Il Nite Kong era lì. Dietro a un portone uguale all'altro, ma quando ci ha visti arrivare, ha tolto la maschera e si è lasciato ammirare. Fino a quel momento, come uno scaltro giocatore di poker, aveva tenuto coperte le carte e la sua identità. All’inizio di maggio, una soffiata, ci aveva rivelato che con il fratello maggiore, sua maestà Drink Kong, avrebbe condiviso solo il cognome. E nient’altro. In realtà, nei giorni di apertura a fine maggio, ci è bastato fare due passi oltre quella porta, per capire che entrambi sono fatti della stessa pasta. Ritroviamo gli stessi modi eleganti, le attenzioni, la piacevole sensazione che tutto sia sotto controllo. Le luci che illuminano l’altare degli spiriti, le station che brillano di luce riflessa e i divani color lilla elettrico dove ti aspetti che da un momento all’altro arrivi il Rat Pack e inizi a cantare. Drink Kong e Nite Kong. Di là Blade Runner, di qua Ocean's 11. Dì la Tokyo, di qua Las Vegas. Cambia la desinenza, ma la radice è comune.
Ci fa da anfitrione l’head bartender Mattia Capezzuoli, nel suo elegante completo azzurro carta da zucchero. Capezzuoli, ex prima punta de The Botanical Club e poi consacrato al Camparino in Galleria di Milano, ci apre le pagine di un menu al profumo di classici. Sono dieci in totale: Negroni, Clover Club, Canaletas Cocktail, Manhattan, Adonis, Affinity, Stinger, Picador, Prince of Wales, Knickerbocker. Due i mocktail: Bagliore e Flou. Gli altri sono inni ai nottambuli: Notte, Buio, Insonnia, Eclissi, Alba, Shade. Mezcal, whisky, Campari sono tra gli ingredienti più presenti all’interno delle formule. «Il menu ruota intorno ai classic cocktail e tra i signature ho scelto di inserire solo cose semplici e di effetto. Senza troppi homemade. I bicchieri giapponesi e le station fanno il resto». La fa semplice Capezzuoli, ma qui niente è stato costruito per caso. Anzi, siamo di fronte a un Sudoku dell’immaginario. Ci sono gli spirits, gli Champagne, i piatti di Francesco Coltella, già chef di Drink Kong, che ha condotto uno studio capace di sorpassare l’esperienza cocktail abbinato al piatto.
Nella sera in cui abbiamo visitato il Drink Kong, 29 maggio, c’era un caleidoscopico intreccio di belle situazioni. I drink di The Maestro Salvatore Calabrese e di tutto il team Donovan Bar; il debutto italiano del liquore Cadello 88, che si è presentato con la sua caratteristica bottiglia impreziosita da una mascherina veneziana, e da un susseguirsi di colpi di scena. Sul palco si esibisce Vicky Butterfly, vedette londinese del Burlesque, col suo esercito di piume e lustrini. Al fianco abbiamo Dean Martin e Frank Sinatra che, per l’occasione, indossano la maschera di un altro dynamic duo del mondo bar. Quelli di Peter Dorelli e di Salvatore Calabrese. L’aria è elettrizzata, complice anche la prima vorticosa giornata al Roma Bar Show.
«Nite Kong è un omaggio all’eleganza e alle cose belle delle della vita. Di notte la città riprende vita, si colora di sfumature di entusiasmo e vivacità, e, è proprio lì, in quel momento, che si inizia a sognare. Abbiamo voluto celebrare la notte, il momento della giornata che preferiamo, e vogliamo che ognuno dei nostri ospiti possa farlo qui al Nite Kong». Ne parla così Patrick Pistolesi, co-fondatore del night club insieme a Richard Ercolani, Claudia Gianvenuti, Massimo Palmieri, Ilaria Valeri, imprenditori e già founder di Drink Kong.
Il Nite Kong mantiene viva un’altra costante del suo fratello maggiore. Ed è l’attitudine a proiettarsi al futuro pur mantenendo saldo il suo legame con stili, simboli e icone del passato. Ambienti da night anni Settanta si mescolano a un moderno sistema di videoproiezioni su schermi neri fissati alle pareti. Proiettano scenografie, opere d'arte in movimento, con texture che, in maniera quasi impercettibile, cambiano con lo scorrere del tempo, rendendo l'ambiente sospeso e l'atmosfera onirica. Il tutto è un super concentrato di simbolismo, espressività, coinvolgimento sensoriale ed emozionale. In linea di continuità di pensiero creativo con Drink Kong, l’art direction grafica porta la firma di Studio LordZ
Come per il Drink Kong uno dei pezzi forti è l’antibagno. Ed è qui che tornano i neon. Rossi in questo caso. Una fortuna inaspettata per l’esercito del selfie. O, se vogliamo guardarla dalla prospettiva degli amanti di fantascienza, ed è il nostro caso, una porta virtuale che conduce a un’altra dimensione. Drink Kong, più e più volte sul podio dei Barawards di Bargiornale, è attualmente è al 16° posto de The World’s 50 Best Bars. Nite Kong punta a ottenere successi simili.