Angelina che diventa Angelineria, cocktail bar con cucina, piuttosto che cucina con cocktail bar. Tutto accade da Angelina a Testaccio, quartiere romano tornato recentemente alla ribalta grazie al film di Paola Cortellesi. Angelina, che già si attestava come ristorante con una buona clientela consolidata (compresa la Cortellesi e altri personaggi di cinema e televisione), da diversi anni aveva affiancato la proposta curata dal bar manager Gianluca Morini di miscelati in abbinamento, complice anche l’atmosfera della terrazza sul monte dei cocci a Testaccio. Un locale a cui si accede da una scala, ma poi succede che si libera il locale al piano di sotto, che fare?
L’idea è di ribaltare l’ordine delle priorità e Angelineria nasce come cocktail bar con cucina, il cibo che fa da spalla alla miscelazione e non viceversa. Inaugurazione lo scorso 15 dicembre, con un plus importante, perché il bar manager Gianluca Morini, bartender con un passato da attore e regista, che si definisce “performer”, più che barman, è ben introdotto nell’ambiente musicale romano e di fatto diventa anche direttore artistico di una proposta che aggiunge la musica al food&beverage, con l’intenzione dichiarata di muoversi su altri settori culturali.
Lo spazio da oltre 500 metri quadrati, suddiviso in quattro sale, si presta. Vera chicca è una delle quattro sale, che è stata predisposta per ospitare live music e dj set, con uno sfondo d’eccezione, una parete dei cocci di Testaccio. Digressione storico-culturale per chi non fosse di Roma e non avesse mai visto una di queste pareti: il Monte Testaccio è stata una discarica degli inerti ante litteram, dal momento che si trova vicino all’antico porto fluviale, ai tempi degli antichi romani qui arrivavano le merci stoccate in anfore e tutte le anfore rotte, i cui pezzi si chiamavano appunto “testi”, venivano ordinatamente disposte in quella che con il tempo è diventato il monte dei cocci di Testaccio ed è oggi un’attrazione turistica.
Il layout del locale è estremamente arioso: i circa 130 coperti sono ben distanziati e caratterizzati in parte da divani avvolgenti e imponenti, sormontati da lampadari in piume di struzzo in stile Belle Epoque. I muri grezzi a vista sono stati dipinti di un color rame che dà luminosità, azzerando l’effetto grotta che aveva il locale ospitato in precedenza negli stessi spazi. Le pareti con i cocci, nonché un tratto di strada romana visibile, con il classico acciottolato a reticolo, sono stati messi in evidenza e resi protagonisti con vetri e luci. Il doppio bancone che gira attorno all’area cucina è un’altra chicca, fatto realizzare da una ditta artigianale umbra, è stato disegnato da Morini secondo le esigenze pratiche del suo staff, con quattro postazioni attrezzate. Grande attenzione alla pulizia dell’area di lavoro: «Ho fortemente voluto che ci fosse il vano che consente di tagliare e gettare gli scarti organici senza piegarsi», dice Morini.
La drink list è ampia e variegata, con una grande attenzione ai classici e un focus sul Martini (Morini ha è stato un anno e mezzo dietro al bancone del The Gin Corner ai tempi di Patrick Pistolesi). «Non amo i pre-batch – spiega Morini – e ho uno staff tutto di giovanissimi, quattro ragazzi qui sotto e altrettanti su al ristorante, dai 22 ai 28 anni, e voglio che imparino dalle basi, scoprendo i gusti, gli abbinamenti, ma anche l’importanza del drink cost. Ad affiancarli siamo io e le due capobarman, Federica Canale e Stella De Luca. Io dico sempre che questa è come un’accademia, ma devo dire che questi ragazzi danno soddisfazioni. Hanno perfino organizzato da soli un pomeriggio di simulazioni di servizio».
A completare l’offerta, una proposta food di ottimo livello, gestita dalle cucine capitanate dallo chef Omar Di Santo. Con l’aperitivo arriva una selezione di amouse bouche dalla cucina, poi chi vuole può ordinare dal menù suddiviso in base alla fame, dai bites ai piatti più abbondanti come i burger, passando per la taperia e le selezioni di salumi e formaggi.