Il Decreto Sostegni (leggi qui tutte le misure di interesse per i pubblici esercizi), come già aveva fatto il Decreto Ristori - ma in misura quantitativamente superiore, ha pensato anche ai tantissimi lavoratori stagionali, a tempo determinato, a chiamata, in somministrazione e occasionali del settore turismo (tra cui i pubblici esercizi) rimasti senza lavoro o che hanno visto ridursi drasticamente le opportunità di impiego dall'inizio della pandemia.
A ognuno di loro spetta - come stabilito dall'articolo 10 del Decreto Sostegni (D.L. 22 marzo 2021, n. 41) - un bonus di 2.400 euro, che va richiesto entro il 30 aprile 2021.
Vediamo, con l'aiuto di Paolo Bergamo, contitolare dello Studio Themis di Jesolo (Ve), e della sua collaboratrice Giulia Moretti, a chi spetta il bonus e come fare per ottenerlo.
«Il decreto - spiega Bergamo - ha elencato una serie di categorie di lavoratori che possono beneficiare del contributo. Per ottenerlo, devono essere rispettate una serie di condizioni, diverse da tipologia a tipologia».
Vediamo allora nel dettaglio quali sono le categorie che possono avere il bonus e quali condizioni devono esserci per beneficiarne.
Lavoratori stagionali e lavoratori in somministrazione
«La prima cosa da sapere - spiega Bergamo - è che per la legge le attività stagionali sono quelle che hanno un periodo di chiusura annuo, anche non continuativo, superiore ai 70 giorni».
«Per avere diritto ai 2.400 euro - spiega Giulia Moretti - devono verificarsi tre condizioni:
a. al momento della domanda, il richiedente dovrà dichiarare di aver cessato involontariamente almeno un rapporto di lavoro (quindi: chi ha dato le dimissioni è escluso) tra l'1 gennaio 2019 e il 23 marzo 2021;
b. deve aver svolto almeno 30 giorni di lavoro nel periodo indicato sopra;
c. alla data del 24 marzo 2021 non deve percepire pensioni, Naspi (cioè il sussidio di disoccupazione), né avere in essere un contratto di lavoro dipendente (non si considera tale il lavoro a chiamata).
Lavoratori a tempo determinato
«Qui le condizioni da rispettare sono quattro - spiega Moretti -. Le prime due sono quelle indicate sopra, la terza cambia leggermente, la quarta è in più» Quindi occorre:
a. al momento della domanda, il richiedente dovrà dichiarare di aver cessato involontariamente almeno un rapporto di lavoro (quindi: chi ha dato le dimissioni è escluso) tra l'1 gennaio 2019 e il 23 marzo 2021;
b. deve aver svolto almeno 30 giorni di lavoro nel periodo indicato;
c. alla data del 24 marzo 2021 non deve percepire pensioni, né avere in essere un contratto di lavoro dipendente (non si considera tale il lavoro a chiamata). La norma in questo caso non fa esplicito riferimento al Naspi (sussidio di disoccupazione): quindi i percettori di Naspi hanno diritto al contributo;
d. inoltre, nel corso del 2018 deve essere stati titolari di almeno un contratto a tempo determinato, con un minimo di 30 giorni lavorati nell'anno.
Lavoratori a chiamata o intermittenti
«Per loro - spiega Moretti - valgono le stesse tre regole dei lavoratori a tempo indeterminato». Quindi:
a. al momento della domanda, il richiedente dovrà dichiarare di aver cessato involontariamente almeno un rapporto di lavoro (quindi: chi ha dato le dimissioni è escluso) tra l'1 gennaio 2019 e il 23 marzo 2021;
b. deve aver svolto almeno 30 giorni di lavoro nel periodo indicato;
c. alla data del 24 marzo 2021 non deve percepire pensioni, né avere in essere un contratto di lavoro dipendente (non si considera tale il lavoro a chiamata). La norma anche in questo caso non fa esplicito riferimento al Naspi (sussidio di disoccupazione): quindi i percettori di Naspi hanno diritto al contributo.
Lavoratori occasionali
«Sono i lavoratori autonomi senza partita Iva - spiega Bergamo -. Anche per loro devono verificarsi tre condizioni, diverse rispetto a quelle delle situazioni precedenti». Eccole:
a. al momento della domanda, il richiedente dovrà dichiarare di aver avuto tra l'1 gennaio 2019 e il 23 marzo 2021 contratti di lavoro occasionale per un ammontare totale di redditi percepiti superiore ai 5mila euro;
b. deve essere iscritti alla gestione separata e avere accreditato almeno un contributo mensile nel periodo indicato;
c. alla data del 24 marzo 2021 non deve percepire pensioni, né avere in essere un contratto di lavoro dipendente (non si considera tale il lavoro a chiamata). La norma anche in questo caso non fa esplicito riferimento al Naspi (sussidio di disoccupazione): quindi i percettori di Naspi hanno diritto al contributo.
Lavoratori dello spettacolo
L'ultima categoria che prendiamo in considerazione è quella dei lavoratori dello spettacolo, mondo spesso vicino a quello dei pubblici esercizi (pensiamo per esempio ai dj). Per avere diritto ai 2.400 euro, si devono rispettare tre condizioni:
a. deve essere iscritto al Fondo pensioni dei lavoratori dello spettacolo (devono quindi essere dei lavoratori subordinati appartenenti a tale settore);
b. deve aver versato almeno 30 contributi giornalieri tra l'1 gennaio 2019 e il 23 marzo 2021 con un reddito, riferito all'anno 2019, non superiore ai 75mila euro; oppure deve aver versato almeno 7 contributi giornalieri con un reddito, riferito all'anno 2019, non superiore a 35mila euro;
d. alla data del 24 marzo 2021 non deve percepire pensioni, né avere in essere un contratto di lavoro dipendente (non si considera tale il lavoro a chiamata).
Come richiedere il contributo
Dopo aver visto chi ha diritto al contributo di 2.400 euro, chiediamo all'esperto come fare per chiederlo: «Chi ha già beneficiato dei 1.000 euro stanziati dal Decreto Ristori - spiega Bergamo - riceverà in automatico il bonifico sul conto corrente indicato a suo tempo. Gli altri dovranno fare domanda all'Inps entro il 30 aprile. Le modalità di presentazione della domanda sono in fase di definizione».