Con luci a Led, videoproiezioni e altre piccole “diavolerie” si possono trasformare i locali in luoghi capaci di emozionare e di stupire i clienti. E l’anima camaleontica aiuta il business
Si dice tecnologia e vengono in mente ambienti freddi, un po' futuristici ma poco accoglienti, belli ma distanti. Tutto il contrario dell'uso che gli attribuisce Giuseppe Dondoni, prolifico progettista di locali, cresciuto nel mondo della notte e oggi impegnato a realizzare ogni tipo di locale, dal bar commerciale alla maxidiscoteca.
Tutti accomunati da un alto contenuto tecnologico. Mai però fine a se stesso. «Spesso, nei locali, la tecnologia diventa una presenza impositiva, che quasi intimidisce - spiega Dondoni -. Per me ha una funzione opposta: è l'elemento che mi aiuta a inserire l'aspetto del gioco, del racconto, del sogno. Che amplifica le emozioni e rende mutevole lo spazio». Sono effetti che si ottengono con una pluralità di strumenti: dall'uso dei Led per creare delle scenografie anche in spazi ridotti, alle videoproiezioni, all'utilizzo di materiali cangianti come i vetri reagenti, che cambiano colore con il tatto, la temperatura, la luce.
«Non credo tanto all'interattività - dice Dondoni -, quanto alla capacità di stupire che regala la tecnologia. Nei miei locali cerco di inserire piccole situazioni che prendano di sorpresa il cliente e gli strappino un sorriso». Gli artifici tecnologici finiscono spesso per essere un po' nascosti «perché se il cliente non coglie tutto subito è solo un bene: meglio se scopre le cose un po' alla volta».
Oltre che a stupire, la tecologia per Dondoni ha un'altro aspetto fondamentale: quello di rendere i luoghi mutevoli, gli ambienti in continua trasformazione in funzione delle esigenze.
«Un'esigenza fondamentale soprattutto per i locali di grandi dimensioni, che finiscono con il diventare dei grandi contenitori. Luoghi che cambiano permettono di offrire palinsesti differenti o anche di dar vita in contemporanea a eventi diversi. Ma la trasformazione del'ambiente aiuta anche i piccoli spazi ad accompagnare il cambiamento dell'offerta nelle varie ore del giorno».
Se la tecnologia è il filo conduttore dell'architettura di Dondoni, non a caso definita “scenotecnica”, quello che cambia sono le realizzazioni: «Cerco in ogni locale che faccio di esaltarne la sua unicità». Questo non vuol dire che non ci siano dei punti fermi. Oltre alla tecnologia, per Dondoni è irrinunciabile instaurare un rapporto di fiducia tra cliente e progettista. Oltre che disporre di risorse economiche adeguate al progetto. Cosa significa? «Per un bar normale - afferma Dondoni - un budget di riferimento può essere dai mille ai 1.500 euro al metro quadro. Per un locale di pubblico spettacolo i costi salgono, perché incidono molto gli impianti: un ordine di grandezza medio è di 1.500-2.000 euro al metro quadrato».