è equiparata alla malattia.
Febbre e sintomi influenzali sul lavoro
Sul posto di lavoro è opportuno rilevare la temperature dei dipendenti all’ingresso (attenzione: essendo un dato sensibile, va trattato nel rispetto della privacy).
«Se un lavoratore manifesta sintomi sul luogo di lavoro – spiega l’esperto – deve comunicarlo immediatamente al responsabile, che provvede al più presto a isolarlo e munirlo di mascherina. Quindi deve avvisare l’autorità sanitaria competente e collaborare per gestire la situazione delle persone che possono essere state a contatto con il dipendente che ha manifestato i sintomi».
Va chiuso il locale? «La decisione spetta all’autorità sanitaria, che può decidere se sottoporre tutti a tampone o eventualmente disporre la quarantena e la chiusura temporanea».
Rientro al lavoro una volta guariti
E se un dipendente è risultato positivo al tampone o ha avuto il Covid-19, può rientrare al lavoro? «Il suo rientro – conclude l’esperto – può avvenire solo dopo che ha trasmesso il certificato del medico competente da cui risulti l’avvenuta negativizzazione».