Scorri la lista delle posizioni dal 51 al 100 dei World's 50 best bars e trovi più di una buona notizia.
La prima: l'Italia è presente quattro volte. Seconda in Europa solo al Regno Unito, con cinque posizioni occupate nel ranking di altrettanto bar londinesi.
E qui viene la seconda buona notizia: i quattro bar in classifica vengono da quattro città. Non solo le classiche Roma e Milano, ma anche Firenze e Napoli. Scorri la lista e scopri che, in Europa, a parte l'Italia, ci sono solo locali nelle capitali: Parigi, Madrid, Atene, Stoccolma ecc.
I quattro premiati sono: Locale Firenze (51mo), The Court a Roma (64mo), L'Antiquario a Napoli (82mo) e Cera a Milano (85mo).
Ogni classifica, ogni premio, specie se ambito è destinato a creare discussioni, malumori, divisioni, commenti entusiastici (in genere da chi è stato incluso) e stroncature feroci (in genere da chi è stato escluso). Perché ognuno ha la sua classifica personale in mente, le sue idee, le sue idiosincrasie. E perché nessun premio è oggettivo, perfetto, a prova di errore.
E tutti quelli che ci tengono al proprio lavoro e fanno del loro meglio ogni giorno (e sono tanti, molti di più dei posti in classifica disponibili) spesso finiscono - a volte giustamente - del sentirsi meno considerati rispetto a colleghi "più in vista" e, dal proprio punto di vista, "meno meritevoli". La ricerca della visibilità paga, ma come ogni moneta presenta una seconda faccia: quella di chi non accetta il successo altrui, meritato o non meritato che sia.
Quattro locali, quattro motivi
Provando ad alzare lo sguardo, il fatto che l'Italia sia presente più che in passato probabilmente dimostra almeno quattro cose.
La prima: quest'anno è un anno di grazia per il nostro Paese (quanti campionati abbiamo vinto?). E successo chiama successo.
La seconda: forse ci stiamo togliendo di dosso un po' di provincialismo, di sindrome da Calimero. E abbiamo iniziato a giocare ad armi pari con i migliori bar del mondo. Creando e sfruttando le opportunità per acquisire visibilità internazionale.
La terza: il fatto che si sia viaggiato meno ha rimescolato le carte (oltre che le regole del voto: è caduto l'obbligo di dare almeno tre dei sette voti disponibili per ogni panelist al di fuori del proprio Paese).
La quarta: il numero di locali con un'ospitalità d'eccellenza in Italia cresce anno dopo anno (i nostri Barawards ne sono una dimostrazione).
Qual è il tuo obiettivo?
Più in generale, è sempre più evidente che "puntare a entrare nei World's 50 best", per un numero crescente di locali è un obiettivo da perseguire fin dal primo giorno di apertura, specie se si tratta di nuove aperture con magari importanti investimenti alle spalle. E che questi locali si muovono in modo diverso da chi punta "semplicemente" a diventare il miglior bar per il proprio cliente.
Qual è la differenza? Che puntano a entrare nella mappa mentale dei personaggi più influenti della bar industry internazionale, organizzando guest, facendo lobbying e pubbliche relazioni, comunicando in modo massiccio e promuovendo il proprio locale nei grandi bar show internazionali. In sintesi, lavorano molto sulla visibilità. Il risultato? Spesso ottengono risultati migliori - e molto più velocemente - di chi si concentra sulla propria clientela.
Perché i clienti votano tutti i giorni con i loro comportamenti - scegliendo dove andare a passare il proprio tempo e spendere i propri soldi - ma non votano per i World's 50 best bars.
Tenacia e determinazione
Ascoltando le voci dei premiati, appare evidente un fil rouge: l'impegno, la determinazione e il gioco di squadra contano. Oltre, naturalmente, alla legittima soddisfazione per il risultato raggiunto (sono quattro new entry).
«Siamo la città più piccola sulla mappa - afferma Matteo di Ienno, bar manager del Locale Firenze, new entry al 51mo posto - e questo dà la misura del nostro risultato. Da parte nostra, abbiamo lavorato a questo obiettivo fin dall'apertura. Organizzando nel nostro locale guest importanti italiane e straniere, come il 1930 e l'Alquímico. La Florence Cocktail Week ci ha dato un grande aiuto, portando in città un gran numero di panelist internazionali. E noi abbiamo lavorato per sfruttare al meglio questa opportunità».
«Abbiamo lavorato per creare comunità - spiega Matteo Zed, bar manager del The Court di Roma (64mo) - e non ci siamo mai fermati, nemmeno durante il lockdown. Così ci siamo inventati Roma 4 Roma, invitando da noi i bartender della capitale ogni giovedì. E abbiamo ospitato oltre 50 guest internazionali, invitando grandi bartender e creando un giro tale che, oggi, chi è di passaggio nella capitale ci chiama per proporsi».
«Lo ritengo un premio alla nostra coerenza - afferma Alex Frezza, titolare dell'Antiquario di Napoli (82mo) -, all'impegno che ci abbiamo messo tutti i giorni nei sei anni di attività da quando siamo aperti. La voce ci ha messo un po' a girare, anche perché le opportunità di venire a Napoli sono meno rispetto alle grandi capitali. Ma i risultati, in termini di business, hanno costantemente confermato - con una crescita ininterrotta - la bontà delle nostre scelte».
«È un risultato che mi lusinga - afferma Bruno Vanzan, Bar Creator di Cera Milano (85mo) -, merito di tutti i ragazzi che hanno lavorato perché potesse accadere. Una bellissima soddisfazione, ma il nostro focus resta la creazione di un ambiente, di un’atmosfera che permetta alle persone di stare bene e divertirsi. Dove la miscelazione di qualità è solo una delle componenti dell’insieme».
La classifica dal 51mo al 100mo
Ecco la classifica dal 51mo al 100mo, che raccoglie locali di 26 Paesi per un totale di 34 città. Le new entry sono 28, di cui 13 europee e quattro italiane.
Tra le curiosità, il primato degli Usa (7 locali in classifica, Italia terza dietro al Regno Unito), le due new entry indiane e il primo locale africano fuori dal Sudafrica a entrare nella top 100: l'Hero Bar di Nairobi, in Kenya.
- Locale Firenze – Firenze – Italia
- Bar Trigona – Kuala Lumpur Malaysia
- Alquímico – Cartagena - Colombia
- Double Chicken Please - New York - Usa
- Lyaness – Londra – Regno Unito
- Byrdi – Melbourne – Australia
- Swift – Londra – Regno Unito
- Bulgari Bar Dubai – Dubai – Emiarati Arabi Uniti
- Penicillin – Hong Kong – Cina
- Employees Only - New York - Usa
- Kumiko – Chicago – Usa
- Tropic City – Bangkok – Thailandia
- Sago House – Singapore
- The Court – Roma – Italia
- Tesouro by Firefly – Goa – India
- Thunderbolt – Los Angeles – Usa
- Red Frog – Lisbona – Portogallo
- Dead End Paradis – Beirut – Libano
- Danico – Parigi – Francia
- Hero Bar – Nairobi – Kenya
- 28 Hong Kong Street – Singapore
- Argo – Hong Kong – Cina
- Satan's Whiskers – Londra – Regno Unito
- Barro Negro Cause Effect Cocktail – Atene - Grecia
- Kitchen – Cape Town – Sudafrica
- The Bellwood – Tokyo - Giappone
- A Bar with Shapes for a Name – Londra – Regno Unito
- A Bar Called Gemma – Stoccolma – Svezia
- Himkok – Oslo – Norvegia
- Side Hustle – Londra – Regno Unito
- Barbary Coast – Singapore
- L’Antiquario – Napoli – Italia
- Buck&Breck – Berlino – Germania
- 1862 Dry Bar – Madrid – Spagna
- Cera & Bruno Vanzan – Milano – Italia
- 86. Art of Duplicity – Cape Town – Sudafrica
- Tan Tan Noodle Bar – San Paolo – Brasile
- Carnaval – Lima – Peru
- Sweet Liberty – Miami – Usa
- Bkk Social Club – Bangkok – Thailandia
- Aha Saloon – Taipei – Taiwan
- The Cambridge Public House – Parigi – Francia
- Flying Dutchmen Cocktails – Amsterdam – Olanda
- Hope&Sesame – Guangzhou – Cina
- Hoots’ – New Delhi – India
- Frequence – Parigi – Francia
- Tales&Spirits – Amsterdam – Olanda
- Savas Bar – Madrid – Spagna
- Death&co – Los Angeles – Usa
- Leyenda – New York - Usa